Il sistema Giacchetto svelato nei dettagli Al vaglio altri documenti sequestrati ieri:
Una mole enorme di fatture prese in esame per un valore complessivo di oltre 40 milioni di euro in meno di due anni. Fatture emesse da sei società, cinque della quali risultano fra gli indagati. E’ il materiale che la Polizia Tributaria della Guardai di Finanza ha dovuto prendere in esame per scoprire il “sistema Giacchetto”, il complesso meccanismo di scatole cinesi attraverso il quale venivano costituiti i fondi neri, facendoli gravare sul bilancio dell’ente di formazione Ciapi, necessari, poi, per pagare mazzette, viaggi, regali, escort e vari benefit a politici e burocrati che garantivano al ras della comunicazione regionale di vincere le grandi gare d’appalto.
Per ricostruire tutto questo materiale e richiedere al Gip le ordinanze di custodia cautelare emesse ieri è stato necessario un lavoro certosino ricostruito in 676 pagine di ordinanza. La Finanza ha intercettato le telefonate fra Giacchetto ed i suoi referenti, fra la sua segretaria Stefania Scaduto ed i funzionari disponibili, fra la moglie Concetta Argento ed i politici avvicinati.
Ma a garantire chiarezza sono state soprattutto le mail intercettate. Un lavoro informatico importante che ha permesso di ricostruire il sistema. In pratica Giacchetto usava il Ciapi come una sorta di bancomat. L’esempio è quello delle tessere Vip per lo stadio richieste alla Palermo Calcio ed ottenute attraverso Rinaldo Sagramola allora amministratore delegato del Palermo calcio oggi indagato a piede libero. Per risarcire di quelle tessere regalate agli “amici” Giacchetto metteva in pagamento al Ciapi le fatture per pubblicità inesistenti.
Una operazione fatta anche con le campagne elettorali di alcuni amici politici. Manifesti e volantini i cui conti della tipografia arrivavano al Ciapi. Stessa storia per assunzioni a contratto. Circa 200 le persone nel libro paga del Ciapi che non avrebbero mai lavorato. Ma il giro era ancora più ampio. Beni e servizi venivano sovrastimati e pagati molto più del proprio valore per coprire altre spese.
Quando non bastava la truffa si operava con false compravendite immobiliari. Un acquirente compiacente firmava un preliminare di acquisto, pagava una caparra poi rinunciava all’acquisto perdendo la caparra. In questo modo il denaro transitava apparentemente in modo legittimo senza che vi fosse un passaggio di beni in contraccambio
In questo modo Giacchetto, secondo l’accusa, pagava con denaro pubblico e fondi comunitari il prezzo dell’amicizia di funzionari e politici. Agli stessi chiedeva, poi, in cambio di garantirgli di vincere le grandi gare d’appalto. Sarebbe avvenuto almeno in 4 circostanze. I mondiali di scherma, gli open femminili di golf, gli eventi ciclistici del 2010 e il Taormina fashion del 2011. Ma per gli inquirenti il sistema andava avanti da molto prima. L’inizio è da far risalire alla Carovana per l’orientamento Job Village e risale al 2008. Nonostante l’inchiesta in corso episodi di corruzione e di finanziamento illecito sarebbero stati registrati fino ai primi mesi del 2013, l’anno in corso. Alcuni degli indagati, nonostante sapessero di essere nel mirino degli investigatori, non avrebbero dismesso la propria attività pur evitando di partecipare ad ulteriori gare forse anche per il blocco di tutte le attività.
Politici e funzionari coinvolti, adesso, verranno tutti ascoltati in procura. Ieri è toccato ai primi. Francesco Cascio è arrivato in procura nel primo pomeriggio ed è quello che si è trattenuto di più, mentre altri 3 si sono avvalsi della facoltà do non rispondere.
Uscendo Cascio si è detto sereno “Sono convinto di aver chiarito tutto e, anzi, di aver dato un contributo alle indagini. Non rinnego la mia antica amicizia con fausto Giacchetto ma non c’entra nulla con le contestazioni”. Cascio, in realtà, sembrava sollevato soprattutto dal fatto che la contestazione nei suoi confronti sia soltanto di finanziamento illecito di una campagna elettorale. una accusa che ritiene chiarita ma “nessuna escort”.
Ma per il prosieguo dell’inchiesta gli inquirenti contano su 5 scatoloni di materiale da vagliare fra cui ci sono libri contabili, pacchi di ulteriori fatture, appunti e documentazioni varie, che sono stati sequestrati nel corso delle 50 perquisizioni effettuate all’alba di ieri. Riscontri si cercano anche negli uffici pubblici. Materiale è stato acquisito negli uffici della Regione e dell’assemblea Regionale siciliana. L’inchiesta promette un terzo filone e sono in tanti a tremare nel mondo della comunicazione siciliana.
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