4 novembre 2013

Reddito di cittadinanza, 600 euro a chi non ha lavoro: il disegno di legge M5S - Il Fatto Quotidiano

Reddito di cittadinanza, 600 euro a chi non ha lavoro: il disegno di legge M5S - Il Fatto Quotidiano

La bozza è stata depositata a Camera e Senato e verrà presentata pubblicamente nei prossimi giorni. Il fattoquotidiano.it ha potuto ricostruirne gli aspetti fondamentali. Il modello è la Francia e l'erogazione dei fondi per i maggiorenni residenti in Italia dipende dalla volontà del singolo di lavorare. Il costo per lo Stato è di circa 20 miliardi. L'ostacolo più difficile sarà quello di riuscire a farla entrare nell'agenda politica del Parlamento

Snapchat e l'ingenuità dei nativi digitali

Snapchat e l'ingenuità dei nativi digitali: Editoriale - Le foto ''temporanee'' di Snapchat non sono temporanee. Ma che sorpresa.

Router a confronto: ZyXEL VMG8924, D-Link AC1750, ASUS AC1900

Router a confronto: ZyXEL VMG8924, D-Link AC1750, ASUS AC1900:
Router a confronto
Avevamo promesso questo confronto nella recensione del router ZyXEL VMG8924, pensato per Android in quanto ha a disposizione lo standard “ac” sulla frequenza dei 5GHz per agevolare lo streaming di contenuti multimediali su TV e dispositivi mobili. Al momento fra gli smartphone ed i tablet, i dispositivi Android sono gli unici ad avere il supporto a questa tecnologia.

ZyXEL

ZyXEL VMG8924 9
Abbiamo già recensito il VMG8924 e vi rimandiamo quindi alla sua recensione. (Scheda tecnica)
Pro: Funziona da modem, ha due porte USB, design elegante, supporto a chiavette UMTS, ingombro minimo, supporto ai telefoni VOIP (2), stabilità di rete, ottime prestazioni.
Contro: Assenza di un app Android, interfaccia un po’ complessa ed in inglese, qualche instabilità sulla rete 5GHz.
(Continua...)
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Contrappunti/ La lista delle cose da fare

Contrappunti/ La lista delle cose da fare: di M. Mantellini - Sconfiggere la fame nel mondo e vaccinare i bambini africani sono due importanti obiettivi. Ma non sono l'unica strada per rendere migliore il pianeta. Che ha bisogno di questo e altro: a cominciare da buoni giornalisti

La mia busta paga

La mia busta paga:
Espresso Malagutti Grillo Messora Thumbnail
Sul numero de L’Espresso di ieri, Vittorio Malagutti (da non confondere con il buon Andrea Malaguti de La Stampa) pubblica un articolo per fare le pulci alla trasparenza del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle al Senato. Le pulci vanno sempre bene, ci mancherebbe altro. Anche quando sono pulci geneticamente modificate (Malagutti è quello dello scoop sull’autista di Grillo e sui supposti resort in Costarica, la cui inesistenza gli è già costata più di qualche querela).
Il nocciolo del problema sono i rendiconti quadrimestrali delle spese del gruppo M5S, che il regolamento del Senato obbliga a pubblicare, insieme all’organigramma, ogni 4 mesi su un apposito sito esterno (diverso da quello del Senato). Rendiconti che erano pronti da luglio (senza che Malagutti avesse mai fatto una sola telefonata per farseli inviare), ma che non potevano essere pubblicati perché mancava “l’apposito sito esterno”, cioè un portale gestito dal Movimento 5 Stelle. Essendo una forza politica nuova, M5S deve costruirsi tutto da zero. Un portale si può fare anche in due settimane, certo, ma quando deve nascere da 163 teste, e quando chi deve deliberarlo è impegnato a salvare la Costituzione, a restituire le eccedenze sugli stipendi ai cittadini, ad eleggere presidenti della Repubblica, a cercare di far rispettare la legge sulla decadenza dei senatori condannati a più di due anni e interdetti dai pubblici uffici, a sgamare i pianisti, ad aprire come una scatoletta di tonno la Rai, a denunciare lo scandalo dei nostri servizi segreti complici del Kazakistan, a far dimettere ministri, a dare la priorità alle aziende sulle banche per i 40 miliardi destinati ai pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni, a fare ispezioni parlamentari al poligono militare di Quirra e alle strutture abbandonate del G8, ad andare a Fabriano in segno di solidarietà ai lavoratori Indesit, in Afghanistan a schivare le bombe ai consolati italiani, a far approvare un fondo destinato al finanziamento agli imprenditori che sarà capitalizzato con i soldi degli stipendi e delle diarie, a fare dirette streaming delle assemblee, a fare dirette streaming dopo ogni seduta della giunta che deve valutare la relazione sulla decadenza di Silvio Berlusconi, a salire sui tetti e prendersi 60 giorni di sospensione complessivi, a…. devo continuare? Insomma, quando uno è indaffarato in tutte queste cose, 7 giorni su 7, 24 ore al giorno, quel portale che tra le altre cose deve contenere la sezione trasparenza viene pronto in qualcosina di più che un paio di settimane. La sua pubblicazione era prevista infatti per la prima metà di settembre, proprio in questi giorni, e così è stato: da ieri è disponibile e, sempre da ieri, gli stessi che erano così interessati ai rendiconti che non hanno neppure voluto chiederli all’amministratore o al tesoriere del Gruppo (ma vuoi mettere farci su un bell’articolo per dimostrare che Grillo è come tutti gli altri?) ora possono scaricarseli. Per chi se lo stesse domandando, il portale è ospitato dagli stessi server che ospitano il blog di Grillo non per una questione di controllo globale, ma per una questione di sicurezza (i server hanno già un sistema di protezione dalle incursioni informatiche rodato nel tempo, di cui si può beneficiare senza investire ulteriore tempo e risorse) e per una questione di economicità. Tradotto in parole povere: non si devono pagare soldi (pubblici) per retribuire fornitori di connettività, per saldare parcelle di server farm, per acquistare hardware aggiuntivo e per pagare consulenti che facciano la manutenzione. Quattrini e fatica risparmiati.
Accanto all’articolo di Malagutti, tuttavia, è ospitata una colonna di approfondimento a me dedicata, dai toni come di consueto molto pittoreschi. Vengo definito il “Manganello del Guru”, si descrive la mia carriera utilizzando termini come “l’ascesa” (che fa tanto Hitler), mi si chiama “canzonettista”, si mette una foto truce (ero al Quirinale, durante le consultazioni, con Crimi e la Lombardi, e  mentre i due portavoce si confrontavano con un muro di giornalisti stavo controllando quale fosse la prassi da seguire subito dopo: l’espressione denota tensione e serietà rispetto al compito da svolgere e alla solennità del momento), si dice che io detti la linea politica (no: ricordo solo a mio parere cos’è il Movimento 5 Stelle, avendolo vissuto e seguito fin dall’inizio. Detto la linea politica perché Grillo riprende i miei post? Allora la dettano anche tutti quelli che commentano e firmano i post e i mini-post sul blog di Grillo: quanti “ideologi” e “dettatori” ha questo Movimento? Risposta: almeno quattrocentomila). Se io, perché scrivo post accalorati dove parlo di quello che secondo me è il Movimento 5 Stelle e cerco di difenderlo da qualunque tipo di deriva che finirebbe per snaturarlo, sono “il manganello del Guru”, vorrei sapere questo Malagutti di chi è il manganello, visto che addirittura sopporta con nonchalance il peso delle querele che fioccano a mazzi. Ma ci sta. Non sarà né il primo né l’ultimo. Senonché poi si dice che io non sia “un grillino qualunque”, perché la mia busta paga è più alta rispetto al tetto dei 5mila euro lordi, ragion per cui prenderei addirittura di più di un portavoce al Senato. Siccome non ho niente da nascondere, come non l’ho mai avuto, vi racconto come stanno le cose.
Voi sapete, immagino, che andare a Roma non è come lavorare nel Comune della propria città. Si tratta di trasferirsi. Questo, per chi ha casa molto distante, significa un raddoppio dei costi che renderebbe antieconomico un contratto di lavoro normale. Per questa ragione, i portavoce alla Camera e al Senato hanno una o più voci di retribuzione apposite, aggiuntive rispetto all’indennità (lo stipendio), che servono a pagare le spese di trasferta (vitto, alloggio, trasporti). Poi ci sono i treni e gli aerei gratuiti (i giornalisti come Malagutti possono entrare addirittura nei musei gratis, lo sapevate?), una quota di contribuzione per l’esercizio del mandato (attività sul territorio), rimborsi per le telefonate e i taxi, ed anche la possibilità di acquistare un computer.
Ora, i portavoce M5S in Parlamento percepiscono giustamente la diaria e con quella pagano i costi vivi della loro permanenza a Roma (inoltre, come sapete, si dimezzano l’indennità parlamentare), ma restituiscono l’eccedenza, la parte non spesa. Quando i membri dello staff del Gruppo di Comunicazione hanno concordato il loro incarico con Grillo (che secondo il codice di comportamente ha la responsabilità di gestirlo), venendo dalle località più disparate (chi dalla Sicilia, chi dal profondo nord) hanno pattuito le seguenti cose: 5mila euro lordi per i due coordinatori Camera e Senato, 4mila euro lordi per tutti gli altri (per non fare figli e figliastri) più tutti i rimborsi pagati. Esattamente come la storia delle diarie: solo, senza l’obbligo di restituire nulla, giacché i rimborsi sarebbero stati a piè di lista. Cifre non astronomiche, se si considera l’onere materiale ed affettivo del trasferimento più o meno definitivo in un’altra città, la perdita del lavoro e dell’occupazione precedente (che in alcuni casi ha comportato anche il dimezzamento degli introiti, ma va beh.. quando c’è la passione c’è tutto) e soprattutto l’impegno in H24 (spesso e volentieri non si esce dal Senato prima delle 10 di sera), sabati e domeniche comprese. Fare paragoni può non essere di classe, ma a volte serve per rendersi conto di cosa stiamo parlando: per incarichi simili ma su scala inferiore (come la mansione di capo ufficio stampa di uno dei più grandi comuni d’Italia) c’è chi percepisce 173mila euro lordi, e i suoi collaboratori poco meno. Non parliamo poi dei portavoce ufficiali dei partiti o dei singoli segretari. Lì ci sarebbe da fare un sacco di indagini, anche se qualcosa mi dice che Malagutti non le farà.
L’idea iniziale era dunque quella che i componenti del Gruppo Comunicazione avrebbero stipulato con i gruppi parlamentari contratti di consulenza in partita iva, che sono semplici e consentono di gestire tutto in maniera lineare. Tuttavia, essendo questo il Movimento 5 Stelle e non altro, al momento della firma il gruppo parlamentare al Senato ha voluto conformare i contratti dei ragazzi della Comunicazione (che ringrazio uno ad uno per l’infaticabile lavoro che da mesi sostengono, in pochi contro tutto e tutti, e che per conto mio non ha prezzo) agli altri dipendenti del gruppo (ufficio legislativo, segretarie, amministrazione etc). Sono stati dunque predisposti contratti di lavoro a tempo determinato, con scadenza naturale al termine della legislatura. Tuttavia questo poneva dei problemi sui rimborsi. Se io lavoro in una azienda che ha sede a Roma, come faccio a chiedere i rimborsi a piè di lista per il vitto? Dovrebbe risultare che io vada sempre in trasferta, ma significherebbe innanzitutto mentire. Con il rischio, in seconda battuta, di eludere il fisco (perché i rimborsi a piè di lista non sono tassati). Considerate che gli orari massacranti che si fanno non consentono di gestire le proprie spese in maniera programmata. Detto in soldoni, scordatevi di avere il tempo di andare a fare la spesa, di cucinare, di lavare i piatti: finisce invariabilmente che esci dal tuo ufficio a sera inoltrata e ti infili, con lo charme di uno zombie, nel primo ristorante che trovi, con la speranza che un bicchiere di vino ti rianimi.
Così si è pensato di inserire i rimborsi per il vitto all’interno dello stipendio, in maniera da inserirli anche nell’imponibile, tassarli e fare tutte le cose in regola. Abbiamo calcolato una media di 40€ di costo per il vitto al giorno, li abbiamo moltiplicati per circa 22 giorni (senza tenere conto dei fine settimana che spesso sono comunque lavorativi) e abbiamo pattuito circa 900€ – centesimo più, centesimo meno – aggiuntivi in busta paga. Il che significa un forfait di circa 500€ netti al mese. Che non coprono assolutamente i costi effettivi per il vitto, così come pattuiti originariamente, ma va bene così. Pace e amen.
Questo, ovviamente, significa che il lordo che viene ad essere indicato in busta paga è superiore ai 5000 (che sono comunque indicativi, perché sapete che le buste paga si compongono di voci e conti astrusi e complicati, per cui fare cifra tonda per un consulente del lavoro è cosa ardua). Per il mese di agosto 2013, ad esempio, il mio lordo canonico è di 5138€, cui si aggiungono 961€ a titolo di rimborso “ad personam variabile”, a determinare così i famosi 6099€ lordi di cui parla l’articolo di Malagutti. Rappresentano rispettivamente il mio stipendio e la mia diaria (che si compone anche dei giustificativi dei trasporti Milano-Roma e dell’affitto di un monolocale, inserito come fringe benefit su cui pago le tasse).
Ora che ho dato tutte le spiegazioni del caso faccio anche di più: ve la faccio vedere, la mia ultima busta paga (il nostro tesoriere mi ha cancellato di persona i dati sensibili, che se fosse per me avrei pubblicato anche il numero del conto corrente bancario):
Link alla busta paga di Messora, agosto 2013
A disposizione per ulteriori chiarimenti.

“A casa!”. È online il nuovo numero di Cittadini 5 StARS

“A casa!”. È online il nuovo numero di Cittadini 5 StARS:
In questo numero: la mozione di sfiducia al governo Crocetta, due successi a 5 stelle per l’acqua, l’ok al microcredito, lo stop alle nomine all’IRSAP… e molto altro ancora. Vi proponiamo l’editoriale dell’addetto stampa del gruppo M5S all’ARS, Tony Gaudesi.
Big Ben ha detto stop. Il tempo di Crocetta sull’orologio 5stelle è scaduto: lui e il suo governo “devono sbaraccare”. Troppe le chiacchiere, pochissimi i fatti in una Sicilia-polveriera che rischia di deflagrare da un momento all’altro perché il governatore potesse sperare di tenere ancora le chiavi del motore dell’isola senza pesanti contraccolpi.
Dalla rete è arrivata una perentoria bocciatura, subito tradotta dai cittadini all’Ars in nove pagine di mozione di sfiducia che ripercorrono i principali fallimenti del presidente dei macro annunci e dei micro risultati.
Il silenzio assordante del Palazzo su temi come il lavoro, le famiglie le imprese, interrotto solo dalla quotidiana manfrina col Pd e dalla strenua difesa delle poltrone, ha pesato come un macigno sulle decisioni dei Cinquestelle e, probabilmente, sulle considerazioni della maggioranza dei siciliani, che pensano di certo più a come rimediare il pasto che all’inutile rimpasto. Bene non ha fatto a Crocetta nemmeno la gestione della faccenda Muos,con marce e retromarce che di fatto hanno consegnato Niscemi in mano agli americani e i siciliani in grembo all’angoscia.
Con tutta probabilità i deputati non raccoglieranno l’invito del Movimento: disserteranno, argomenteranno, brandiranno il vessillo della responsabilità per incatenarsi agli scranni. Si appelleranno a bilancio e fondi europei per non sbaraccare anzitempo e, soprattutto, per non azzerare in un fiat entrate a troppi zeri nelle proprie tasche che nemmeno la spending review è finora riuscita a mettere a dieta.
Il segnale, però, rimane. Forte. E’ la presa di distanza da un governo che continua a balbettare quando è ora di gridare, che zompetta quando è ora di correre. Come la crisi, più della crisi, che da troppo tempo, ormai, è al galoppo. Ma, evidentemente, il rumore degli zoccoli dentro al Palazzo non arriva.
Scarica subito l’ultimo numero di Cittadini 5 Stars!

Ci ha fatti spiare tutti: l’ultimo regalo di Monti.

Ci ha fatti spiare tutti: l’ultimo regalo di Monti.:
Fulvio Sarzana Mario Monti Servizi Segreti
L’ultimo regalo da presidente del Consiglio dell’uomo della Trilaterale è stato un decreto, senza legittimazione parlamentare (il governo era dimissionario), che conferisce ai servizi segreti la facoltà di avere accesso a tutte le banche dati, per incrociare le informazioni sui cittadini nei settori nevralgici dell’energia, dei trasporti, della salute, del credito bancario e delle telecomunicazioni. Hanno già firmato Telecom, Finmeccanica, Agenzia delle Entrate, Enel, Eni, Alitalia, Ferrovie dello Stato, Poste italiane. Grazie a questo decreto, senza autorizzazione della magistratura, i servizi possono avere accesso ai metadati tracciati dai gestori delle comunicazioni, degli internet service provider, degli aeroporti, delle dighe, dei servizi energetici e dei trasporti, per non meglio specificate finalità di sicurezza. Possono farlo legalmente.I servizi hanno in teoria direttive chiare e una precisa catena di comando. Dovrebbero poi, a norma di legge, relazionare al Copasir. Ma il Copasir non ha alcun potere, se non quello di chiedere: “e’ vero che avete spiato tizio e caio?”. “No, non è vero”: fine della storia. Impossibile chiedere la produzione di un documento qualunque, se di quel documento non è nota l’esistenza. E dal caso Tavaroli a Snowden, qualcuno ha ancora il coraggio di credere che le leggi, senza la possibilità effettiva di esercitare un controllo, siano puntualmente rispettate? Parliamo poi di un Paese, il nostro, che a differenza della Germania (dove l’ambasciatore Usa viene convocato d’urgenza perché riferisca a Obama che essere spiati non è bello) si ritrova ad essere rappresentato da un Enrico Letta che passa più tempo a Washington che a Roma. Forse per questo si è limitato timidamente, e suo malgrado, ad “associarsi” all’iniziativa di forte protesta franco-tedesca. Ci “associamo” alle proteste altrui giusto per salvare la faccia, ma la realtà è che non avendo quasi più niente da difendere, né in termini di ricchezza industriale né di sovranità, la nostra protesta è solo formale. Da noi non c’è più niente da spiare: sanno già tutto e hanno già tutto. E per essere sicuri di non poterci tenere neppure il più piccolo cecio in bocca, abbiamo appena regalato Telecom e tutte le infrastrutture di rete agli spagnoli. Roba che in qualunque altro posto del mondo sarebbe vagamente strategica, ma non si sa mai che a qualcuno possa pungere vaghezza di mandare un’email riservata.
Quattro chiacchiere sul punto con Fulvio Sarzana, avvocato esperto dei temi legati alla rete, in questo video.

Sapere tutto di un utente Twitter: FollowerWonk

Sapere tutto di un utente Twitter: FollowerWonk: Se siete appassionati di statistiche e volete sapere tutto sul vostro account Twitter o su quello di qualcun altro, provate Followerwonk. Notevole. Ne parlo in questo articolo per la Radiotelevisione svizzera.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.