Una nota del Pdl svela che la casa delle “cene eleganti”, Palazzo Grazioli, veniva pagata con denaro pubblico
Silvio Berlusconi
Anche la casa delle cene galanti di Silvio Berlusconi, Palazzo Grazioli, è stata pagata con i soldi pubblici. La notizia arriva, da “Il Fatto Quotidiano”, che riporta una nota ufficiale del Pdl in cui viene fatta una sorta di spending review dei costi vivi delle due sedi del partito: quasi quattro milioni spesi solo nel 2011 per due immobili. Ed è così che un’altra parte di rimborsi elettorali, quindi di denaro dei contribuenti, finisce nella voce “sperperi” dei politici.
Ma vediamo i dettagli: le due “case” incrimante del Popolo della Libertà sono la sede in via dell’Umiltà al civico 36 e in via del Plebliscito, ovvero Palazzo Grazioli, il quartier generale romano preferito dall’ex premier per i suoi incontri privati. Rocco Crimi e Maurizio Bianconi, i tesorieri, riportano le cifre esatte nella relazione ufficiale: “Nel 2011 i costi della locazione riferiti alla sede legale di via dell’Umiltà 36, sono stati pari a 1 milione 871 mila 712 euro”. Il che significa che solo per Palazzo Grazioli tra affitto e gestione i costi sono stati pari a 2 milioni 128mila 288 euro.
La nota dell’amministrazione nazionale Sandro Bondi non fa altro che buttare benzina sul fuoco, come se le cifre non fossero già abbastanza alte: “Anche nell’esercizio 2011 Forza Italia ha messo a disposizione del Pdl le proprie rimanenti strutture centrali. Ricordiamo che per quanto riguarda queste ultime l’operazione ha richiesto la sottoscrizione di un’apposita scrittura privata, che ha definito i termini dell’addebito delle spese sostenute dal movimento azzurro nel periodo 1° aprile-31 dicembre 2009 e negli anni 2010 e 2011 per le strutture situate a Roma in via dell’Umiltà, 36 e in via del Plebiscito, 102 e dei connessi servizi distaccati”.
In altre parole, oltre ad aver ereditato da Forza Italia gli immobili, il Pdl ha ereditato anche i suoi debiti. Come se non bastasse, si legge che “ad aggravare le finanze del partito si aggiungono le spese per il personale, che ammontano complessivamente a 3 milioni 233 mila 738 euro e si incrementano di 2 milioni 894 mila 726 euro rispetto all’anno precedente”. Il rincaro è dovuto “all’aumento del numero del personale dipendente, che passa dalle 23 unità presenti al 31 dicembre 2010 alle 84 unità in forza al 31 dicembre 2011″. Ottanta impiegati e quattro giornalisti, per la precisione. Uno schiaffo alla piaga della disoccupazione. Ma anche alla miseria.
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