Vi sarete ormai tutti abituati a sentire parlare di brevetti, di quando in quando, anche sulle pagine di un sito di tecnologia come il nostro. A volte si tratta di svelare qualche futura funzionalità di smartphone e tablet e Co., altre volte abbiamo invece a che fare con cause giudiziarie che hanno in Apple e Samsung i principali protagonisti, ma che nel corso del tempo non hanno certo disdegnato (e non disdegnano tutt’oggi) la partecipazione di ogni altra azienda di spicco (e non) coinvolta nel panorama Android (e non). Per questo siamo particolarmente incuriositi dal così detto “Open Patent Non-Assertion Pledge“ di Google, anche se per la verità non siamo del tutto sicuri dove voglia andare a parare.
Per farla breve, BigG promette di concedere liberamente l’uso di certo portfolio di brevetti (al momento solo 10, quindi non certo molto significativo) a chiunque voglia farne uso per realizzare progetti free o open-source, promettendo che non saranno mai chiamati in giudizio per questo, a patto che non siano loro per primi ad attaccare Google. In pratica una certa azienda potrebbe utilizzare questi brevetti col beneplacito di BigG, che però si riserva di interrompere tale permesso se la compagnia coinvolta dovesse citare Google per qualsiasi ragione, anche indipendente dall’uso di questi brevetti.
È una proposta sottile ma anche insidiosa: generosa da una parte (soprattutto con la crescita dei brevetti coinvolti, che al momento sono davvero troppo pochi per essere presi in seria considerazione) ma potenzialmente infida dall’altra, perché se un giorno dovesse essere Google a copiare qualcosa, l’azienda coinvolta non potrebbe farci nulla se non rischiando di perdere il lavoro fatto in precedenza.
Certo non è detto che le cose vadano viste per forza in chiave così diffidente: ora come ora si tratta di un portfolio brevetti diretto non certo a grandi copetitor, ma solo a piccole (per non dire piccolissime) realtà, che non avrebbero altro che da guadagnare dalla cosa e che difficilmente rappresenterebbero una minaccia per Google o comunque dei potenziali avversari con i quali “litigare”.
Per capire insomma come si evolverà questa vicenda non ci resta altro che aspettare: potrebbe essere solo una bolla di sapone se i brevetti rimanessero pochi e limitati, potrebbe essere una panacea per piccole aziende in cerca di sviluppo, o potrebbe essere il prossimo livello delle patent war. Voi cosa ne pensate?
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