La Banca d’Italia mi ruba il tempo:
Ieri verso mezzogiorno non c’era nessuno in casa. Il postino allora ha lasciato un avviso per una raccomandata nella buca delle lettere. Così questa mattina siamo dovuti andare appositamente in un ufficio postale periferico (un posto tristissimo che hanno ricavato in una delle grandi vie di uscita dalla città dentro un ex magazzino rimesso alla meglio dove due impiegate molto gentili lavorano in condizioni ambientali deprecabili) a ritirare la lettera. Era intestata a me quindi chi l’ha ritirata (io non c’ero) è dovuto andare con un mio documento di identificazione. Il talloncino ovviamente non basta. Dentro la raccomandata c’era un assegno della Banca D’Italia, un rimborso fiscale per il 2011 (una cosa di cui onestamente non so nulla, robe del nostro commercialista). Però so ugualmente che le mie tasse vengono pagate in formato elettronico mentre i rimborsi delle stesse arrivano in formati borbonici dentro una busta di carta bianca. Per incassare quei soldi dovrò ovviamente perdere altro tempo per recarmi con il prezioso assegno non trasferibile nella mia banca a versarlo. Sospetto che la Banca d’Italia lo sappia e non gliene importi granché. Pensavo a questo oggi mentre leggevo il post di Alessandra Farabegoli (che un po’ tutti oggi hanno segnalato e linkato) sulle solide ragioni per cui lei ha deciso di non lavorare più con la Pubblica Amministrazione. Come darle torto?
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