Un report per Report:
"Oggi sarà consegnata alla redazione di “Report” la raccolta completa di tutte le attività parlamentari svolte finora dai deputati del MoVimento 5 Stelle. Una chiara risposta all’assunto di Milena Gabanelli secondo cui il M5S si sarebbe occupato solo di “scontrini” e non dei “tre milioni di disoccupati” italiani: è la stampa che si è occupata di ricevute, ignorando i disoccupati e tutti coloro che in questo momento soffrono per la profonda crisi culturale, sociale ed economica che attraversa il Paese. Per i parlamentari, i loro assistenti e tutto il personale che lavora per il MoVimento 5 Stelle ma, soprattutto, al servizio dell’Italia, la consegna del “report” mette la parola fine a questi primi 66 giorni di “assedio”. Lasso di tempo denso di avvenimenti e colpi di scena che sono, però, serviti solo a inquinare ulteriormente il già precario quadro politico. In questo periodo si è anche manifestata una nuova moda mediatica, la “caccia al grillino”, mentre i partiti politici hanno continuato comodamente a replicare quegli stessi comportamenti che avevano stigmatizzato in campagna elettorale.
Si chiede, infine, a tutti di lasciare lavorare i deputati affinché adempiano al mandato conferitogli da quasi 9 milioni di cittadini italiani. E, per chi ancora ritenesse di voler proseguire nell’indagine sulle tasche dei deputati del M5S, non prendendosi la briga di compulsare altri parlamentari in merito alle loro spese, ricapitoliamo quanto fino a ora il MoVimento 5 Stelle ha fatto risparmiare allo Stato italiano:
Rinuncia rimborsi elettorali: 42 milioni di euro
Rinuncia indennità fine mandato: 1,62 milioni di euro
Rinuncia della metà degli emolumenti: 5 milioni di euro
Rinuncia indennità di carica: 155 mila euro
Rinuncia alle spese generali aggiuntive: 3,5 milioni di euro." M5S Camera
22 maggio 2013
L'investigatrice
L'investigatrice:
"Caro Beppe, a me tocca solo ripetere quanto già scritto su questo blog, e notare che le "coincidenze" mi danno ragione. La giornalista di REPORT che ha fatto il servizio sul M5S è SABRINA GIANNINI, la stessa che fece il servizio bufala su Di Pietro Quel servizio fu una vera e propria polpetta avvelenata. Talmente mistificatorio da far dubitare della buona fede di chi lo realizzò, dato che erano vicende già note a chi conosce la storia di Di Pietro e dei suoi calunniatori berlusconiani del passato. Citare le risultanze catastali spacciando 7/8 appartamenti (in parte della moglie, che era già benestante di suo, e di cui solo 3 di Di Pietro) definendoli maliziosamente "56 immobili" fu la prima porcata. Far passare una donazione privata a un privato cittadino (di cui ricordo persino il momento storico e le motivazioni ) per un finanziamento pubblico fu la seconda. Aver dato voce ai soliti noti suoi diffamatori. Che sono oltretutto recidivi, perché già condannati per diffamazioni precedenti sulle stesse cose, ed evidentemente pagati da qualcuno, fu la terza. Sulla vicende, già note da anni, si espressero a suo tempo anche Lillo, Travaglio e Genchi E anche quel servizio non lo fece la Gabanelli, ma Sabrina Giannini, non nuova a questi servizi discutibili. Saluti." Ennio Doris
"Caro Beppe, a me tocca solo ripetere quanto già scritto su questo blog, e notare che le "coincidenze" mi danno ragione. La giornalista di REPORT che ha fatto il servizio sul M5S è SABRINA GIANNINI, la stessa che fece il servizio bufala su Di Pietro Quel servizio fu una vera e propria polpetta avvelenata. Talmente mistificatorio da far dubitare della buona fede di chi lo realizzò, dato che erano vicende già note a chi conosce la storia di Di Pietro e dei suoi calunniatori berlusconiani del passato. Citare le risultanze catastali spacciando 7/8 appartamenti (in parte della moglie, che era già benestante di suo, e di cui solo 3 di Di Pietro) definendoli maliziosamente "56 immobili" fu la prima porcata. Far passare una donazione privata a un privato cittadino (di cui ricordo persino il momento storico e le motivazioni ) per un finanziamento pubblico fu la seconda. Aver dato voce ai soliti noti suoi diffamatori. Che sono oltretutto recidivi, perché già condannati per diffamazioni precedenti sulle stesse cose, ed evidentemente pagati da qualcuno, fu la terza. Sulla vicende, già note da anni, si espressero a suo tempo anche Lillo, Travaglio e Genchi E anche quel servizio non lo fece la Gabanelli, ma Sabrina Giannini, non nuova a questi servizi discutibili. Saluti." Ennio Doris
Il M5S Lombardia rifiuta 2 milioni di rimborsi. Maroni no
Il M5S Lombardia rifiuta 2 milioni di rimborsi. Maroni no:
"A seguito di un nostro post sul blog il presidente Maroni ha risposto con un tweet. Il Presidente Maroni, che pure deve avere una qualche esperienza politica, confonde i rimborsi con le spese di funzionamento dei gruppi consiliari. Nessun cambiamento, abbiamo rifiutato 2 milioni di rimborsi elettorali, ridotto lo stipendio e rendicontato tutte le spese; a differenza di chi ha usato le spese di funzionamento dei gruppi consiliari illegittimamente per pagare il matrimonio della figlia, come ha fatto il capogruppo della Lega nella scorsa legislatura, come da contestazione della magistratura.
Attendiamo inutilmente altrettanto dagli altri gruppi." M5S Lombardia
"A seguito di un nostro post sul blog il presidente Maroni ha risposto con un tweet. Il Presidente Maroni, che pure deve avere una qualche esperienza politica, confonde i rimborsi con le spese di funzionamento dei gruppi consiliari. Nessun cambiamento, abbiamo rifiutato 2 milioni di rimborsi elettorali, ridotto lo stipendio e rendicontato tutte le spese; a differenza di chi ha usato le spese di funzionamento dei gruppi consiliari illegittimamente per pagare il matrimonio della figlia, come ha fatto il capogruppo della Lega nella scorsa legislatura, come da contestazione della magistratura.
Attendiamo inutilmente altrettanto dagli altri gruppi." M5S Lombardia
Il compagno Franceschini e la sua compagna
Il compagno Franceschini e la sua compagna:
""Caro xxx, se voti a Roma posso proporti di dare la preferenza a Michela di Biase, la mia compagna, che si candida in consiglio comunale? Dario". Il messaggio circola da alcuni giorni sui cellulari di un circolo più o meno ristretto di "amici" di Dario. Per la precisione Dario Franceschini, ex segretario del Pd, ex capogruppo alla Camera del Pd, attuale ministro per i Rapporti con il Parlamento del governo Letta. Che, come se non bastassero i problemi dell'Italia, deve pure preoccuparsi di dare una mano alla compagna candidata al consiglio comunale di Roma. Povero Dario. Nemmeno un attimo di riposo. Ma si sa tutti teniamo famiglia." Segnalazione da il Portaborse
""Caro xxx, se voti a Roma posso proporti di dare la preferenza a Michela di Biase, la mia compagna, che si candida in consiglio comunale? Dario". Il messaggio circola da alcuni giorni sui cellulari di un circolo più o meno ristretto di "amici" di Dario. Per la precisione Dario Franceschini, ex segretario del Pd, ex capogruppo alla Camera del Pd, attuale ministro per i Rapporti con il Parlamento del governo Letta. Che, come se non bastassero i problemi dell'Italia, deve pure preoccuparsi di dare una mano alla compagna candidata al consiglio comunale di Roma. Povero Dario. Nemmeno un attimo di riposo. Ma si sa tutti teniamo famiglia." Segnalazione da il Portaborse
E-Cat, i nuovi test “indipendenti” non sono né test né indipendenti
E-Cat, i nuovi test “indipendenti” non sono né test né indipendenti: Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “rheticus”.
“Fusione nucleare fredda: un italiano ce l'ha fatta” annuncia trionfante Valerio Porcu su Tomshw.it. L'E-Cat di Andrea Rossi sarebbe stato sottoposto a “test indipendenti” che forniscono “prove... firmate da scienziati che così rischiano reputazione e carriera”. Addirittura l'apparato sarebbe “in grado di autoalimentarsi”. Il titolo così sicuro, però, stride con un'altra frase: “non si può dire per certo che sia tutto vero”.
L'impressione che si ha dall'annuncio è che il controverso apparato sia stato finalmente esaminato diligentemente da esperti indipendenti e che abbia dimostrato inoppugnabilmente di generare più energia di quanta ne serve per attivarlo. Ma i fatti raccontano una storia ben diversa.
L'articolo tecnico Indication of anomalous heat energy production in a reactor device containing hydrogen loaded nickel powder (Arxiv.org), che fornisce i dettagli dei test in questione, descrive un metodo di misurazione dell'energia emessa decisamente indiretto e a dir poco stravagante, stracolmo di stime e approssimazioni in molti casi arbitrarie.
Prima di leggere l'articolo viene spontaneo immaginare due apparecchi di misura, uno in ingresso e uno in uscita, e un semplice calcolo per sottrazione: ma emerge che non è stato usato nulla del genere. Perché? L'impressione è che si sia scelto un metodo inutilmente complicato per confondere e abbagliare con grafici e tabelle a profusione.
Inoltre, come osserva New Energy Times, “gli autori [dell'articolo citato sopra] non hanno svolto un test indipendente; hanno invece partecipato a un'altra dimostrazione di Rossi e svolto misure su uno dei dispositivi di Rossi presso i suoi stabilimenti... Gli autori non hanno piena conoscenza del tipo e della preparazione dei materiali usati nel reattore e della modulazione della potenza in ingresso”.
Già. Nei “test indipendenti” una parte cruciale dell'apparato da testare era impossibile da esaminare: l'alimentazione, per esempio, era “montata dentro una scatola il cui contenuto non era ispezionabile in quanto facente parte del segreto industriale” (“mounted within a box, the contents of which were not available for inspection, inasmuch as they are part of the industrial trade secret.”). Un alimentatore non ispezionabile? In un apparato che secondo il suo inventore produce energia in modo rivoluzionario?
E c'è sempre la questione del misterioso additivo magico, il “catalizzatore” che è un altro “segreto industriale”. Se i componenti chiave dell'esperimento sono ignoti e inaccessibili agli sperimentatori, e quindi potenzialmente suscettibili di ogni sorta di manipolazione, non si può parlare seriamente di test indipendenti.
Per chi obietterà che Rossi ha il diritto di difendere il segreto sulla propria scoperta, ricordo che in tal caso ho il diritto di considerare il suo prodotto – come quello di chiunque altro annunci miracoli non ispezionabili – una bufala fino a prova contraria.
Se Rossi volesse davvero fare luce sul suo misterioso ritrovato, potrebbe divulgarne i dettagli al mondo e intascarsi in men che non si dica un paio di premi Nobel per la scoperta del millennio. Se non lo fa, il dubbio che ci sia qualcosa di non limpido, visti i tanti precedenti truffaldini in questo campo così emotivamente sensibile, è perlomeno legittimo.
In altre parole, la presunta produzione di energia in eccesso da parte dell'E-Cat è “dimostrata” soltanto nel senso più goliardicamente generoso del termine, ossia tanto quanto un illusionista “dimostra” di segare una donna in due. Siamo ben lontani da dimostrazioni robuste e trasparenti, per cui vale anche per questi nuovi test fumosi la regola di sempre: se non si fa totale chiarezza, E-Cat ci cova.
“Fusione nucleare fredda: un italiano ce l'ha fatta” annuncia trionfante Valerio Porcu su Tomshw.it. L'E-Cat di Andrea Rossi sarebbe stato sottoposto a “test indipendenti” che forniscono “prove... firmate da scienziati che così rischiano reputazione e carriera”. Addirittura l'apparato sarebbe “in grado di autoalimentarsi”. Il titolo così sicuro, però, stride con un'altra frase: “non si può dire per certo che sia tutto vero”.
L'impressione che si ha dall'annuncio è che il controverso apparato sia stato finalmente esaminato diligentemente da esperti indipendenti e che abbia dimostrato inoppugnabilmente di generare più energia di quanta ne serve per attivarlo. Ma i fatti raccontano una storia ben diversa.
L'articolo tecnico Indication of anomalous heat energy production in a reactor device containing hydrogen loaded nickel powder (Arxiv.org), che fornisce i dettagli dei test in questione, descrive un metodo di misurazione dell'energia emessa decisamente indiretto e a dir poco stravagante, stracolmo di stime e approssimazioni in molti casi arbitrarie.
Prima di leggere l'articolo viene spontaneo immaginare due apparecchi di misura, uno in ingresso e uno in uscita, e un semplice calcolo per sottrazione: ma emerge che non è stato usato nulla del genere. Perché? L'impressione è che si sia scelto un metodo inutilmente complicato per confondere e abbagliare con grafici e tabelle a profusione.
Inoltre, come osserva New Energy Times, “gli autori [dell'articolo citato sopra] non hanno svolto un test indipendente; hanno invece partecipato a un'altra dimostrazione di Rossi e svolto misure su uno dei dispositivi di Rossi presso i suoi stabilimenti... Gli autori non hanno piena conoscenza del tipo e della preparazione dei materiali usati nel reattore e della modulazione della potenza in ingresso”.
Già. Nei “test indipendenti” una parte cruciale dell'apparato da testare era impossibile da esaminare: l'alimentazione, per esempio, era “montata dentro una scatola il cui contenuto non era ispezionabile in quanto facente parte del segreto industriale” (“mounted within a box, the contents of which were not available for inspection, inasmuch as they are part of the industrial trade secret.”). Un alimentatore non ispezionabile? In un apparato che secondo il suo inventore produce energia in modo rivoluzionario?
E c'è sempre la questione del misterioso additivo magico, il “catalizzatore” che è un altro “segreto industriale”. Se i componenti chiave dell'esperimento sono ignoti e inaccessibili agli sperimentatori, e quindi potenzialmente suscettibili di ogni sorta di manipolazione, non si può parlare seriamente di test indipendenti.
Per chi obietterà che Rossi ha il diritto di difendere il segreto sulla propria scoperta, ricordo che in tal caso ho il diritto di considerare il suo prodotto – come quello di chiunque altro annunci miracoli non ispezionabili – una bufala fino a prova contraria.
Se Rossi volesse davvero fare luce sul suo misterioso ritrovato, potrebbe divulgarne i dettagli al mondo e intascarsi in men che non si dica un paio di premi Nobel per la scoperta del millennio. Se non lo fa, il dubbio che ci sia qualcosa di non limpido, visti i tanti precedenti truffaldini in questo campo così emotivamente sensibile, è perlomeno legittimo.
In altre parole, la presunta produzione di energia in eccesso da parte dell'E-Cat è “dimostrata” soltanto nel senso più goliardicamente generoso del termine, ossia tanto quanto un illusionista “dimostra” di segare una donna in due. Siamo ben lontani da dimostrazioni robuste e trasparenti, per cui vale anche per questi nuovi test fumosi la regola di sempre: se non si fa totale chiarezza, E-Cat ci cova.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
Questa donna vuole chiudere il Movimento 5 Stelle e istituire la partitocrazia come nuovo potere dello Stato
Questa donna vuole chiudere il Movimento 5 Stelle e istituire la partitocrazia come nuovo potere dello Stato:
La proposta Finocchiaro-Zanda sulla disciplina dei partiti politici costituisce, dal punto di vista politico, un rozzo tentativo di escludere il M5S dalla competizione elettorale e, soprattutto, dalla possibilità di partecipare alla vita democratica del Paese entro le istituzioni. C’è, tuttavia, un ulteriore aspetto, che merita di essere considerato. Anche a voler, infatti, prescindere dagli scopi politici perseguiti dal Pd, il disegno di legge presenta evidenti profili di incostituzionalità.
Vediamo, anzitutto, gli obiettivi dichiarati dal Pd. Il disegno di legge costituirebbe una proposta diretta ad assicurare «più democrazia interna nei movimenti politici in linea con quanto stabilisce l’art. 49 della Costituzione»: «la legge serve per garantire la trasparenza della vita interna dei partiti e la stessa partecipazione» (Finocchiaro). Nella presentazione del Ddl, inoltre, si precisa che le regole dettate dalla nuova legge non impediranno «a una semplice associazione o movimento di fare politica, ma il mancato acquisto della personalità giuridica precluderà l’accesso al finanziamento pubblico e la partecipazione alle competizioni elettorali». In altre parole: i movimenti potranno fare politica al di fuori delle istituzioni, saranno costretti – loro malgrado – a divenire forze extra-parlamentari, anche quando ciò non fosse in alcun modo la loro volontà, intenzione ed ispirazione. Tra partiti (legittimati alla competizione elettorale) e movimenti viene così stabilita questa distinzione essenziale: le forze politiche, per poter partecipare alle competizioni elettorali, dovranno divenire associazioni riconosciute dotate di personalità giuridica, che acquistano la personalità giuridica mediante il riconoscimento determinato dall’iscrizione nel registro delle persone giuridiche.
Si tratta di un’attuazione dell’art. 49 della Costituzione, come sostiene il Pd? In realtà, l’art. 49 Cost. non prevede alcun obbligo di registrazione ed acquisizione della personalità giuridica (previsto invece dall’art. 39 Cost. per le organizzazioni sindacali, e mai attuato). L’art. 49 Cost., infatti, si coordina e deve essere letto attraverso il riferimento fondamentale dell’art. 18 Cost., il quale garantisce a tutti i cittadini il «diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazioni». Le formule “associarsi liberamente senza autorizzazione” e “associarsi liberamente in partiti” giustificano la scelta dei Costituenti di escludere la necessità di registrazione e riconoscimento, con i relativi controlli pubblici. Come ricordato, di recente, dalla Corte Costituzionale, «i partiti politici sono garantiti dalla Carta costituzionale – nella prospettiva del diritto dei cittadini di associarsi – quali strumenti di rappresentanza di interessi politicamente organizzati; diritto di associazione al quale si ricollega la garanzia del pluralismo» (Corte Cost., ordinanza n. 79/2006).
In realtà, il problema dell’ “attuazione” dell’art. 49 Cost. e della disciplina dei partiti politici è risalente, e fu oggetto di discussioni sin dall’Assemblea Costituente. Devono, tuttavia, essere distinti differenti questioni in merito, che il Ddl presentato dal Partito Democratico pretende invece di considerare, impropriamente, come se esse rispondessero tutte alla stessa logica. Un conto, infatti, è il problema – a lungo discusso – della «democrazia interna» ai partiti, ossia della necessità di assicurare meccanismi interni che consentano alle forze politiche di adottare le proprie decisioni e di definire il proprio funzionamento attraverso il metodo democratico. Come ricorderà Aldo Moro, «è evidente che, se non vi è una base di democrazia interna, i partiti non potrebbero trasfondere indirizzo democratico nell’ambito della vita politica del Paese».
Ora, questo aspetto particolare non è direttamente legato alla presunta necessità di imporre ai partiti l’obbligo di registrazione e del riconoscimento della personalità giuridica. Diverso è, infatti, il problema della personalità giuridica. Il Ddl proposto dal Pd impone, infatti, l’acquisto di personalità giuridica mediante il procedimento disciplinato dal D.P.R. 286/2000, il quale prevede l’obbligo di presentare una domanda per il riconoscimento presso le Prefetture. Si tratta, pertanto, di una particolare disciplina che si presenta ben più invasiva di quella proposta, a suo tempo, dal progetto Sturzo, il quale prevedeva unicamente che, al fine dell’acquisto della personalità giuridica, i partiti dovessero depositare nella cancelleria del Tribunale competente lo statuto, senza altri obblighi («questo atto – scrive Sturzo – basta per poter attribuire al partito la personalità giuridica e in tale veste potere anche possedere beni stabili e mobili senza alcuna autorizzazione preventiva).
C’è, infine, un’ultima questione, che riguarda il problema della funzione costituzionale dei partiti. Per spiegarci, possiamo ritornare all’intervento della Corte Costituzionale già citato. Nel giudizio, la parte ricorrente aveva sostenuto che «fra le diverse funzioni che svolgono i partiti, quella relativa alle competizioni elettorali rappresenta un’attribuzione costituzionale che l’art. 49 Cost. assegna loro in via esclusiva, non essendo configurabile a Costituzione vigente altra forma di rappresentanza politica». La Corte Costituzionale respinge questa impostazione: «l’art. 49 Cost. – si legge nell’ordinanza – attribuisce ai partiti politici la funzione di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” e non specifici poteri di carattere costituzionale». La Corte, inoltre, ha precisato:
È evidente, pertanto, che il Ddl presentato dal Pd intende non soltanto escludere il M5S dalle istituzioni, ma anche il sogno mai definitivamente compiuto della partitocrazia: quello di fare del partito politico un potere dello Stato, unico soggetto della rappresentanza politica.
Con il pretesto di dettare norme per assicurare la “democrazia interna” ai partiti si vuole “costituzionalizzare” la partitocrazia: è questo l’obiettivo che sta dietro la proposta del Pd. Obiettivo che non solo rappresenta una mossa politica, profondamente antidemocratica, perché diretta ad escludere i cittadini dalla possibilità di partecipare attivamente alla vita politica del Paese, ma che è, altresì perseguito introducendo disposizioni che non possono non dirsi sospette di incostituzionalità.
La proposta Finocchiaro-Zanda sulla disciplina dei partiti politici costituisce, dal punto di vista politico, un rozzo tentativo di escludere il M5S dalla competizione elettorale e, soprattutto, dalla possibilità di partecipare alla vita democratica del Paese entro le istituzioni. C’è, tuttavia, un ulteriore aspetto, che merita di essere considerato. Anche a voler, infatti, prescindere dagli scopi politici perseguiti dal Pd, il disegno di legge presenta evidenti profili di incostituzionalità.
Vediamo, anzitutto, gli obiettivi dichiarati dal Pd. Il disegno di legge costituirebbe una proposta diretta ad assicurare «più democrazia interna nei movimenti politici in linea con quanto stabilisce l’art. 49 della Costituzione»: «la legge serve per garantire la trasparenza della vita interna dei partiti e la stessa partecipazione» (Finocchiaro). Nella presentazione del Ddl, inoltre, si precisa che le regole dettate dalla nuova legge non impediranno «a una semplice associazione o movimento di fare politica, ma il mancato acquisto della personalità giuridica precluderà l’accesso al finanziamento pubblico e la partecipazione alle competizioni elettorali». In altre parole: i movimenti potranno fare politica al di fuori delle istituzioni, saranno costretti – loro malgrado – a divenire forze extra-parlamentari, anche quando ciò non fosse in alcun modo la loro volontà, intenzione ed ispirazione. Tra partiti (legittimati alla competizione elettorale) e movimenti viene così stabilita questa distinzione essenziale: le forze politiche, per poter partecipare alle competizioni elettorali, dovranno divenire associazioni riconosciute dotate di personalità giuridica, che acquistano la personalità giuridica mediante il riconoscimento determinato dall’iscrizione nel registro delle persone giuridiche.
Si tratta di un’attuazione dell’art. 49 della Costituzione, come sostiene il Pd? In realtà, l’art. 49 Cost. non prevede alcun obbligo di registrazione ed acquisizione della personalità giuridica (previsto invece dall’art. 39 Cost. per le organizzazioni sindacali, e mai attuato). L’art. 49 Cost., infatti, si coordina e deve essere letto attraverso il riferimento fondamentale dell’art. 18 Cost., il quale garantisce a tutti i cittadini il «diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazioni». Le formule “associarsi liberamente senza autorizzazione” e “associarsi liberamente in partiti” giustificano la scelta dei Costituenti di escludere la necessità di registrazione e riconoscimento, con i relativi controlli pubblici. Come ricordato, di recente, dalla Corte Costituzionale, «i partiti politici sono garantiti dalla Carta costituzionale – nella prospettiva del diritto dei cittadini di associarsi – quali strumenti di rappresentanza di interessi politicamente organizzati; diritto di associazione al quale si ricollega la garanzia del pluralismo» (Corte Cost., ordinanza n. 79/2006).
In realtà, il problema dell’ “attuazione” dell’art. 49 Cost. e della disciplina dei partiti politici è risalente, e fu oggetto di discussioni sin dall’Assemblea Costituente. Devono, tuttavia, essere distinti differenti questioni in merito, che il Ddl presentato dal Partito Democratico pretende invece di considerare, impropriamente, come se esse rispondessero tutte alla stessa logica. Un conto, infatti, è il problema – a lungo discusso – della «democrazia interna» ai partiti, ossia della necessità di assicurare meccanismi interni che consentano alle forze politiche di adottare le proprie decisioni e di definire il proprio funzionamento attraverso il metodo democratico. Come ricorderà Aldo Moro, «è evidente che, se non vi è una base di democrazia interna, i partiti non potrebbero trasfondere indirizzo democratico nell’ambito della vita politica del Paese».
Ora, questo aspetto particolare non è direttamente legato alla presunta necessità di imporre ai partiti l’obbligo di registrazione e del riconoscimento della personalità giuridica. Diverso è, infatti, il problema della personalità giuridica. Il Ddl proposto dal Pd impone, infatti, l’acquisto di personalità giuridica mediante il procedimento disciplinato dal D.P.R. 286/2000, il quale prevede l’obbligo di presentare una domanda per il riconoscimento presso le Prefetture. Si tratta, pertanto, di una particolare disciplina che si presenta ben più invasiva di quella proposta, a suo tempo, dal progetto Sturzo, il quale prevedeva unicamente che, al fine dell’acquisto della personalità giuridica, i partiti dovessero depositare nella cancelleria del Tribunale competente lo statuto, senza altri obblighi («questo atto – scrive Sturzo – basta per poter attribuire al partito la personalità giuridica e in tale veste potere anche possedere beni stabili e mobili senza alcuna autorizzazione preventiva).
C’è, infine, un’ultima questione, che riguarda il problema della funzione costituzionale dei partiti. Per spiegarci, possiamo ritornare all’intervento della Corte Costituzionale già citato. Nel giudizio, la parte ricorrente aveva sostenuto che «fra le diverse funzioni che svolgono i partiti, quella relativa alle competizioni elettorali rappresenta un’attribuzione costituzionale che l’art. 49 Cost. assegna loro in via esclusiva, non essendo configurabile a Costituzione vigente altra forma di rappresentanza politica». La Corte Costituzionale respinge questa impostazione: «l’art. 49 Cost. – si legge nell’ordinanza – attribuisce ai partiti politici la funzione di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” e non specifici poteri di carattere costituzionale». La Corte, inoltre, ha precisato:
- che le funzioni attribuite dalla legge ai partiti sono unicamente funzionali a «raccordare il diritto, costituzionalmente riconosciuto ai cittadini, di associarsi in una pluralità di partiti con la rappresentanza politica, necessaria per concorrere nell’ambito del procedimento elettorale, e trovano solo un fondamento nello stesso art. 49 Cost.»;
- che i partiti politici «vanno considerati come organizzazioni proprie della società civile, alle quali sono attribuite dalle leggi ordinarie talune funzioni pubbliche, e non come poteri dello Stato ai fini dell’art. 134 Cost.» (Corte Cost., ordinanza n. 79/2006).
È evidente, pertanto, che il Ddl presentato dal Pd intende non soltanto escludere il M5S dalle istituzioni, ma anche il sogno mai definitivamente compiuto della partitocrazia: quello di fare del partito politico un potere dello Stato, unico soggetto della rappresentanza politica.
Con il pretesto di dettare norme per assicurare la “democrazia interna” ai partiti si vuole “costituzionalizzare” la partitocrazia: è questo l’obiettivo che sta dietro la proposta del Pd. Obiettivo che non solo rappresenta una mossa politica, profondamente antidemocratica, perché diretta ad escludere i cittadini dalla possibilità di partecipare attivamente alla vita politica del Paese, ma che è, altresì perseguito introducendo disposizioni che non possono non dirsi sospette di incostituzionalità.
21 maggio 2013
Fusione nucleare fredda: un italiano ce l'ha fatta
Fusione nucleare fredda: un italiano ce l'ha fatta: Si chiama ECat HT ed è un prodotto miracoloso per la produzione energetica. Fumoso fino a ieri, i primi test indipendenti e autorevoli confermano tutto. Può battere plutonio e benzina, e costa meno.
Sinonimocontrario
Sinonimocontrario:
Non siamo più né carne né pesce. Siamo sia carne che pesce. Sinonimi e contrari hanno lo stesso significato. Essere e non essere non è più un problema. Si è e, allo stesso tempo, non si è. Le parole sono diventate, senza che ce accorgessimo, sinonimecontrarie. Il contrario di guerra è pace, ma pace è diventata sinonimo di guerra. I bombardamenti si chiamano infatti missioni di pace. Le conversazioni quotidiane, gli articoli dei giornali, le notizie dei mezzibusti televisivi sono sinonimicontrari. Spiegano la realtà usando termini con il significato opposto o completamente diverso. E' la tecnica della confusione, un non luogo dove i gatti sono tutti grigi, come di notte. Governare-sfasciarel'Italia. Razzismo- immigrazioneregolamentata. Banche-usura. Pdl-pdmenoelle. Largheintese-inciucio. Stato-mafia. Informazione-diffamazione. Onorevole-condannato. Leader-Letta. Economista-Monti. Statista-Berlusconi. Pacificazione-calarelebraghe. Intelligente-Gasparri. Prendi una parola, trova il suo contrario e lo trasformi in sinonimo. La parola in questione non avrà più barriere. Diventerà invincibile. Il suo opposto è inglobato e assimilato. Piduista-servitoredelloStato. Altavelocità-bucotrenimerciinValdiSusa. Contributi-finanziamentielettorali. Giurista-Violante. Partiti-democrazia. Talkshow-approfondimento. Riflettete, quante volte vi succede di non trovare più la parola per dirlo? Per opporvi? Il pensiero unico non vuole contrari, ma solo sinonimi.
Non siamo più né carne né pesce. Siamo sia carne che pesce. Sinonimi e contrari hanno lo stesso significato. Essere e non essere non è più un problema. Si è e, allo stesso tempo, non si è. Le parole sono diventate, senza che ce accorgessimo, sinonimecontrarie. Il contrario di guerra è pace, ma pace è diventata sinonimo di guerra. I bombardamenti si chiamano infatti missioni di pace. Le conversazioni quotidiane, gli articoli dei giornali, le notizie dei mezzibusti televisivi sono sinonimicontrari. Spiegano la realtà usando termini con il significato opposto o completamente diverso. E' la tecnica della confusione, un non luogo dove i gatti sono tutti grigi, come di notte. Governare-sfasciarel'Italia. Razzismo- immigrazioneregolamentata. Banche-usura. Pdl-pdmenoelle. Largheintese-inciucio. Stato-mafia. Informazione-diffamazione. Onorevole-condannato. Leader-Letta. Economista-Monti. Statista-Berlusconi. Pacificazione-calarelebraghe. Intelligente-Gasparri. Prendi una parola, trova il suo contrario e lo trasformi in sinonimo. La parola in questione non avrà più barriere. Diventerà invincibile. Il suo opposto è inglobato e assimilato. Piduista-servitoredelloStato. Altavelocità-bucotrenimerciinValdiSusa. Contributi-finanziamentielettorali. Giurista-Violante. Partiti-democrazia. Talkshow-approfondimento. Riflettete, quante volte vi succede di non trovare più la parola per dirlo? Per opporvi? Il pensiero unico non vuole contrari, ma solo sinonimi.
Iscriviti a:
Post (Atom)