Ricercatori dell’Università di Sidney hanno isolato un agente che può legarsi alle cellule infette e combatte la malattia senza intaccare le cellule sane dell’organismo
ricerche in laboratorio
“Questi nuovi agenti si legano al ferro presente nelle cellule tumorali, bloccandone la crescita”, spiega il professor Des Richardson, a capo del Bosch institute della facoltà di Medicina di Sidney, presidente del programma “Metabolismo e chelazione del ferro” dell’università australiana. “Sono farmaci di nuova generazione – aggiunge Richardson – e una nuova stategia efficace anche per quelle tipologie di cancro altamente aggressive, come il cancro al pancreas”.
L’obiettivo della ricerca resta il “peso” del trattamento anti-tumore, che da sempre debilita l’organismo a causa di cure invasive come la radioterapia o la chemio. Grazie al fatto che non attaccano le cellule sane, infatti, questi nuovi farmaci ridurrebbero drasticamente gli effetti collaterali.
L’ultima ricerca sulla chelazione – il processo che biologicamente lega per esempio l’emoglobina al ferro – è stata condotta dalla dottoressa Zaklina Kovacevic. Pubblicato sul Journal of Biological Chemistry, lo studio evidenzia come gli agenti di questa nuova classe di medicine aumentino i livelli della molecola NDRG1, quella che inibisce la metastasi del tumore, anche nei casi di tumore alla prostata o al colon. “Insieme a un altro articolo
sugli antiossidanti e i segnali di ossidriduzione pubblicato sulla rivista, questi studi migliorano la nostra conoscenza sul funzionamento delle cellule cancerogene e, quindi, il metodo con il quale possiamo agire su cellule specifiche per fermare la crescita della malattia”, spiega la dottoressa Kovacevic.
Presto partiranno le prime sperimentazioni. Il professor Richardson è in trattative con una compagnia americana per organizzare i trials: “Questa scoperta – afferma – segna un importante passo in avanti nella lotta al cancro e da nuova speranza ai malati”.
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