Ouya verrà venduta con Jelly Bean:
Ouya è uno dei progetti più interessanti del mondo Android, che si distacca dalla nostra concezione del robottino verde su smartphone e tablet per portarlo nell’ambito delle console per videogame. Chi di voi ha finanziato questo ambizioso progetto o lo ha già preordinato, dopo una lunga pausa è stato avvisato di nuovi aggiornamenti nello sviluppo.
Il team ha mostrato una foto della PCB della console, e ha rivelato che sono in corso alcuni test di valutazione ingegneristici, con l’obiettivo di riuscire a fornire il primo kit per sviluppatori nel mese di dicembre, sviluppatori ai quali sono già stati forniti alcuni dettagli, ad esempio che avranno il completo controllo di uno schermo fino a 1080p per i loro giochi. Inoltre, sorpresa che sarà gradita da molti, la versione di Android presente non sarà Ice Cream Sandwich come precedentemente ipotizzato ma Jelly Bean (non sappiamo se 4.1 o 4.2, ma è comunque un passo nella giusta direzione).
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1 novembre 2012
Le scuse di Apple non vanno bene: la corte inglese ordina di riscriverle
Le scuse di Apple non vanno bene: la corte inglese ordina di riscriverle:
La piccola commedia britannica che vede Apple costretta a pubbliche scuse nei confronti di Samsung si arricchisce di un nuovo capitolo: dopo infatti che l’azienda della mela aveva rilasciato il suo comunicato (senza troppa convinzione, a dire il vero), una corte inglese ha sentenziato che il comunicato di Cupertino conteneva delle inesattezze (in particolare la parte riferita ad un caso analogo in Germania).
I giudici ritengono che queste aggiunte rendano le scuse meno chiare, senza contare che non rientravano in quanto pattuito: “Mi meraviglia che una compagnia come Apple si comporti così – ha aggiunto il giudice Robin Jacob – questa è una chiara infrazione dell’ordinanza”.
Apple ha 24 ore per pubblicare il comunicato riveduto e corretto, nonostante ne avesse chiesti 14: ironico il commento di un giudice “non ci posso credere… Parliamo Apple. Non sono in grado di mettere qualcosa sul proprio sito web?”
To Be Continued…
Le cene di Berlusconi a spese nostre
Le cene di Berlusconi a spese nostre:
Silvio BerlusconiL’ennesimo capito di una “vergogna” senza fine, un altro capitolo degli affronti fatti dalla casta alla gente comune.
Anche la casa delle cene galanti di Silvio Berlusconi, Palazzo Grazioli, è stata pagata con i soldi pubblici. La notizia arriva, da “Il Fatto Quotidiano”, che riporta una nota ufficiale del Pdl in cui viene fatta una sorta di spending review dei costi vivi delle due sedi del partito: quasi quattro milioni spesi solo nel 2011 per due immobili. Ed è così che un’altra parte di rimborsi elettorali, quindi di denaro dei contribuenti, finisce nella voce “sperperi” dei politici.
Ma vediamo i dettagli: le due “case” incrimante del Popolo della Libertà sono la sede in via dell’Umiltà al civico 36 e in via del Plebliscito, ovvero Palazzo Grazioli, il quartier generale romano preferito dall’ex premier per i suoi incontri privati. Rocco Crimi e Maurizio Bianconi, i tesorieri, riportano le cifre esatte nella relazione ufficiale: “Nel 2011 i costi della locazione riferiti alla sede legale di via dell’Umiltà 36, sono stati pari a 1 milione 871 mila 712 euro”. Il che significa che solo per Palazzo Grazioli tra affitto e gestione i costi sono stati pari a 2 milioni 128mila 288 euro.
La nota dell’amministrazione nazionale Sandro Bondi non fa altro che buttare benzina sul fuoco, come se le cifre non fossero già abbastanza alte: “Anche nell’esercizio 2011 Forza Italia ha messo a disposizione del Pdl le proprie rimanenti strutture centrali. Ricordiamo che per quanto riguarda queste ultime l’operazione ha richiesto la sottoscrizione di un’apposita scrittura privata, che ha definito i termini dell’addebito delle spese sostenute dal movimento azzurro nel periodo 1° aprile-31 dicembre 2009 e negli anni 2010 e 2011 per le strutture situate a Roma in via dell’Umiltà, 36 e in via del Plebiscito, 102 e dei connessi servizi distaccati”.
In altre parole, oltre ad aver ereditato da Forza Italia gli immobili, il Pdl ha ereditato anche i suoi debiti. Come se non bastasse, si legge che “ad aggravare le finanze del partito si aggiungono le spese per il personale, che ammontano complessivamente a 3 milioni 233 mila 738 euro e si incrementano di 2 milioni 894 mila 726 euro rispetto all’anno precedente”. Il rincaro è dovuto “all’aumento del numero del personale dipendente, che passa dalle 23 unità presenti al 31 dicembre 2010 alle 84 unità in forza al 31 dicembre 2011″. Ottanta impiegati e quattro giornalisti, per la precisione. Uno schiaffo alla piaga della disoccupazione. Ma anche alla miseria.
Una nota del Pdl svela che la casa delle “cene eleganti”, Palazzo Grazioli, veniva pagata con denaro pubblico
Silvio Berlusconi
Anche la casa delle cene galanti di Silvio Berlusconi, Palazzo Grazioli, è stata pagata con i soldi pubblici. La notizia arriva, da “Il Fatto Quotidiano”, che riporta una nota ufficiale del Pdl in cui viene fatta una sorta di spending review dei costi vivi delle due sedi del partito: quasi quattro milioni spesi solo nel 2011 per due immobili. Ed è così che un’altra parte di rimborsi elettorali, quindi di denaro dei contribuenti, finisce nella voce “sperperi” dei politici.
Ma vediamo i dettagli: le due “case” incrimante del Popolo della Libertà sono la sede in via dell’Umiltà al civico 36 e in via del Plebliscito, ovvero Palazzo Grazioli, il quartier generale romano preferito dall’ex premier per i suoi incontri privati. Rocco Crimi e Maurizio Bianconi, i tesorieri, riportano le cifre esatte nella relazione ufficiale: “Nel 2011 i costi della locazione riferiti alla sede legale di via dell’Umiltà 36, sono stati pari a 1 milione 871 mila 712 euro”. Il che significa che solo per Palazzo Grazioli tra affitto e gestione i costi sono stati pari a 2 milioni 128mila 288 euro.
La nota dell’amministrazione nazionale Sandro Bondi non fa altro che buttare benzina sul fuoco, come se le cifre non fossero già abbastanza alte: “Anche nell’esercizio 2011 Forza Italia ha messo a disposizione del Pdl le proprie rimanenti strutture centrali. Ricordiamo che per quanto riguarda queste ultime l’operazione ha richiesto la sottoscrizione di un’apposita scrittura privata, che ha definito i termini dell’addebito delle spese sostenute dal movimento azzurro nel periodo 1° aprile-31 dicembre 2009 e negli anni 2010 e 2011 per le strutture situate a Roma in via dell’Umiltà, 36 e in via del Plebiscito, 102 e dei connessi servizi distaccati”.
In altre parole, oltre ad aver ereditato da Forza Italia gli immobili, il Pdl ha ereditato anche i suoi debiti. Come se non bastasse, si legge che “ad aggravare le finanze del partito si aggiungono le spese per il personale, che ammontano complessivamente a 3 milioni 233 mila 738 euro e si incrementano di 2 milioni 894 mila 726 euro rispetto all’anno precedente”. Il rincaro è dovuto “all’aumento del numero del personale dipendente, che passa dalle 23 unità presenti al 31 dicembre 2010 alle 84 unità in forza al 31 dicembre 2011″. Ottanta impiegati e quattro giornalisti, per la precisione. Uno schiaffo alla piaga della disoccupazione. Ma anche alla miseria.
“Presidenza dell’Ars al Movimento 5 Stelle”
“Presidenza dell’Ars al Movimento 5 Stelle”:
Gianpiero D’Alia“Non escludo affatto la possibilità di discutere con Cinque Stelle la presidenza dell’Ars” perché “se i siciliani hanno mandato in parlamento anche esponenti del Movimento Cinque Stelle, questi hanno il dovere di rappresentare la Sicilia e concorrere a migliorarla. Non solo con le telecamerine”.
A lanciare la proposta è il senatore Udc e coordinatore dei centristi in Sicilia Gianpiero D’Alia, che in un’intervista al quotidiano “Repubblica” strizza l’occhio al movimento di Beppe Grillo, il partito che alle elezioni regionali dello scorso 28 ottobre è risultato il più votato dell’Isola.
“Il governo deve essere espressione degli elettori – ha spiegato D’Alia – il parlamento è la casa di tutti. Se diamo questa prima prova, se eleggiamo un membro dell’opposizione con un’ampia convergenza, dimostriamo una cosa bellissima: le istituzioni non sono il giardino privato di chi vince con numeri rosicati”.
“Il problema più urgente è il recepimento del decreto Monti” ha avvertito il senatore Udc. Stavolta, infatti “c’è di mezzo il salvataggio finanziario della Regione”: ecco perché le porte del confronto sono aperte a tutti: “grillini, pidiellini e autonomisti”, ma solo sui contenuti. “Sugli organigrammi – sottolinea D’Alia – no”. “Crocetta – ha detto il centrista – deve scegliere una squadra di alto profilo e lanciare provvedimenti che servono a salvare la Sicilia dal fallimento”. Sarà il nuovo governatore a “distruggere i vecchi cliché sull’Isola”, mentre già è riuscito a rafforzare l’idea di Pierferdinando Casini, di “un patto fra moderati e progressisti” anche a livello nazionale, perché “in Sicilia abbiamo dimostrato che l’alternativa all’antipolitica si può costruire attorno a un programma e a un progetto”.
Presidenza assemblea al movimento Cinque stelle? “No, grazie. Temo che questa proposta sia fatta per bloccare una voce libera fuori dal coro. Vogliamo parlare di progetti, non di poltrone”. Cosi il portavoce del M5S, Giancarlo Cancelleri, risponde a D’Alia, che propone di affidare proprio a lui, portavoce del M5S nell’Isola e neo deputato, il ruolo di presidente dell’Assemblea regionale siciliana.
“Quello di presidente Ars è un ruolo ingessato, istituzionale – dice Cancelleri – ha pochi margini di manovra. Noi intendiamo portare all’Ars progetti nuovi”.
Il senatore Udc, Gianpiero D’Alia, apre le porte a Beppe Grillo e lancia la proposta per lo scranno più alto di sala d’Ercole. Ma Cancelleri risponde subito: “non ci stiamo”
Gianpiero D’Alia
A lanciare la proposta è il senatore Udc e coordinatore dei centristi in Sicilia Gianpiero D’Alia, che in un’intervista al quotidiano “Repubblica” strizza l’occhio al movimento di Beppe Grillo, il partito che alle elezioni regionali dello scorso 28 ottobre è risultato il più votato dell’Isola.
“Il governo deve essere espressione degli elettori – ha spiegato D’Alia – il parlamento è la casa di tutti. Se diamo questa prima prova, se eleggiamo un membro dell’opposizione con un’ampia convergenza, dimostriamo una cosa bellissima: le istituzioni non sono il giardino privato di chi vince con numeri rosicati”.
“Il problema più urgente è il recepimento del decreto Monti” ha avvertito il senatore Udc. Stavolta, infatti “c’è di mezzo il salvataggio finanziario della Regione”: ecco perché le porte del confronto sono aperte a tutti: “grillini, pidiellini e autonomisti”, ma solo sui contenuti. “Sugli organigrammi – sottolinea D’Alia – no”. “Crocetta – ha detto il centrista – deve scegliere una squadra di alto profilo e lanciare provvedimenti che servono a salvare la Sicilia dal fallimento”. Sarà il nuovo governatore a “distruggere i vecchi cliché sull’Isola”, mentre già è riuscito a rafforzare l’idea di Pierferdinando Casini, di “un patto fra moderati e progressisti” anche a livello nazionale, perché “in Sicilia abbiamo dimostrato che l’alternativa all’antipolitica si può costruire attorno a un programma e a un progetto”.
Presidenza assemblea al movimento Cinque stelle? “No, grazie. Temo che questa proposta sia fatta per bloccare una voce libera fuori dal coro. Vogliamo parlare di progetti, non di poltrone”. Cosi il portavoce del M5S, Giancarlo Cancelleri, risponde a D’Alia, che propone di affidare proprio a lui, portavoce del M5S nell’Isola e neo deputato, il ruolo di presidente dell’Assemblea regionale siciliana.
“Quello di presidente Ars è un ruolo ingessato, istituzionale – dice Cancelleri – ha pochi margini di manovra. Noi intendiamo portare all’Ars progetti nuovi”.
In Finlandia quasi tutti hanno una 100 Mbps per diritto
In Finlandia quasi tutti hanno una 100 Mbps per diritto: Il progetto per lo sviluppo della banda larga in Finlandia procede come previsto. Anche le zone più remote hanno accesso a linee veloci, grazie a un enorme sforzo del governo nazionale e delle amministrazioni locali.
LG Nexus 4: arriverà alla fine di Novembre anche in Italia
LG Nexus 4: arriverà alla fine di Novembre anche in Italia:
LG Nexus 4, il nuovo terminale della serie Galaxy nato dalla collaborazione tra LG e Google è stato presentato qualche giorno. Il dispositivo verrà venduto tramite il Play Store in moltissime nazioni, ad eccezione, come al solito dell’Italia. Come già successo per il Nexus 7, il dispositivo verrà venduto da produttore, in questo caso LG.
I prezzi di Nexus 4 li abbiamo già visti in precedenza: 299$ per la versione da 8 GB e 349$ per la versione da 16 GB. Calcolando il classico rapporto di cambio 1:1, i prezzi dovrebbero essere 299€ per la versione da 8 GB e 349€ per la versione da 16 GB. Ma saranno realmente questi i prezzi del dispositivo? Anche in assenza del Play Store, Nexus 4 verrà venduto ai prezzi dello store ufficiale? Non lo sappiamo, ma lo speriamo.
Uno dei primi passi, forse il più importante è la conferma del periodo d’arrivo del dispositivo in Italia, dove accade spesso che i dispositivi arrivino in ritardo senza nessuna ragione apparente. Non ci resta che attendere fiduciosi, sperando che Nexus 4 arrivi effettivamente alla fine di Novembre e che i prezzi siano uguali a quelli del Play Store.
LG Nexus 4, il nuovo terminale della serie Galaxy nato dalla collaborazione tra LG e Google è stato presentato qualche giorno. Il dispositivo verrà venduto tramite il Play Store in moltissime nazioni, ad eccezione, come al solito dell’Italia. Come già successo per il Nexus 7, il dispositivo verrà venduto da produttore, in questo caso LG.
I prezzi di Nexus 4 li abbiamo già visti in precedenza: 299$ per la versione da 8 GB e 349$ per la versione da 16 GB. Calcolando il classico rapporto di cambio 1:1, i prezzi dovrebbero essere 299€ per la versione da 8 GB e 349€ per la versione da 16 GB. Ma saranno realmente questi i prezzi del dispositivo? Anche in assenza del Play Store, Nexus 4 verrà venduto ai prezzi dello store ufficiale? Non lo sappiamo, ma lo speriamo.
Uno dei primi passi, forse il più importante è la conferma del periodo d’arrivo del dispositivo in Italia, dove accade spesso che i dispositivi arrivino in ritardo senza nessuna ragione apparente. Non ci resta che attendere fiduciosi, sperando che Nexus 4 arrivi effettivamente alla fine di Novembre e che i prezzi siano uguali a quelli del Play Store.
Raccolta firme abusiva
Raccolta firme abusiva:
Bisogna tenere gli occhi aperti. Stanno continuando a fare dei loghi finti. Hanno avvistato al Salone del Gusto di Torino la fantomatica "lista grillo cinque stelle". Attiravano le persone con vino e cibarie propinando loro questa lista da firmare e validare. Potete vedere la foto della lista in questione qui. Queste cose sono fuorilegge. Cercano di sfruttare il mio nome e la visibilità del MoVimento 5 Stelle per prendere i rimborsi elettorali. Voi potete fare qualcosa: se avete informazioni sulle persone che stanno organizzando questa farsa, o per segnalare altre liste di questo tipo, inviate subito una mail con foto e/o video.
L'unico simbolo del MoVimento 5 Stelle è questo:
Tutte le operazioni e le informazioni sulla lista civica nazionale del MoVimento 5 Stelle le trovate solo sul sito www.beppegrillo.it raccolte in questa pagina
Bisogna tenere gli occhi aperti. Stanno continuando a fare dei loghi finti. Hanno avvistato al Salone del Gusto di Torino la fantomatica "lista grillo cinque stelle". Attiravano le persone con vino e cibarie propinando loro questa lista da firmare e validare. Potete vedere la foto della lista in questione qui. Queste cose sono fuorilegge. Cercano di sfruttare il mio nome e la visibilità del MoVimento 5 Stelle per prendere i rimborsi elettorali. Voi potete fare qualcosa: se avete informazioni sulle persone che stanno organizzando questa farsa, o per segnalare altre liste di questo tipo, inviate subito una mail con foto e/o video.
L'unico simbolo del MoVimento 5 Stelle è questo:
Tutte le operazioni e le informazioni sulla lista civica nazionale del MoVimento 5 Stelle le trovate solo sul sito www.beppegrillo.it raccolte in questa pagina
Antonio Di Pietro presidente della Repubblica
Antonio Di Pietro presidente della Repubblica:
Antonio Di Pietro ha commesso degli errori, ha inserito nel suo partito persone impresentabili come De Gregorio e Scilipoti, ha evitato, per scelte forse tattiche, prese di posizioni nette sulla Tav e sul G8, ma lui soltanto in Parlamento ha combattuto il berlusconismo. Lo ha fatto con armi spuntate, con una truppa abborracciata tenuta insieme unicamente dalla sua testardaggine e caparbietà. E' sempre stato un isolato, mal sopportato dai pdmenoellini e odiato da tutti gli altri. Ha confuso talvolta la politica con la realpolitik e cercato un compromesso impossibile con partiti corrotti e in via di estinzione. Si è fidato troppo di persone a lui vicine, di signor nessuno che ne hanno sfruttato la popolarità assecondando in modo acritico ogni sua richiesta. Ha allevato, forse consapevolmente, piranha e squali che pensava di tenere a bada e che ora mostrano le loro fauci. Però, in questi lunghi anni di inciucio tra il Pdl e il Pdmenoelle, senza di lui, in Parlamento si sarebbe spenta anche l'unica flebile luce rimasta accesa. La Camera non sarebbe stata differente dall'aula sorda e grigia evocata da Benito Mussolini o dall'attuale obitorio della democrazia di Rigor Montis. Il suo "Caro presidente che non c'è" rivolto allo psiconano e gli attacchi ai servi del berlusconismo sono gli unici lampi di luce che meritano di essere ricordati nel peggior Parlamento dell'Unità d'Italia, un luogo immondo popolato da pregiudicati e piduisti, da nemici dichiarati della democrazia. Può essere che Tonino abbia lanciato dei referendum pro domo sua, ma se abbiamo potuto votare contro il nucleare di Casini, Bossi, Fini e Berlusconi lo dobbiamo a lui che ha raccolto e validato le firme necessarie. Solo per questo dovremmo dirgli grazie. Il Lodo Alfano, che anche un bambino avrebbe dichiarato incostituzionale, ma non il presidente della Repubblica, fu criticato e osteggiato in solitudine da Di Pietro nel silenzio dei Bersani, dei D'Alema e con il plauso dei Cicchitto e dei Gasparri. L'uomo ha un caratteraccio, non ascolta nessuno, ma è onesto. Quando ha dovuto affrontare il giudizio di un tribunale lo ha fatto senza esitazioni e ne è sempre uscito prosciolto. Quanti in Parlamento possono dire altrettanto? Chi può scagliare la prima pietra? Nessuno. Nel 2013 Napolitano decadrà, per ora è l'unica buona notizia certa. Il mio auspicio è che il prossimo presidente della Repubblica sia Antonio Di Pietro, l'unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei. Chapeau!
Antonio Di Pietro ha commesso degli errori, ha inserito nel suo partito persone impresentabili come De Gregorio e Scilipoti, ha evitato, per scelte forse tattiche, prese di posizioni nette sulla Tav e sul G8, ma lui soltanto in Parlamento ha combattuto il berlusconismo. Lo ha fatto con armi spuntate, con una truppa abborracciata tenuta insieme unicamente dalla sua testardaggine e caparbietà. E' sempre stato un isolato, mal sopportato dai pdmenoellini e odiato da tutti gli altri. Ha confuso talvolta la politica con la realpolitik e cercato un compromesso impossibile con partiti corrotti e in via di estinzione. Si è fidato troppo di persone a lui vicine, di signor nessuno che ne hanno sfruttato la popolarità assecondando in modo acritico ogni sua richiesta. Ha allevato, forse consapevolmente, piranha e squali che pensava di tenere a bada e che ora mostrano le loro fauci. Però, in questi lunghi anni di inciucio tra il Pdl e il Pdmenoelle, senza di lui, in Parlamento si sarebbe spenta anche l'unica flebile luce rimasta accesa. La Camera non sarebbe stata differente dall'aula sorda e grigia evocata da Benito Mussolini o dall'attuale obitorio della democrazia di Rigor Montis. Il suo "Caro presidente che non c'è" rivolto allo psiconano e gli attacchi ai servi del berlusconismo sono gli unici lampi di luce che meritano di essere ricordati nel peggior Parlamento dell'Unità d'Italia, un luogo immondo popolato da pregiudicati e piduisti, da nemici dichiarati della democrazia. Può essere che Tonino abbia lanciato dei referendum pro domo sua, ma se abbiamo potuto votare contro il nucleare di Casini, Bossi, Fini e Berlusconi lo dobbiamo a lui che ha raccolto e validato le firme necessarie. Solo per questo dovremmo dirgli grazie. Il Lodo Alfano, che anche un bambino avrebbe dichiarato incostituzionale, ma non il presidente della Repubblica, fu criticato e osteggiato in solitudine da Di Pietro nel silenzio dei Bersani, dei D'Alema e con il plauso dei Cicchitto e dei Gasparri. L'uomo ha un caratteraccio, non ascolta nessuno, ma è onesto. Quando ha dovuto affrontare il giudizio di un tribunale lo ha fatto senza esitazioni e ne è sempre uscito prosciolto. Quanti in Parlamento possono dire altrettanto? Chi può scagliare la prima pietra? Nessuno. Nel 2013 Napolitano decadrà, per ora è l'unica buona notizia certa. Il mio auspicio è che il prossimo presidente della Repubblica sia Antonio Di Pietro, l'unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei. Chapeau!
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