Il quanto basta dell'ENI: «Scaroni ha risposto».L'ad dell'Eni, nonostante la quantità di addetti alla comunicazione e alle relazioni scientifiche che vanta, ci ha messo più di un mese per rispondere, per iscritto, alle 11 precise domande.pdf che noi portavoce del M5S della Commissione Industria, Commercio e Turismo gli avevamo consegnato a mano il giorno della sua audizione in Senato. Gli abbiamo chiesto un po' di tutto: dall'invasività delle attività minerarie, ai costi reali dell'energia prodotta dal fossile in Italia, dalla tossicità e cancerogenicità delle sostanze usate e dei fanghi prodotti, a quali studi indipendenti l'Eni mette in campo per avere i permessi di estrazione.È infatti difficile per un chimico o per un geologo non incrociare, nella sua vita di relazioni scientifiche, un finanziamento della società del Cane a sei zampe: o sotto forma di sovvenzione alle università o come pubblicità a giornali e riviste o fornendo riservatissime informazioni sulle stratificazioni del sottosuolo (... quest'ultima .... è vera moneta sonante). È evidente che l'ad più potente d'Italia non è abituato a (far) dare risposte.L'Eni inquina il sottosuolo con i fluidi perforanti? Neanche a dirlo: «l'attività estrattiva è un circuito chiuso per nulla pericoloso». Solo che il "Paolo del partito unico" si guarda bene dallo spiegare come fa ad essere un "sistema chiuso" un'attività che fa ricorso ad altissime pressioni di acqua, a cariche esplosive, all'uso di sostanze chimiche e a tecniche di frammentazioni simili al fracking, tra gli 800 metri e i 4 km di profondità.Costituzione di fondi neri, contrabbando di petrolio ed evasione fiscale, per via di un «grave» e sospetto inquinamento di idrocarburi pesanti nei dintorni di una serie di pozzi dichiarati a gas? Ma stiamo scherzando? Mister Scaroni, senza fare una piega per le pesanti accuse, ha la soluzione a portata di mano: «cause antropiche» locali. Evidentemente, da certe parti c'è chi gira con lattine di idrocarburo C-12 da 302.790 mg/Kg, e le spande sul suolo tanto per far dispetto alla nostra multinazionale del petrolio.Il berillio, il bario, gli idrocarburi pesanti, l'americio 241, l'HCl usati per perforare ed estrarre sono tossici e magari cancerogeni? Eh no, ci dispiace, è la risposta del signor Scaroni, ..... sono tossici e magari cancerogeni, ma mai «a priori» o, come diceva Totò, «a prescindere» ... dipende dal "quanto basta" della segreta ricetta di polimeri e velENI usati nelle profondità del sottosuolo italiano dalle società petrolifere.Gruppo M5S Commissione Industria, Commercio e TurismoSenato della Repubblica
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