Crocetta e il gioco delle alleanze L’Udc apre, il Pd si chiude a riccio:
Il Movimento 5 Stelle prende le distanze, l’Udc lancia le larghe intese e il Pd frena. Non vive tempi facili il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta che da domani affronterà lo scoglio dell’esame del bilancio di previsione 2013 e della legge di stabilità in aula. Un momento difficile soprattutto dopo che in seconda commissione finanze sono stati depositati oltre 1600 emendamenti ai testi contabili.
A suonare la carica nel tardo pomeriggio sono i grillini che affidano alle agenzie dichiarazioni che sanno di rottura totale. Tranne poi, a BlogSicilia, il portavoce regionale Giancarlo Cancelleri, ridimensionare l’attacco dicendo: “Volevamo lanciare un segnale a Crocetta perché capisca che non può consentire in nome di nuove alleanze che i nostri emendamenti vengano cassati senza nemmeno prenderli in considerazione”.
Ma è dopo che il segretario regionale dell’Udc Gianpiero D’Alia cogliendo l’appello della Cisl, oggi a congresso regionale, rilancia il tema delle larghe intese, che scoppia il caos. “Sosteniamo la proposta di Maurizio Bernava per un grande accordo strategico in grado di salvare e rilanciare la Sicilia” dice D’Alia che rimanda agli equilibri nazionali in corso di definizione per esportare anche in Sicilia il modello della responsabilità condivisa: “Siamo in una fase politica dove c’è la necessità di un governo di larghe intese a Palermo come a Roma. E’ importante che le forze politiche siciliane trovino la piu’ ampia convergenza, così da realizzare quei provvedimenti che possano tirarci fuori dal guado economico e sociale nel quale ci troviamo”.
L’altro azionista della maggioranza, il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo che in casa ha una serie di problemi da risolvere e non è certo l’occupazione dei giovani democratici, risponde a tono gelando l’ipotesi di convergenze allargate sul tema delle riforme economiche e sociali in Sicilia. “La coalizione che sostiene il governo Crocetta – dice il segretario regionale del Pd – è quella che ha vinto la elezioni. L’esecutivo gode dell’appoggio della maggioranza all’Ars e non ha alcun bisogno delle larghe intese”. Lupo apre solo all’altra richiesta formulata dalla Cisl di un tavolo regionale sui temi della crisi economica: “Realizzando la più ampia convergenza sulle cose da fare, anche in questa fase in merito a bilancio e finanziaria e poi alle riforme, per il bene della Sicilia: ma tutto ciò è possibile farlo senza allargare la maggioranza” ribadisce.
Schermaglie, posizionamenti, prese di distanza che nel caso di Lupo allontanano sempre più il Pd regionale dalla posizione assunta dal partito nazionale in direzione dove si è votato l’appoggio incondizionato all’operato di Napolitano che domani proporrà il “governassimo” per garantire governabilità al Paese. Tanto che D’Alia non si fa cogliere impreparato e ribate prontamente: “Penso che Lupo debba cominciare a camminare con piedi er terra e non come Alice nel Paese delle meraviglie”.
E Crocetta? Che fa il presidente nel pomeriggio in cui incassa l’avvertimento dei grillini, misura la disponibilità dell’Udc ad una maggioranza che lui stesso ha già “allargato” in occasione del voto sulla riforma elettorale, e deve fare i conti con la stizza di un segretario, quello del suo partito, che forse vede messa in discussione a leadership proprio dal governatore? Non sembra neutra la presenza di Crocetta questa mattina nella sede del Pd occupata dai giovani democratici che chiedono le dimissioni di Lupo, insomma.
Contrariamente al suo costume, Crocetta usa parole docili: “Sono veramente dispiaciuto per le affermazioni del movimento 5 stelle rispetto a presunte rotture con loro. Il dialogo per me è sempre aperto, con loro e con tutti i gruppi parlamentari, un dialogo sui fatti, sui contenuti, sui valori e sull’obiettivo comune di fare rinascere la Sicilia e farla uscire dalla situazione drammatica che vive. Bisogna dare risposte ai giovani, ai poveri, ai disoccupati. Su questo il confronto rimane aperto e spero in questi giorni di di incontrare loro così come gli altri gruppi parlamentari, affinché il rapporto con il Parlamento tutto si impronti all’insegna della Sicilia e del popolo siciliano”. Neanche dovesse vincere il premio di governatore più buono dell’anno. La verità è che il presidente ha uno scoglio serio dietro la porta: un bilancio dove l’unica certezza sono i soldi che non ci sono e una legge di stabilità che vuole preservare dagli attacchi degli altri partiti. Per dare la sua impronta al futuro del governo siciliano. E portare ancora più in alto (mediaticamente almeno) l’idea di un modello Sicilia. Le ambizioni di Crocetta potrebbero portarlo in alto, insomma.
Peccato che ad “ammazzarlo” ci abbia pensato infine lo stesso leader carismatico dei grillini: Beppe Grillo sul Blog scrive: “Il M5S dà fastidio alla partitocrazia siciliana. La vecchia partitocrazia usurata dal clientelismo (Pd, Pdl, Udc e lo stesso Governo di Rosario Crocetta) hanno fatto quadrato sul bilancio. Gli unici che puntano sul vero cambiamento sono i deputati M5S. Ma per la vecchia partitocrazia siciliana gli emendamenti grillini sono fumo negli occhi. Così la Commissione Finanze taglia tutti gli emendamenti al bilancio targato M5S”.
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