Una chiara operazione politica:
di Paolo Becchi
Scissioni, divisioni interne al M5S? Bisogna stare sui fatti, ordinarli, seguirli con attenzione. Per la stampa italiana non ci sono mai fatti, ma soltanto “casi”, scoop, scandali, chiacchiere. Perfino «profezie», come quella di Giovanni Favia («Il problema è su, ai vertici. E quindi, o Grillo e Casaleggio si levano dai coglioni oppure il movimento a loro gli esploderà in mano»).
C’è, in realtà, un’operazione politica chiara in corso, che deve essere compresa e analizzata. La formazione del Governo Letta è stata resa possibile non tanto da una crisi interna al Pd, quanto dal conflitto tra Bersani e Napolitano. È da quest’ultimo che Bersani è stato sfiduciato (non dal Parlamento, di fronte al quale non si è neppure potuto presentare). Ed è Napolitano il vero artefice dell’alleanza Pd – Pdl, il vero artefice della «pacificazione nazionale». Una pace terrificante. È Napolitano il vero sovrano, colui che ha deciso sullo stato di eccezione, imponendo un ordine preciso: Pd – Pdl da una parte, M5S dall’altra. È Napolitano che ha imposto la linea delle larghe intese e la trasformazione del sistema democratico parlamentare in una Terza Repubblica del Presidente.
Tutto è avvenuto in continuità con l’esperienza di Monti, perché è da essa che data la costruzione di una nuova Repubblica presidenziale, che è passata per la farsa della rielezione del Capo dello Stato. Il vero oppositore a questo progetto è stato Bersani. Il quale, nonostante lo “scacco” subìto, non ha mai rinunziato al suo obiettivo politico. Bersani non ha mai rinunziato all’idea di governare da solo, eliminando una volta per tutte Berlusconi dalla scena politica. Ciò che sta accadendo in questi giorni – dietro la cortina di fumo dello “scandalo” del caso Gambaro – è una manovra interna al Pd, per far cadere il Governo Letta, la “grande alleanza”, mediante un passaggio di senatori del M5S nelle fila dei bersaniani.
Strategia ottusa, cieca. Berlusconi non lo si sconfigge con manovre di palazzo. Bersani dovrebbe imparare la lezione impartita dalla Banca Centrale Europea: Berlusconi “salta” a colpi di spread, salta attaccando le sue imprese, strozzando la sua rete di interessi economici e finanziari. E non è affatto da escludere che sia proprio Berlusconi a tentare di far saltare il banco dopo aver perso la partita del legittimo impedimento. Berlusconi e Bersani dimenticano però che non siamo più nella Seconda Repubblica, ma nella Terza. Non in un Governo del premier, ma del Presidente. Dimenticano, cioè, che non è Letta, ma Napolitano a condurre i giochi. E le condizioni di Napolitano sono note: se cade Letta, non ci sarà nessun nuovo incarico, ma le dimissioni del Capo dello Stato, ed una crisi che Bersani non sarebbe in grado di gestire. Gargamella non può competere con il Grande Vecchio, il vero ed unico erede della strategia del compromesso storico.
Bersani dovrebbe inventarsi qualcosa di meglio dei goffi tentativi di cui si sente parlare in questi giorni, popolati da personaggi come Sonia Alfano – prima vicina al M5S e, poi, passata a più miti consigli, europarlamentare dell’Italia dei Valori –, Ingroia (il cui “balletto” con il CSM è ormai giunto al ridicolo), Pippo Civati. Tutte queste manovre indeboliranno il M5S? No, in alcun modo: se ci sono dei nemici interni, il MoVimento sarà più forte senza di loro. E’ poi possibile che a causa di qualche “liberato” che preferisce la “bistecca” si metta a repentaglio un progetto, per la verità l’unico progetto, che aveva dato una nuova speranza al nostro Paese? No!
Dallo scouting di Bersani siamo ormai passati allo stillicidio continuo, goccia a goccia. Matrix ci sta succhiando il sangue dall’interno. A bordo della nave della rivoluzione sono saliti in troppi e alcuni evidentemente poco o nulla con quella rivoluzione avevano a che fare. Dobbiamo prenderne atto. È meglio restare ora con una pattuglia un po’ ridotta, ma formata da abili e coraggiosi combattenti che credono fermamente in quello per cui combattono. Il MoVimento li sosterrà sempre.
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