29 novembre 2013
Cometa ISON data per spacciata, ma qualcosa riemerge dal tuffo verso il Sole
Cometa ISON data per spacciata, ma qualcosa riemerge dal tuffo verso il Sole:
Poche ore fa la cometa ISON ha raggiunto la distanza minima dal Sole (il circolo bianco al centro di quest'animazione) e per un po' si è temuto che si fosse disintegrata. Ma le immagini più recenti sembrano mostrare che qualcosa è rimasto. L'animazione, davvero spettacolare, viene dal blog di Emily Lakdawalla su Planetary.org.
Credit: NASA / ESA / SOHO / Emily Lakdawalla |
Poche ore fa la cometa ISON ha raggiunto la distanza minima dal Sole (il circolo bianco al centro di quest'animazione) e per un po' si è temuto che si fosse disintegrata. Ma le immagini più recenti sembrano mostrare che qualcosa è rimasto. L'animazione, davvero spettacolare, viene dal blog di Emily Lakdawalla su Planetary.org.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
28 novembre 2013
Selezione dei dirigenti generali della Sanità. M5S: “No a colpi di mano. Ecco i nostri criteri”
Selezione dei dirigenti generali della Sanità. M5S: “No a colpi di mano. Ecco i nostri criteri”:
La deputata Angela Foti: “Su professionalità, competenza ed integrità morale non faremo sconti. L’assessore Borsellino è avvertita: non accettiamo nessuna ombra sulle scelte”.
Selezione dei dirigenti generali della Sanità, il Movimento Cinque Stelle invoca criteri più rigidi. Per i deputati all’Ars del gruppo 5 Stelle, le scelte dei dirigenti che governeranno le aziende sanitarie, gli istituti di ricovero e le aziende miste Ospedali-Università, dovranno rispondere a criteri che ne garantiscano meritocrazia, professionalità, competenza e dirittura morale. I soggetti promossi dovranno avere inoltre una fedina penale priva di qualsiasi macchia.
“Notizie di stampa – afferma Angela Foti – lasciano intravedere la possibilità di scelte di nominativi al di là di quelli contenuti nella short list e delle prove finora portate avanti. Ci chiediamo in base a quali logiche e, soprattutto, in base a quali criteri questo possa avvenire. L’assessore Borsellino è avvertita, sui dirigenti non accettiamo nessuna ombra”.
Per evitare “colpi di mano” e ingerenze della politica, il Movimento ha messo a punto una lista di criteri minimi, ai quali le scelte dovranno obbligatoriamente ispirarsi, cominciando dall’esclusione dei nominativi già bocciati dall’Agenas, l’agenzia ministeriale che valuta le aziende per conto dell’assessorato alla Salute.
Questi i criteri minimi per i dirigenti che per il Movimento 5 Stelle vanno assolutamente rispettati:
- Essere inclusi nelle short list selezionate;
- Non essere stati condannati, in qualunque grado e a qualunque titolo, in sede penale negli ultimi 20 anni;
- Non aver in corso inchieste giudiziarie penali pendenti inerenti la gestione della cosa pubblica e non essere mai stati condannati per danno erariale;
- Non avere avuto in precedenza valutazioni negative sul proprio operato dalle autorità regionali;
- Avere nel proprio curriculum competenze attinenti al ruolo che si andrà a ricoprire.
Sarebbe opportuno, inoltre, che i futuri dirigenti non avessero parenti stretti (coniugi, figli, nuore, generi, nipoti) eletti o candidati al Parlamento nazionale o regionale o che ricoprono ruoli dirigenziali nei partiti o sindacati.
“Le nomine – afferma Vanessa Ferreri, componente della commissione Sanità del M5S – non possono essere fatte sulla pelle dei cittadini. Vigileremo attentamente in commissione perché non sia perpetrato il minimo arbitrio”.
Criminal Mais. Seconda stagione
Criminal Mais. Seconda stagione:
Riassunto delle puntate precedenti.
“Quella di cui parliamo è una brutta storia. Che rischia di lasciare gravi strascichi nei decenni a venire grazie a una delle più spregiudicate operazioni di marketing che la comunicazione della scienza (scienza?) ricordi.”
Iniziava così un post che scrissi nel settembre dello scorso anno per segnalare la brutta vicenda dello studio di Gilles Eric Séralini e colleghi sulla cancerogenicità del mais Monsanto NK 603, tollerante a un erbicida, il Roundup. Uno studio che ebbe grande risalto sulla stampa, a cominciare da quella francese, e che destava molte perplessità nella comunità scientifica. Con l’aggravante delle anticipazioni consegnate ai colleghi francesi solo a condizione che non chiedessero il parere di altri esperti.
Oggi si torna a parlare di quell’articolo. Ne parla Ivan Oransky su Retraction Watch (e grazie per la segnalazione a Beatrice Mautino), per una ragione singolare. O forse no.
Riferisce, Oransky, di una lettera inviata il 19 novembre dal direttore di «Food and Chemical Toxicology», la rivista in cui era stato pubblicato l’articolo, che richiede senza troppi riguardi a Séralini di ritirare l’articolo dalla rivista, altrimenti sarà costretto a farlo lui. Ed elenca a lungo le ragioni per cui la peer review post-pubblicazione suggerisca di ritirare il lavoro, che – pur non essendo una frode – non porta risultati conclusivi.
Eppure, poco importa se la stragrande maggioranza degli specialisti aveva già segnalato l’inattendibilità dello studio nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione (se volete una rassegna di interventi sull’argomento li trovate nel post originario). Ormai “gli OGM son veleni”, come titolò a suo tempo il “Nouvel Observateur” ha fatto il giro del web e delle pagine dei giornali. E difficilmente vedrete smentite sulla stampa. Anzi potete scommettere che il fondamentale articolo di Séralini, già citato in lungo e in largo, diventerà sempre più un cavallo di battaglia del fronte anti-OGM.
Anche se formalmente sarà come se l’articolo non fosse mai stato pubblicato.
Un po’ come la fragola-pesce di Mario Capanna. Oppure, come ho già detto, alla stessa stregua dell’articolo di Andrew Wakefield sulla relazione tra autismo e vaccini. [In questo caso, peraltro, è stata accertata la frode e Wakefield è stato espulso dall'ordine dei medici britannico.]
Intanto, mentre l’articolo di Wakefield è stato al centro di singolari sentenze di Tribunale, l’articolo di Séralini è stato citato in lungo e in largo in relazione alla richiesta della clausola di salvaguardia contro la semina del mais Monsanto MON810 (che non è nemmeno lo stesso dell’articolo di Séralini).
Ricordate il risultato della votazione della mozione dell’11 luglio?
Ve lo ricordo io:
presenti: 365
favorevoli: 361
astenuti: 4
contrari: 0.
Se c’è da prendere una decisione demagogica e che non costa nulla, i politici italiani non si fanno pregare.
P.S. Poi, magari, ci sarebbe qualcosa da ridire sul tenore degli interventi.
Riassunto delle puntate precedenti.
“Quella di cui parliamo è una brutta storia. Che rischia di lasciare gravi strascichi nei decenni a venire grazie a una delle più spregiudicate operazioni di marketing che la comunicazione della scienza (scienza?) ricordi.”
Iniziava così un post che scrissi nel settembre dello scorso anno per segnalare la brutta vicenda dello studio di Gilles Eric Séralini e colleghi sulla cancerogenicità del mais Monsanto NK 603, tollerante a un erbicida, il Roundup. Uno studio che ebbe grande risalto sulla stampa, a cominciare da quella francese, e che destava molte perplessità nella comunità scientifica. Con l’aggravante delle anticipazioni consegnate ai colleghi francesi solo a condizione che non chiedessero il parere di altri esperti.
Oggi si torna a parlare di quell’articolo. Ne parla Ivan Oransky su Retraction Watch (e grazie per la segnalazione a Beatrice Mautino), per una ragione singolare. O forse no.
Riferisce, Oransky, di una lettera inviata il 19 novembre dal direttore di «Food and Chemical Toxicology», la rivista in cui era stato pubblicato l’articolo, che richiede senza troppi riguardi a Séralini di ritirare l’articolo dalla rivista, altrimenti sarà costretto a farlo lui. Ed elenca a lungo le ragioni per cui la peer review post-pubblicazione suggerisca di ritirare il lavoro, che – pur non essendo una frode – non porta risultati conclusivi.
Eppure, poco importa se la stragrande maggioranza degli specialisti aveva già segnalato l’inattendibilità dello studio nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione (se volete una rassegna di interventi sull’argomento li trovate nel post originario). Ormai “gli OGM son veleni”, come titolò a suo tempo il “Nouvel Observateur” ha fatto il giro del web e delle pagine dei giornali. E difficilmente vedrete smentite sulla stampa. Anzi potete scommettere che il fondamentale articolo di Séralini, già citato in lungo e in largo, diventerà sempre più un cavallo di battaglia del fronte anti-OGM.
Anche se formalmente sarà come se l’articolo non fosse mai stato pubblicato.
Un po’ come la fragola-pesce di Mario Capanna. Oppure, come ho già detto, alla stessa stregua dell’articolo di Andrew Wakefield sulla relazione tra autismo e vaccini. [In questo caso, peraltro, è stata accertata la frode e Wakefield è stato espulso dall'ordine dei medici britannico.]
Intanto, mentre l’articolo di Wakefield è stato al centro di singolari sentenze di Tribunale, l’articolo di Séralini è stato citato in lungo e in largo in relazione alla richiesta della clausola di salvaguardia contro la semina del mais Monsanto MON810 (che non è nemmeno lo stesso dell’articolo di Séralini).
Ricordate il risultato della votazione della mozione dell’11 luglio?
Ve lo ricordo io:
presenti: 365
favorevoli: 361
astenuti: 4
contrari: 0.
Se c’è da prendere una decisione demagogica e che non costa nulla, i politici italiani non si fanno pregare.
P.S. Poi, magari, ci sarebbe qualcosa da ridire sul tenore degli interventi.
La macchina piegacavi supera i limiti delle stampanti 3D
La macchina piegacavi supera i limiti delle stampanti 3D: News - Utilizzando filo metallico crea oggetti più grandi di quelli stampati 3D e resistenti.
Le elezioni sono come i pavesini
Le elezioni sono come i pavesini:
Le elezioni in Italia sono come la vecchia pubblicità dei Pavesini. E' sempre l'ora delle elezioni. Ogni anno ci sono centinaia o anche migliaia di comuni che vanno al voto. Sono 8.092. Ci sono poi le elezioni regionali che cadono per le diverse regioni anch'esse ogni anno. Immancabili le elezioni europee, insopprimibili quelle provinciali nonostante la loro inutilità (ci sono province con meno di 100.000 abitanti), inevitabili quelle politiche, spesso anticipate. Le elezioni amministrative e regionali possono essere anche annullate o può cadere una giunta per corruzione, per infiltrazioni mafiose o per altri mille motivi. In tal caso si fa il bis. Altro turno elettorale. Ogni elezione è buona per chi vince, anche fosse l'ultimo dei comuni italiani, per riaffermare il primato del suo partito a livello nazionale. Chi perde invece si aggrappa all'archivio storico delle consultazioni con ardite acrobazie statistiche per spiegare che se non ha vinto, almeno ha "non perso". Non solo le elezioni non finiscono mai, ma gli esaminandi si moltiplicano. Regioni con la popolazione di un quartiere di città, province che non hanno neppure la dimensione di un medio comune e di comuni con gli abitanti di un condominio, talvolta di un appartamento con famiglia numerosa. C'è la corsa a diventare regioni, province, comuni. Una corsa all'oro che promette poltrone, sussidi, finanziamenti, appalti, poteri. I costi di questo stillicidio sono incalcolabili. Nessun governo ha mai provato ad unire le diverse consultazioni. Comunali, politiche e regionali, con l'introduzione di macro regioni (attualmente 11 regioni su 20 hanno meno di due milioni di abitanti) dovrebbero tenersi in un'unica sessione. Le provinciali vanno abolite da subito. I comuni sotto i 5.000 abitanti vanno accorpati. Nulla di tutto questo è previsto, le greppie del potere devono rimanere in vita e, se possibile, moltiplicarsi. Consigli, assessori, sindaci, presidenti, una folla che dipende dalla politica. Il Giorno Unico del Voto suona bene.
Le elezioni in Italia sono come la vecchia pubblicità dei Pavesini. E' sempre l'ora delle elezioni. Ogni anno ci sono centinaia o anche migliaia di comuni che vanno al voto. Sono 8.092. Ci sono poi le elezioni regionali che cadono per le diverse regioni anch'esse ogni anno. Immancabili le elezioni europee, insopprimibili quelle provinciali nonostante la loro inutilità (ci sono province con meno di 100.000 abitanti), inevitabili quelle politiche, spesso anticipate. Le elezioni amministrative e regionali possono essere anche annullate o può cadere una giunta per corruzione, per infiltrazioni mafiose o per altri mille motivi. In tal caso si fa il bis. Altro turno elettorale. Ogni elezione è buona per chi vince, anche fosse l'ultimo dei comuni italiani, per riaffermare il primato del suo partito a livello nazionale. Chi perde invece si aggrappa all'archivio storico delle consultazioni con ardite acrobazie statistiche per spiegare che se non ha vinto, almeno ha "non perso". Non solo le elezioni non finiscono mai, ma gli esaminandi si moltiplicano. Regioni con la popolazione di un quartiere di città, province che non hanno neppure la dimensione di un medio comune e di comuni con gli abitanti di un condominio, talvolta di un appartamento con famiglia numerosa. C'è la corsa a diventare regioni, province, comuni. Una corsa all'oro che promette poltrone, sussidi, finanziamenti, appalti, poteri. I costi di questo stillicidio sono incalcolabili. Nessun governo ha mai provato ad unire le diverse consultazioni. Comunali, politiche e regionali, con l'introduzione di macro regioni (attualmente 11 regioni su 20 hanno meno di due milioni di abitanti) dovrebbero tenersi in un'unica sessione. Le provinciali vanno abolite da subito. I comuni sotto i 5.000 abitanti vanno accorpati. Nulla di tutto questo è previsto, le greppie del potere devono rimanere in vita e, se possibile, moltiplicarsi. Consigli, assessori, sindaci, presidenti, una folla che dipende dalla politica. Il Giorno Unico del Voto suona bene.
Internet italiana rispetto al mondo: costa cara e va piano
Internet italiana rispetto al mondo: costa cara e va piano: Il rapporto Ookla sulla connettività mondiale pone l'Italia al 91° posto per velocità con 6,99 Mbps medi. Anche sul fronte dei prezzi siamo messi maluccio: 19° posto con 37,30 dollari di media.
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