La Rai e il “vizietto” dei tagli su argomenti ritenuti scomodi:
È successo nella trasmissione “Lineablu”, andata in onda il 31 agosto 2013, che ha dedicato un ampio spazio alla città di Sciacca e alle sue risorse naturali (mare, ceramica, terme, etc.).
La puntata in questione, registrata un mese prima della messa in onda, ha visto tra i protagonisti l’ingegnere Mario Di Giovanna, appartenente al Comitato Stoppa La Piattaforma, che ha rilasciato dichiarazioni in merito alle ipotesi di sfruttamento petrolifero del mare saccense. In particolare, Di Giovanna, che porta avanti da anni una dura battaglia contro le trivellazioni nel Canale di Sicilia, durante l’intervista a “Lineablu” ha espresso il proprio legittimo dissenso circa lo sfruttamento in chiave industriale del mare di Sciacca.
Ebbene, quell’intervista non è mai stata trasmessa, anzi è stata sostituita con le dichiarazioni di un geologo, Carlo Cassaniti, che, contrariamente a quanto espresso da Di Giovanna, rassicurava sulla bontà delle trivellazioni e sull’opportunità di una zonizzazione del Canale di Sicilia al fine di individuare porzioni di mare compatibili con l’estrazione petrolifera.
“L’idea che si possa dividere in zone, più o meno sensibili ai fini delle trivellazioni” – afferma Di Giovanna – “di fatto ammette che è possibile trivellare in sicurezza, ma è assolutamente priva di ogni fondamento logico. Eseguire una zonizzazione del nostro mare per fini petroliferi equivale a sostenere che il petrolio, riversato in mare a causa di un incidente, rimane confinato all’interno di invisibili confini che delimitano tali zone”.
Su suggerimento dei portavoce del M5S all’Assemblea Regionale Siciliana (ARS), la cittadina a 5 stelle alla Camera Mariella Liuzzi ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al Presidente della Commissione Vigilanza Rai e al Presidente del Consiglio di Amministrazione della Rai, in cui si chiede per quali ragioni l’intervista all’ingegnere Di Giovanna è stata prima registrata e successivamente censurata; perché al posto della predetta intervista sono andate in onda le dichiarazioni del geologo Cassaniti concernenti lo stesso argomento affrontato dal Di Giovanna, ma di contenuto diametralmente opposto; per quali ragioni non sono state trasmesse entrambe le interviste e si è invece preferito oscurare del tutto il punto di vista del Comitato Stoppa la Piattaforma in merito alle trivellazioni nel mare di Sciacca; se la censura in oggetto costituisce parte di una più ampia politica – apparentemente perseguita dalla Rai anche in altre occasioni, come durante il programma “Petrolio” andato in onda nel mese di agosto su Rai Uno – volta a sostenere le estrazioni petrolifere sul territorio italiano e creare consenso attorno a tali attività; se tale politica comunicativa favorevole alle trivellazioni costituisca una sorta di occulta contropartita nell’ambito di accordi commerciali e pubblicitari tra la Rai e le compagnie petrolifere quali, ad esempio, l’Eni.
La risposta della Commissione non è tardata ad arrivare (vedi link), così come le riflessioni della stessa deputata M5S Liuzzi dopo un’attenta lettura della stessa (vedi link).
In primo luogo Cassaniti “è ritenuto un esperto per approfondire il tema delle trivellazioni dal punto di vista scientifico; tale testimonianza dunque non veniva utilizzata in contrapposizione alle teorie del Comitato Stoppa La Piattaforma o ad altra qualsivoglia posizione bensì come parere tecnico”. Sicuramente esperto come Tabarelli di Nomisma Energia? Chissà!
Ma vi è di più. L’intervista censurata dell’ingegnere Di Giovanna, secondo la RAI, non è andata in onda poiché la conduttrice “dopo aver sottolineato che i pescatori locali hanno deciso di prendere posizione e di sostenere il Comitato Stoppa la piattaforma, intervista Pino Gullo, presidente della Lega Pesca Sicilia, che sottolinea come la pesca siciliana chieda con molta forza una regolamentazione al pari di quello che è avvenuto nell’Alto Tirreno e conclude che per poche manciate di petrolio si va a distruggere l’industria della pesca … che dà lavoro a moltissime famiglie”. In questo caso, però, la RAI non ha ritenuto che fosse necessario l’intervento di un esperto, così come accaduto per la presa di posizione a favore del petrolio, né che non esiste in alcun modo una scusante alle perforazioni petrolifere, anche qualora esse avvengano in sicurezza.
E veniamo infine alla chicca finale della risposta all’interrogazione: “Nel rispetto dei principi d’imparzialità e completezza dell’informazione, si precisa infine che, non essendo presenti nei servizi sopra riassunti delle dichiarazioni o interviste di rappresentanti di compagnie petrolifere (per es. Eni), gli autori hanno deciso che, nell’economia del programma, le due voci fossero sufficienti ed esaustive a raccontare tale problematica”. Giusto! C’era già l’opinione di un geologo che sosteneva l’ENI e la richiesta di regolamentazione del Presidente della Lega Pesca Sicilia.
Il “vizietto” di mamma Rai di non dare spazio alle voci contrarie ai poteri forti continua a manifestarsi, soprattutto nelle trasmissioni di maggiore ascolto!
E’ da evidenziare comunque che la stessa solerzia nelle risposte, discutibili, date a Roma non si ravvisa presso l’ARS, dove a oggi giacciono inascoltate anche le richieste scaturite dalla IV Commissione Ambiente e Territorio dell’Assemblea Regionale Siciliana presieduta dal pentastellato Giampiero Trizzino. Al termine di un’audizione tenutasi lo scorso mese di febbraio con Greenpeace, il Comitato Stoppa La Piattaforma e altre associazioni ambientaliste, Trizzino aveva chiesto un accordo Stato-Regione per razionalizzare il sistema normativo e le autorizzazioni per le trivellazioni nel Canale di Sicilia e la formazione di un tavolo tecnico con i rappresentanti degli enti preposti, ma la richiesta non ha avuto ancora alcun seguito.
Palermo, 27 settembre 2013
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