Province, legge a rischio fra emendamenti, rinvii ed imboscate:
Scade oggi alle 18 il termine stabilito dal Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 278, ovvero lo stralcio al ddl sull’abolizione delle Province andato in aula dopo il rinvio in commissione del ddl 241 che materialmente le abrogherebbe.
Il ddl in discussione prevede il rinvio delle elezioni nelle Province in scadenza ed il Commissariamento delle stesse in attesa della riforma, appunto il 241, che non si potrà approvare in tempo.
In realtà c’è il rischio che neanche questo ddl arrivi ad essere approvato in tempo utile per evitare nuove elezioni. L’iter travagliato di questa norma, concepita in fretta e furia per rispondere a pressioni mediatiche è stato molto articolato ed altalenante, fin qui. Dopo una prima stesura, visti i tempi assolutamente insufficienti, la maggioranza ha concepito lo stralcio per darsi tempo per far la riforma. Lo stralcio, però, si è imbattuto in ostacoli emendativi da parte dell’opposizione e, soprattutto, in obiezioni preventive fatte trapelare dal Commissario dello Stato. Un incontro fra lo stesso Prefetto Carmelo Aronica ed il Presidente della Commissione Affari Istituzionali, Marco Forzese, aveva dato vita ad una riscrittura che metteva la norma al sicuro da eventuali impugnative. Anche il Presidente Rosario Crocetta era andato a trovare il Prefetto Aronica per toccare con mano le difficoltà e capire le modifiche.
Ma i 194 emendamenti presentati in Commissione avevano fatto si che Forzese chiedesse tempo. Un tempo che non c’è, così, mercoledì, il Presidente Giovanni Ardizzone, forzando il regolamento, decideva di portare in aula non la riscrittura ma il ddl originale e senza che vi fosse il via libera della Commissione.
Così oggi scadono i termini per gli emendamenti e lunedì la Commissione dovrà visionarli per poi dare parere direttamente in aula a partire da martedì. “Daremo il parere di merito su tutti gli emendanti che verranno presentati al ddl province – rassicura il Presidente Forzese, preoccupato da non far passare l’idea di essere stato scavalcato insieme a tutta la Commissione, come in realtà è accaduto -. Riunirò la commissione Affari istituzionali lunedì pomeriggio alle 16 – comunica – per vagliare ogni singolo emendamento prima del voto in Aula. E’ evidente che il testo proposto dal governo necessiti di miglioramenti, non a caso nel mio incontro con il Commissario dello Stato avevo affrontato il tema della costituzionalità della legge che abolisce le province”.
Ma la situazione appare più complessa di come la si voglia far credere. La Commissione, che conta 9 voti d’opposizione e solo 6 di maggioranza, non sembra intenzionata a digerire lo “scavalcamento”. C’è poi da considerare gli emendamenti. Se erano 194 in Commissione alla seconda scrittura e già erano stati 70 in prima scrittura poi dichiarati decaduti è facile immaginare che entro sera si arriverà a circa 300. La scrematura che faranno gli uffici prima della trasmissione, lunedì mattina, darà certamente vita a polemiche e battaglie, e poi sarà guerra di interventi su ogni emendamento nel tentativo di far passare tutta la settimana e far scadere i termini.
“Temo che il gioco dell’oca che ha riportato il vecchio testo alla partenza dell’Aula – ammette Forzese – possa trovare sul percorso del ddl addirittura migliaia di emendamenti contro i 194 su cui si poteva ragionare serenamente, soprattutto perché intervenivano su un testo che rinviava il turno elettorale e prevedeva la disciplina dei nuovi consorzi di comuni dopo un periodo di commissariamento. Ora pero’ temo imboscate“.
Un timore concreto quello del Presidente della Commissione Affari Istituzionali, senza considerare il secondo rischio. Se anche la norma dovesse passare in tempo ma senza gli aggiustamenti suggeriti dal Commissario dello Stato, una impugnativa diventa quantomeno probabile. Il testo che era stato riscritto per la Commissione, infatti, era un testo a più mani, nato dagli uffici dell’Ars insieme alla Segreteria generale del Commissario dello Stato. Se quelle indicazioni non ci saranno nella legge dell’Ars tutto potrebbe risolversi in un nulla di fatto.
Anche per questo suona irrituale una dichiarazione proprio del Prefetto Carmelo Aronica rilasciata a qualche ora dallo scadere dei termini per gli emendamenti. Una dichiarazione sulla rinnovata collaborazione fra Regione e Commissario. Una collaborazione che inverte la tendenza rispetto al governo Lombardo, periodo fatto di scontri al calor bianco. “La maggior parte dei problemi che abbiamo avuto nel corso di questi anni – dice Aronica – hanno riguardato la questione della spesa in Sicilia. Oggi sappiamo che abbiamo un buco di due miliardi nelle casse regionali, e i conti ora tornano” .
Parole, quelle del prefetto, che risultano essere di grande equilibrio e di apertura da un lato, ma anche di sommesso avvertimento dall’altro. “La leale collaborazione con il governo regionale – precisa – per noi è un dovere istituzionale. Il mio comportamento da quando sono qua non è cambiato;. E’ chiaro che per dialogare bisogna essere in due. Mi auguro che questo rapporto di collaborazione possa continuare pur nel rispetto delle reciproche posizioni”.
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