14 aprile 2013

E' la sovranità popolare, bellezza

E' la sovranità popolare, bellezza:
Claudio Messora In Onda Luca Telese Nicola Porro Dario Vergassola LA7


 Qualcuno fa notare che tra i nomi finiti in nomination per il referendum di domani sul nuovo Presidente della Repubblica vi sono anche alcuni europeisti (o euristi) convinti. Su tutti, Romano Prodi, che dell'ingresso dell'Italia nell'euro è stato artefice (nonostante perfino i tedeschi sapessero che non avevamo le carte in regola per entrare). Ma anche Emma Bonino, grande amica di Mario Monti, con il quale ha condiviso lunghi anni alla Commissione Europea (e anche qualche guaio giudiziario).



 Non voglio ripetere qui le considerazioni che hanno spinto questo blog a dare voce, sin dal giorno successivo al "Golpe morbido", alle critiche e alle perplessità sulla natura del nuovo corso intrapreso dalle istituzioni, eterodirette da un giano bifronte dove la parte economico-finanziaria era diventata prevalente rispetto alla volontà popolare. Non era semplice, quando tutti inneggiavano al "fate presto" o restavano annichiliti di fronte all'ineluttabilità degli eventi (che avevano portato un burocrate, sconosciuto ai più, ad essere investito del titolo di senatore a vita e, nel giro di 48 ore, di presidente del consiglio, in concomitanza con la Grecia), andare in televisione a prenderti del complottista solo perché chiedevi se fosse giusto che la finanza si fosse mangiata la politica, con tutti i dubbi che ti attraversavano, non avendo ancora ben metabolizzato qualcosa che tuttavia sentivi di non poter accettare (prendendoti per di più gli sberleffi da chi - si sarebbe visto in seguito - stava millantando addirittura i suoi pomposi titoli di studio). Non era semplice, ma la semplicità o la convenienza non sono stati mai criteri che hanno guidato le mie azioni. Nel tempo avrei trovato illustri compagni di strada, che avrei aiutato ad esprimere con argomentazioni più tecniche (Borghi, Bagnai, Napoleoni, Undiemi e tanti altri) o più filosofiche (Becchi ed altri) quella inquietudine diffusa che non aveva diritto di rappresentanza nel Paese.





 Ora, in virtù di quelle stesse considerazioni, ormai acquisite e ben metabolizzate da molti, c'è chi lamenta la presenza di alcuni nomi "impresentabili" nella lista uscita fuori dalle "Quirinarie". Legittimo e comprensibile. Tuttavia è necessario conservare appieno la capacità di dividere metodi e processi (che sono il vero sale della convivenza civile, innegabilmente alla base di quel pensiero scientifico che ci ha portato fuori dai secoli bui) dai risultati che producono. Se sono convinto che una piuma precipiti al suolo a una velocità differente rispetto a un'incudine di ferro, ma i test di laboratorio in assenza di atmosfera mostrano inequivocabilmente che l'accelerazione di gravità li trascina in basso nello stesso identico tempo, non posso prendermela con gli orologi di precisione usati per effettuare le misurazioni, né tantomeno con il metodo sperimentale che ha prodotto tale evidenza.

 Cosa c'entra questo con il Movimento Cinque Stelle? Ecco cosa scrivevo il 21 aprile 2012 - un anno fa - in un post intitolato "Se osservi il Movimento Cinque Stelle, lo cambi":

" Per come la vedo io, il Movimento Cinque Stelle è un metodo, non un prodotto. Siamo abituati a venditori di pentole che si presentano con una serie di casseruole fatte e finite e cercano di spillarti soldi. Subito dopo averle comprate, ti rendi conto che ti hanno fregato. Il rappresentante del Movimento Cinque Stelle ideale, invece, suona alla porta con un tablet in mano, ti mostra come collegarti a tutti quelli che, come te, hanno bisogno di una pentola, poi a tutti i costruttori di pentole, poi ai fornitori di materiali e poi ti insegna a cercare tutti insieme la soluzione giusta. Quando avete finito, vi arriva la pentola a casa, ma l’avrete costruita da soli, come piace a voi. "
 E ancora:

" Un eletto del Movimento Cinque Stelle siede su una poltrona ma non conta niente e non decide niente: si limita a chiedere al Movimento qual è la sua posizione e attende. Il Movimento usa la rete, consulta le intelligenze al suo interno e formula la sua proposta. L’eletto esegue. "
 Ecco. Il referendum online è uno dei metodi: i nomi sono il risultato. Il Movimento Cinque Stelle ha chiesto alla sua base, utilizzando un processo che implica l'accettazione di alcune regole (può votare chi ha certificato la sua identità al 31 dicembre 2012 e così via), quali fossero i candidati da mandare in "nomination" e che sarebbero stati successivamente votati. La base, certificata, ha prodotto una serie di proposte. Il "metodo" ha selezionato, tra gli altri, Romano Prodi ed Emma Bonino, ma anche la Gabanelli, Gino Strada, Rodotà, Zagrebelsky, il giudice Caselli, il premio nobel Dario Fo, Grillo e il magistrato Imposimato (che è quello, per inciso, che ritiene che dietro alle strategia della tensione ci sia il Gruppo Bilderberg, lo stesso frequentato da Monti, dalla Bonino e da Prodi).



 Gli eletti del Movimento Cinque Stelle sono sempre stati "portavoce" dei cittadini, in una nuova dimensione concettuale che capovolge la poltrona e vi fa sedere sopra gli elettori, con gli eletti sotto a reggerla sulle spalle e seguire la rotta impartita. Questo è il "metodo". Ora, il metodo ha prodotto questo o quel nome, non a tutti gradito, ma potrebbe l'eletto contestarlo o rifiutarsi di votarlo? La Costituzione glielo consente, certo, ma il contratto politico che ha assunto con la base no. Chi pensava di andare in Parlamento a ribaltare un'altra volta la poltrona, per mettercisi comodo sopra a dissertare sui massimi sistemi, ha probabilmente sbagliato parte politica, o non ha capito niente. E niente ha capito chi ha sostenuto il Movimento fino ad oggi nella legittima speranza che le sue convinzioni prevalessero, ma con la segreta pretesa che, una volta eletti, i candidati avrebbero poi sostenuto autonomamente questa o quella posizione ideologica, fregandosene del metodo e scilipotando in base all'aria che tira o alla propria "coscienza" (giustificazione che vien sempre bene). L'unico, vero tradimento che un parlamentare a Cinque Stelle può fare è tradire il mandato continuo e costante che la sua base gli conferisce, peraltro reso ancora imperfetto dall'assenza della tanto sospirata piattaforma di democrazia liquida (so che c'è una squadra di ragazzi che ci lavora giorno e notte, senza sosta). E chi parla di "tradimento", così come chi sorride credendo di avere dimostrato che il Movimento avrebbe dato prova di una presunta incoerenza o malafede, è indietro cento anni luce rispetto all'unica dimensione ideologica che davvero sottende questo grande esperimento di trasformazione democratica: restituire la parola ai cittadini e lasciarli liberi di scegliere, ispirandosi ai principi della democrazia diretta, del loro proprio destino. Qualunque sia la loro scelta.



 Altrimenti, sarebbe come se in uno Stato che prevede la possibilità di svolgere libere elezioni, i funzionari ministeriali decidessero di mettersi a contestare i risultati degli equilibri politici, definendoli prima sgraditi e poi dichiarando di non rispettarne le conseguenze. Sarebbe possibile una cosa del genere, senza uscire contemporaneamente dalla storia e trasformarsi in una tirannide, in una dittatura o in un sistema completamente caotico?



 Detto questo, io personalmente mi auguro che il referendum finale di domani indichi nominativi diversi da quelli contestati. Ma se così non dovesse essere, non parlerò di "tradimento", ma di successo di un metodo che finalmente restituisce la parola ai cittadini (e che dimostra che il Movimento Cinque Stelle ha tanti "capi" quanti sono gli elettori che scelgono di certificarsi, e tanti "dipendenti" quanti sono gli eletti). La sovranità popolare, concetto di cui molti si riempiono la bocca ma di cui evidentemente non sono pronti a rispettare le estreme conseguenze, è questa cosa qui.

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