L' Art. 18 non si tocca
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Saluto tutti gli amici del Blog di Beppe Grillo, sono Maurizio Landini, Segretario Generale della Fiom CGIL che è il sindacato degli operai e degli impiegati metalmeccanici in Italia. Credo che la decisione del Presidente del Consiglio e del Governo di modificare l’Art. 18, risponda a un’idea sbagliata in cui si pensa che per uscire da questa crisi bisogna lasciare fare alle imprese quello che ritengono più opportuno, compresa la libertà di licenziare.
Maurizio Landini
Intervista a Maurizio Landini, Segretario Generale FIOM
Scelte politiche precise (espandi | comprimi)Sono 20 anni che questa idea che il mercato da solo può risolvere i problemi e state utilizzate siamo di fronte a una situazione di una gravità senza precedenti e il problema oggi in Italia non è quello di licenziare più facilmente, ma il problema in Italia è quello di superare la precarietà, quello di creare nuovi posti di lavoro, quello di investire per un diverso modello di sviluppo, di tutto questo non si sta parlando e invece credo dovrebbe essere questo il centro dell’azione del governo. E' bene saperlo, l’Art. 18 dice una cosa molto precisa, che se un lavoratore individualmente è licenziato senza una giusta causa ha diritto a essere reintegrato nel suo posto di lavoro, con il provvedimento del governo ci troveremmo nel paradosso che una persona può essere ingiustamente licenziata, ma non ha più diritto a tornare a lavorare dove era prima, gli danno solo un po’ di soldi, è evidente che questo permette a qualsiasi imprenditore di inventarsi quello che vuole per lasciare a casa chi gli sta sulle scatole e questo è un elemento che mette in discussione la libertà di qualsiasi persona, compreso il fatto che nel nostro paese lo Statuto dei lavoratori nasce negli anni 70 anche dentro un’idea in cui le persone possono organizzarsi collettivamente, contrattare liberamente la propria condizione. Quello che sta succedendo in questo periodo, penso in particolare anche alla FIAT, rende evidente che non è vero che in Italia non ci sono più le discriminazioni, non ci sono più gli imprenditori che fanno le discriminazioni, perché in FIAT siamo di fronte al fatto che chi è iscritto alla Fiom o Pomigliano non viene assunto e siamo in presenza a Melfi del fatto che 3 persone sono state licenziate, l’azienda non le vuole riassumere, nonostante che il giudice abbia affermato che il licenziamento è stato un licenziamento discriminatorio, che questi 3 sono stati licenziati perché erano sindacalisti scomodi della Fiom C.G.I.L., quindi è evidente che in una fase di questa natura mettere mano all’Art. 18 vuole dire una cosa di questo genere e va anche tenuto conto che il Governo Monti sta facendo le cose che la Bce in agosto aveva chiesto al governo, di mettere mano alla riforma delle pensioni, di rendere più facili i licenziamenti e quindi siamo di fronte a risposte che si danno non per i bisogni che hanno le persone, ma per richieste che vengono fatte neanche da un governo democraticamente eletto, dalla banca centrale, quindi per ragioni finanziarie e economiche che non c’entrano niente con gli interessi dell’Italia, con gli interessi delle persone che in Italia dovrebbero lavorare per poter vivere.
Questo è un governo che è stato eletto in Parlamento e che ha una maggioranza in Parlamento che nessun altro governo ha avuto e le scelte che sta facendo sono scelte politiche, prima hanno cancellato il sistema pensionistico in Italia, oggi pensano a un intervento sul mercato del lavoro che non è solo di cancellazione dell’Art. 18, ma dal mio punto di vista è una conferma della precarietà e non c’è un’estensione degli ammortizzatori sociali, quindi stanno facendo delle scelte politiche precise, insisto troppo vincolate da quelli che sono i diktat che arrivano dall’Europa e in particolare dalla Bce. Vorrei dire che noi della proposta che il governo ha fatto di modifica del mercato del lavoro, non solo non condividiamo la modifica dell’Art. 18, ma non siamo neanche convinti degli altri provvedimenti che ha fatto, per esempio si dice che bisogna ridurre la precarietà e a parole sono tutti d’accordo, ma in quel provvedimento non si riduce la precarietà, per farlo bisogna cancellare forme di lavoro inutili, in Italia ci sono 46 forme di lavoro precarie, quante ne hanno cancellate? Si riducono a 6/7? Si porta davvero a alcune forme e basta dove il contratto e l’assunzione a tempo indeterminato ha la centralità? Non mi pare che funzioni così, anzi quella riforma rende addirittura possibile a un’impresa di avere tutti i dipendenti per esempio interinali o che non hanno nessun rapporto di lavoro a tempo indeterminato, quindi qui trovo un limite molto grosso, penso che uno dei problemi per noi sia proprio ridurre la precarietà e combattere la precarietà, così come anche si dice: quella riforma serve per estendere le tutele, il reddito a tutte le persone, anche ai giovani, anche questo non è del tutto vero, perché la cassa integrazione che è pagata dai lavoratori e dalle imprese, non viene estesa a tutte le imprese, a tutti i lavoratori perché per avere la disoccupazione bisogna avere lavorato 52 settimane negli ultimi due anni e un sistema di questo genere non estende le tutele a tutte le persone, mentre secondo noi ci vorrebbe un sistema universale dove chi lavora, a prescindere dal rapporto di lavoro che ha se è in un’azienda o in un’attività dove c’è una crisi temporanea, deve avere il sostegno al reddito della cassa integrazione e se perdi il lavoro devi avere o lo stai cercando e non riesci a trovarlo, un periodo di sostegno al reddito garantito come condizione e dignità da affrontare, questi temi dentro a quella riforma non ci sono e uno dice: ma le risorse dove si trovano? Questo governo dovrebbe cominciare a prendere i soldi dove finora non li ha mai presi, 120 miliardi di evasione fiscale, 60 miliardi per la corruzione, senza contare il livello di illegalità e di spese inutili che a volte ci sono da tante parti, quindi bisognerebbe lì prendere i soldi, istituendo anche una patrimoniale e cioè chi è ricco e si è arricchito in questi anni anche sul piano finanziario dovrebbe pagare e quelle sono le risorse che servirebbero a riformare il mercato del lavoro, ma soprattutto il problema che oggi non viene affrontato è come si creano nuovi posti di lavoro.
Rappresentanza sindacale (espandi | comprimi)
Perché il problema non è rendere più facili i licenziamenti, il problema è che oggi i giovani, le persone non trovano posti di lavoro, quindi il problema è come si costruiscono nuovi posti di lavoro? Come si affronta un’idea diversa di politica industriale? Di tutto questo non si sta discutendo e questo è il vero problema secondo me che è aperto nel nostro paese.
Le cose da fare per far ripartire il nostro paese e uscire da questa crisi, secondo me debbono affrontare le 3 ragioni che hanno prodotto questa crisi: 1) c’è una diseguaglianza nella distribuzione del reddito senza precedenti e quindi il primo problema è come si redistribuisce la ricchezza, aumentando anche i salari e istituendo un sistema fiscale giusto, che non vuole dire che tutti debbono pagare, oggi debbono pagare meno i lavoratori dipendenti e i pensionati che sono gli unici che pagano le tasse in questo paese al 100%. 2) c’è un nuovo modello di sviluppo da affrontare, in Italia non c’è un piano nazionale per i trasporti, non c’è un piano nazionale per la mobilità, non c’è un piano nazionale per le energie rinnovabili, non c’è un piano nazionale per la manutenzione del territorio, allora bisognerebbe mettere in campo piani straordinari di investimenti pubblici e privati che mettono al centro la qualità del prodotto, la sostenibilità ambientale delle produzioni che si fanno, la necessità di estendere delle tutele sociali e dei diritti e poi, penso, che bisognerebbe anche aprire una discussione sulla riduzione degli orari di lavoro, in una fase di questo genere bisognerebbe incentivare anche fiscalmente chi sceglie di redistribuire il lavoro riducendo gli orari di lavoro e allargando e tutelando i posti di lavoro in questa direzione.
Noi siamo di fronte al fatto che interi pezzi della nostra struttura industriale rischiano di sparire perché vanno a investire in altri posti in giro per il mondo e non c’è alcun intervento invece che vincoli gli investimenti nel nostro paese, c’è un ritardo sull’innovazione e la ricerca, l’Italia è il paese che in Europa spende meno sulla ricerca e sull’innovazione dei prodotti sia pubblici che privati, allora affrontare il tema non è quello di rendere più facile i licenziamenti o di rendere più precarie le persone, c’è proprio da intervenire con una diversa politica economica e in questo senso noi ci siamo espressi anche contro le grandi opere, perché non è detto che quella sia l’esigenza di questo paese, molto spesso si è dimostrato che le grandi opere sono anche un luogo dove l’illegalità, l’appalto, il subappalto e la malavita organizzata. In un paese dove basta che ci sia un alluvione e non si sa cosa succede, se c’è un terremoto non si sa se si è in grado di ricostruire quello che è caduto prima, la manutenzione del territorio e un piano straordinario di ricostruzione che abbia a cuore anche ambiente, cosa produci, perché lo produci, quale sostenibilità ambientale e sociale questo ha, dovrebbe essere il nuovo orizzonte in cui il governo, le regioni, le università, " 9 $ E ( = -9N - e P}MnP WF $b d"
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