25 aprile 2013
100 Euros “Little Black Box” Runs XBMC Linux
100 Euros “Little Black Box” Runs XBMC Linux: Most set-top boxes running XBMC, are actually Android devices running XBMC as an app, and I don’t know of other media players that are sold with XBMC Linux pre-installed. Until today, as an XBMC Linux STB called The Little Black Box has been officially announced today.
Il 25 aprile è morto
Il 25 aprile è morto:
Nella nomina a presidente del Consiglio di un membro del Bilderberg il 25 aprile è morto,
nella grassa risata del piduista Berlusconi in Parlamento il 25 aprile è morto,
nella distruzione dei nastri delle conversazioni tra Mancino e Napolitano il 25 aprile è morto,
nella dittatura dei partiti il 25 aprile è morto,
nell'informazione corrotta il 25 aprile è morto,
nel tradimento della Costituzione il 25 aprile è morto,
nell'inciucio tra il pdl e il pdmenoelle il 25 aprile è morto,
nella rielezione di Napolitano e il passaggio di fatto a una Repubblica presidenziale il 25 aprile è morto,
nell'abbraccio tra Bersani e Alfano il 25 aprile è morto,
nella mancata elezione di Rodotà il 25 aprile è morto,
nella resurrezione di Amato, il tesoriere di Bottino Craxi, il 25 aprile è morto,
nei disoccupati, nelle fabbriche che chiudono, nei tagli alla Scuola e alla Sanità il 25 aprile è morto,
nei riti ruffiani e falsi che oggi si celebrano in suo nome il 25 aprile è morto,
nel grande saccheggio impunito del Monte dei Paschi di Siena il 25 aprile è morto,
nel debito pubblico colossale dovuto agli sprechi e ai privilegi dei politici il 25 aprile è morto,
nei piduisti che infestano il Parlamento e la nazione il 25 aprile è morto,
nelle ingerenze straniere il 25 aprile è morto,
nella perdita della nostra sovranità monetaria, politica, territoriale il 25 aprile è morto,
nella mancata elezione di Rodotà il 25 aprile è morto,
nella Repubblica nelle mani di Berlusconi, 77 anni, e Napolitano, 88 anni, il 25 aprile è morto,
nei processi mai celebrati allo "statista" Berlusconi il 25 aprile è morto,
nella trattativa Stato - mafia i cui responsabili non sono stati giudicati dopo vent'anni il 25 aprile è morto,
nel milione e mezzo di giovani emigrati in questi anni per mancanza di lavoro il 25 aprile è morto,
nell'indifferenza di troppi italiani che avranno presto un brusco risveglio il 25 aprile è morto.
Oggi evitiamo di parlarne, di celebrarlo, restiamo in silenzio con il rispetto dovuto ai defunti.
Se i partigiani tornassero tra noi si metterebbero a piangere.
Nella nomina a presidente del Consiglio di un membro del Bilderberg il 25 aprile è morto,
nella grassa risata del piduista Berlusconi in Parlamento il 25 aprile è morto,
nella distruzione dei nastri delle conversazioni tra Mancino e Napolitano il 25 aprile è morto,
nella dittatura dei partiti il 25 aprile è morto,
nell'informazione corrotta il 25 aprile è morto,
nel tradimento della Costituzione il 25 aprile è morto,
nell'inciucio tra il pdl e il pdmenoelle il 25 aprile è morto,
nella rielezione di Napolitano e il passaggio di fatto a una Repubblica presidenziale il 25 aprile è morto,
nell'abbraccio tra Bersani e Alfano il 25 aprile è morto,
nella mancata elezione di Rodotà il 25 aprile è morto,
nella resurrezione di Amato, il tesoriere di Bottino Craxi, il 25 aprile è morto,
nei disoccupati, nelle fabbriche che chiudono, nei tagli alla Scuola e alla Sanità il 25 aprile è morto,
nei riti ruffiani e falsi che oggi si celebrano in suo nome il 25 aprile è morto,
nel grande saccheggio impunito del Monte dei Paschi di Siena il 25 aprile è morto,
nel debito pubblico colossale dovuto agli sprechi e ai privilegi dei politici il 25 aprile è morto,
nei piduisti che infestano il Parlamento e la nazione il 25 aprile è morto,
nelle ingerenze straniere il 25 aprile è morto,
nella perdita della nostra sovranità monetaria, politica, territoriale il 25 aprile è morto,
nella mancata elezione di Rodotà il 25 aprile è morto,
nella Repubblica nelle mani di Berlusconi, 77 anni, e Napolitano, 88 anni, il 25 aprile è morto,
nei processi mai celebrati allo "statista" Berlusconi il 25 aprile è morto,
nella trattativa Stato - mafia i cui responsabili non sono stati giudicati dopo vent'anni il 25 aprile è morto,
nel milione e mezzo di giovani emigrati in questi anni per mancanza di lavoro il 25 aprile è morto,
nell'indifferenza di troppi italiani che avranno presto un brusco risveglio il 25 aprile è morto.
Oggi evitiamo di parlarne, di celebrarlo, restiamo in silenzio con il rispetto dovuto ai defunti.
Se i partigiani tornassero tra noi si metterebbero a piangere.
24 aprile 2013
Penisola Vendesi, vista mare.
Penisola Vendesi, vista mare.:
di Valerio Valentini (@valentinivaler)
Se non fossero un insulto alla Costituzione, i commenti estasiati con cui i trombettieri quirinalizi esaltano la condotta “coraggiosa” e “generosa” del Capo dello Stato risulterebbero quasi esilaranti. Gli Italiani hanno sempre bisogno di riporre la propria fiducia nell’uomo della provvidenza di turno, così da potersi sgravare la coscienza dai propri doveri civici, e aspettare che passi la nottata. E stampa e televisioni si adeguano: Giorgio Napolitano, ormai, è già leggenda. Un idolo delle folle; un monumento alla nazione in carne ed ossa; il nuovo salvatore della patria.
L’intero primo settennato di Giorgio Napolitano è stato costellato da atti e decisioni ai limiti dell’incostituzionalità. Ma, a parte le solite pochissime eccezioni, nessuno si è sentito in dovere di azzardare mezza sillaba di critica. Non quando il Capo dello Stato approvava le spedizioni punitive del Csm contro quei magistrati, tipo Forleo e De Magistris, che osavano condurre indagini un po’ troppo scomode. Non quando firmava, con mano felpata, le leggi oscene e incostituzionali volute da Berlusconi. Non quando, con la scusa grossolana di tutelare le prerogative del Presidente della Repubblica, attaccava la procura di Palermo rea di non aver previsto che un indagato in un’indagine che riguardava la trattativa tra Stato e Mafia potesse chiamare il Colle, e ricevere per giunta risposta. Non quando dispensava grazie come cioccolatini, al direttore del Giornale Sallusti e all’agente americano della Nato Joseph Romano, appena poche settimane dopo le condanne sancite dai tribunali. Non quando accettava le dimissioni di Monti in un colloquio privato, anziché spedirlo a farsi sfiduciare dalla Camere.
Dopo la rielezione di Napolitano, però, osservatori e commentatori, editorialisti e opinionisti, sembrano davvero esser caduti in preda a un delirio di venerazione. Non soltanto, infatti, si profondono in lodi e salamelecchi ad ogni gesto che il Capo dello Stato accenna, ma addirittura lo incitano ad agire da vero monarca, tributandogli osanna preventivi. Emblematica, in questo senso, l’articolessa settimanale di Eugenio Scalfari (considerato un oracolo, non solo dalla nomenclatura di sinistra), di cui già il titolo era a dir poco imbarazzante: «Solo lui può riparare il motore imballato». Ecco quanto scrive Scalfari, elogiando quel gran genio del suo amico Giorgio: «Adesso Napolitano farà un governo» che «seguirà le indicazioni di scopo che il Capo dello Stato gli affiderà in parte già contenute nel documento dei “saggi” […]». Della serie: come concentrare il massimo dell’incostituzionalità nel minimo delle righe. Scalfari dovrebbe ricordare, e insieme a lui i molti che continuano ad inneggiare al “governo del Presidente” e al “programma dei saggi”, che il Capo dello Stato non può “fare” nessun governo. Può soltanto (art. 92) nominare il Presidente del Consiglio “e, su proposta di questo, i ministri”. Né tantomeno può interferire nella scelta del programma del governo: al massimo può esprimere delle indicazioni, ma non può imporre all’esecutivo le ricette (tra l’altro discutibilissime) di dieci perfetti signor nessuno.
Semmai, c’era da chiedersi se Napolitano potesse davvero nominare le due commissioni di saggi. L’articolo 87 della Costituzione, infatti, stabilisce che il Capo dello Stato “nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato”. Ora, non si capisce quale legge preveda la creazione di commissioni di saggi per suggerire riforme e indicare soluzioni, ruolo che invece spetta solo e soltanto al Parlamento. Eppure, neanche in quel caso ci fu la benché minima critica al suo operato. Anzi, quelli che non poterono proprio fare a meno di constatare la stramberia della decisione del Presidente della Repubblica, elaborarono formule ancor più strambe per giustificarla, come “invenzione di fantasia costituzionale” (Tg la7).
Tutte le ultime scelte di Napolitano, comunque, vengono commentate alla luce dello stallo istituzionale e dell’irresponsabilità (innegabile) delle forze politiche che hanno prodotto questo sfacelo. Siccome i partiti sono incapaci di trovare una soluzione, sembra essere la logica imperante, è bene che ci pensi il Capo dello Stato. Il quale, ovviamente, ha buon gioco a forzare la mano. In pochissimi hanno rilevato l’inaccettabilità di un passaggio del discorso di Napolitano al Parlamento, dopo il suo secondo giuramento: “Se mi troverò di nuovo – ha tuonato il Presidente della Repubblica – dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese”. Cos’è, una minaccia? Un avvertimento? È inconcepibile che un Capo dello Stato utilizzi il ricatto dello scioglimento delle Camere, o delle sue dimissioni anticipate, per condizionare il Parlamento, fosse anche per il più nobile dei motivi.
Ma nessuno sembra preoccuparsene. Anzi, tutti ormai affermano che l’Italia sta assumendo sempre più i connotati di una repubblica presidenziale, e lo fanno con aria tranquilla, rilassata, come se stessero commentando le previsioni del tempo. Nessuno arrossisce nel dirlo, nessuno si indigna nel constatare che lo scivolamento nel presidenzialismo è avvenuto, e sta avvenendo, in palese violazione dei principi della Costituzione.
Ma del resto Napolitano oggi l’ha detto: “Anche i mezzi di informazione cooperino a favorire il massimo di distensione piuttosto che rinfocolare vecchie tensioni”. Nessuno insomma, disturbi il conducente.
di Valerio Valentini (@valentinivaler)
Se non fossero un insulto alla Costituzione, i commenti estasiati con cui i trombettieri quirinalizi esaltano la condotta “coraggiosa” e “generosa” del Capo dello Stato risulterebbero quasi esilaranti. Gli Italiani hanno sempre bisogno di riporre la propria fiducia nell’uomo della provvidenza di turno, così da potersi sgravare la coscienza dai propri doveri civici, e aspettare che passi la nottata. E stampa e televisioni si adeguano: Giorgio Napolitano, ormai, è già leggenda. Un idolo delle folle; un monumento alla nazione in carne ed ossa; il nuovo salvatore della patria.
L’intero primo settennato di Giorgio Napolitano è stato costellato da atti e decisioni ai limiti dell’incostituzionalità. Ma, a parte le solite pochissime eccezioni, nessuno si è sentito in dovere di azzardare mezza sillaba di critica. Non quando il Capo dello Stato approvava le spedizioni punitive del Csm contro quei magistrati, tipo Forleo e De Magistris, che osavano condurre indagini un po’ troppo scomode. Non quando firmava, con mano felpata, le leggi oscene e incostituzionali volute da Berlusconi. Non quando, con la scusa grossolana di tutelare le prerogative del Presidente della Repubblica, attaccava la procura di Palermo rea di non aver previsto che un indagato in un’indagine che riguardava la trattativa tra Stato e Mafia potesse chiamare il Colle, e ricevere per giunta risposta. Non quando dispensava grazie come cioccolatini, al direttore del Giornale Sallusti e all’agente americano della Nato Joseph Romano, appena poche settimane dopo le condanne sancite dai tribunali. Non quando accettava le dimissioni di Monti in un colloquio privato, anziché spedirlo a farsi sfiduciare dalla Camere.
Dopo la rielezione di Napolitano, però, osservatori e commentatori, editorialisti e opinionisti, sembrano davvero esser caduti in preda a un delirio di venerazione. Non soltanto, infatti, si profondono in lodi e salamelecchi ad ogni gesto che il Capo dello Stato accenna, ma addirittura lo incitano ad agire da vero monarca, tributandogli osanna preventivi. Emblematica, in questo senso, l’articolessa settimanale di Eugenio Scalfari (considerato un oracolo, non solo dalla nomenclatura di sinistra), di cui già il titolo era a dir poco imbarazzante: «Solo lui può riparare il motore imballato». Ecco quanto scrive Scalfari, elogiando quel gran genio del suo amico Giorgio: «Adesso Napolitano farà un governo» che «seguirà le indicazioni di scopo che il Capo dello Stato gli affiderà in parte già contenute nel documento dei “saggi” […]». Della serie: come concentrare il massimo dell’incostituzionalità nel minimo delle righe. Scalfari dovrebbe ricordare, e insieme a lui i molti che continuano ad inneggiare al “governo del Presidente” e al “programma dei saggi”, che il Capo dello Stato non può “fare” nessun governo. Può soltanto (art. 92) nominare il Presidente del Consiglio “e, su proposta di questo, i ministri”. Né tantomeno può interferire nella scelta del programma del governo: al massimo può esprimere delle indicazioni, ma non può imporre all’esecutivo le ricette (tra l’altro discutibilissime) di dieci perfetti signor nessuno.
Semmai, c’era da chiedersi se Napolitano potesse davvero nominare le due commissioni di saggi. L’articolo 87 della Costituzione, infatti, stabilisce che il Capo dello Stato “nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato”. Ora, non si capisce quale legge preveda la creazione di commissioni di saggi per suggerire riforme e indicare soluzioni, ruolo che invece spetta solo e soltanto al Parlamento. Eppure, neanche in quel caso ci fu la benché minima critica al suo operato. Anzi, quelli che non poterono proprio fare a meno di constatare la stramberia della decisione del Presidente della Repubblica, elaborarono formule ancor più strambe per giustificarla, come “invenzione di fantasia costituzionale” (Tg la7).
Tutte le ultime scelte di Napolitano, comunque, vengono commentate alla luce dello stallo istituzionale e dell’irresponsabilità (innegabile) delle forze politiche che hanno prodotto questo sfacelo. Siccome i partiti sono incapaci di trovare una soluzione, sembra essere la logica imperante, è bene che ci pensi il Capo dello Stato. Il quale, ovviamente, ha buon gioco a forzare la mano. In pochissimi hanno rilevato l’inaccettabilità di un passaggio del discorso di Napolitano al Parlamento, dopo il suo secondo giuramento: “Se mi troverò di nuovo – ha tuonato il Presidente della Repubblica – dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese”. Cos’è, una minaccia? Un avvertimento? È inconcepibile che un Capo dello Stato utilizzi il ricatto dello scioglimento delle Camere, o delle sue dimissioni anticipate, per condizionare il Parlamento, fosse anche per il più nobile dei motivi.
Ma nessuno sembra preoccuparsene. Anzi, tutti ormai affermano che l’Italia sta assumendo sempre più i connotati di una repubblica presidenziale, e lo fanno con aria tranquilla, rilassata, come se stessero commentando le previsioni del tempo. Nessuno arrossisce nel dirlo, nessuno si indigna nel constatare che lo scivolamento nel presidenzialismo è avvenuto, e sta avvenendo, in palese violazione dei principi della Costituzione.
Ma del resto Napolitano oggi l’ha detto: “Anche i mezzi di informazione cooperino a favorire il massimo di distensione piuttosto che rinfocolare vecchie tensioni”. Nessuno insomma, disturbi il conducente.
Assenti ingiustificabili
Assenti ingiustificabili:
Elisa Bulgarelli, Senatrice del Movimento 5 Stelle, oggi è intervenuta in Senato sul post-sisma abruzzese ed emiliano. L'aula, come dimostra la foto sopra, era mezza vuota.
"Credo che la politica debba chiedere scusa ai terremotati emiliano-romagnoli, anche per l'Aula mezza vuota che ha accolto oggi l'importantissima informativa sul terremoto. Oggi in Aula abbiamo chiesto scusa noi, che in questi palazzi non eravamo, e ci siamo impegnati per portare avanti alcuni punti fondamentali per ripartire il più in fretta possibile. Il Commissario Straordinario per il terremoto non può essere contemporaneamente anche Presidente di Regione e Presidente della Conferenza Stato-Regioni. Nessun uomo li può svolgere, con efficacia, in contemporanea. Ci sono alcuni punti sui quali lavorare.
- Snelliamo la burocrazia d’accesso ai fondi della ricostruzione (anche attraverso anticipi di cassa dello Stato): tutti devono riavere la propria casa ricostruita nel minor tempo possibile
- Recuperiamo dall’evasione fiscale qualche risorsa in più e istituiamo una fiscalità di vantaggio per la zona
- Destiniamo, una tantum, l’8x1000 non assegnato al fondo di ricostruzione per i terremotati, anziché alle varie chiese
- Interrompiamo la riscossione delle tasse per i terremotati per due anni. Senza interessi.
- Sospendiamo le rate dei mutui contratti prima del sisma, e su questo abbiamo già presentato un atto, fino alla completa ricostruzione dell'edificio
- Ripartiamo dai centri storici e dal cuore pulsante della vita nei paesi della "Bassa". Se è necessario, anche attraverso un intervento diretto dello Stato che ristrutturi e ceda alcuni edifici in comodato per riportare la vita nelle città.” Elisa Bulgarelli, M5S Senato
Elisa Bulgarelli, Senatrice del Movimento 5 Stelle, oggi è intervenuta in Senato sul post-sisma abruzzese ed emiliano. L'aula, come dimostra la foto sopra, era mezza vuota.
"Credo che la politica debba chiedere scusa ai terremotati emiliano-romagnoli, anche per l'Aula mezza vuota che ha accolto oggi l'importantissima informativa sul terremoto. Oggi in Aula abbiamo chiesto scusa noi, che in questi palazzi non eravamo, e ci siamo impegnati per portare avanti alcuni punti fondamentali per ripartire il più in fretta possibile. Il Commissario Straordinario per il terremoto non può essere contemporaneamente anche Presidente di Regione e Presidente della Conferenza Stato-Regioni. Nessun uomo li può svolgere, con efficacia, in contemporanea. Ci sono alcuni punti sui quali lavorare.
- Snelliamo la burocrazia d’accesso ai fondi della ricostruzione (anche attraverso anticipi di cassa dello Stato): tutti devono riavere la propria casa ricostruita nel minor tempo possibile
- Recuperiamo dall’evasione fiscale qualche risorsa in più e istituiamo una fiscalità di vantaggio per la zona
- Destiniamo, una tantum, l’8x1000 non assegnato al fondo di ricostruzione per i terremotati, anziché alle varie chiese
- Interrompiamo la riscossione delle tasse per i terremotati per due anni. Senza interessi.
- Sospendiamo le rate dei mutui contratti prima del sisma, e su questo abbiamo già presentato un atto, fino alla completa ricostruzione dell'edificio
- Ripartiamo dai centri storici e dal cuore pulsante della vita nei paesi della "Bassa". Se è necessario, anche attraverso un intervento diretto dello Stato che ristrutturi e ceda alcuni edifici in comodato per riportare la vita nelle città.” Elisa Bulgarelli, M5S Senato
ILoveBeer.it e My Sommelier Italia presentano l’applicazione dedicata al mondo della birra a tavola e all’arte degli abbinamenti con i piatti della tradizione italiana (e non)
ILoveBeer.it e My Sommelier Italia presentano l’applicazione dedicata al mondo della birra a tavola e all’arte degli abbinamenti con i piatti della tradizione italiana (e non):
Comunicato Stampa
Milano, 23 aprile 2013 –Dalla partnership tra ILoveBeer.it – il portale di cultura birraria promosso da HEINEKEN Italia – e My Sommelier Italia -società che attraverso soluzioni mobile diffonde la cultura enogastronomica – nasce My Beer Sommelier, la prima applicazione mobile gratuita che consente di scoprire il miglior abbinamento tra oltre tremila piatti della tradizione gastronomica italiana (e non) e oltre cento birre di varie tipologie provenienti da tutto il mondo. Partner tecnologico del progetto è la società modomodo.
My Beer Sommelier – disponibile per iPhone, Android e Windows Phone – segna un ulteriore passo avanti nel percorso intrapreso alcuni anni fa da HEINEKEN Italia per diffondere in Italia unacorretta cultura della birra, promuovendo un modello di consumo più evoluto (anche a tavola), curioso, attento alla qualità del servizio, nonché colto e responsabile. Con il nome I Love Beer, questo progetto culturale nato con l’obiettivo di formare i punti di consumo e gli addetti ai lavori, si è evoluto nel tempo acquistando una connotazione sempre più divulgativa e approdando sul web nel 2011 con la piattaforma ILoveBeer.it. Un network in continua evoluzione, di cui My Beer Sommelier rappresenta un altro importante tassello nella divulgazione della cultura birraria.
Destinatari della app sono i Beer Lover, coloro che amano e conoscono la birra, ma anche i curiosi e coloro che sono alla ricerca di novità. In quest’ottica My Beer Sommelier diventa principalmente uno strumento per divulgare una corretta conoscenza del prodotto e, nello specifico, delle sue potenzialità di abbinamento con il cibo.
Utilizzare My Beer Sommelier è semplicissimo: basta selezionare uno dei tantissimi piatti – suddivisi in categorie (antipasti, primi piatti, carni, …) – e scoprire quali birre si possono abbinare oppure, al contrario, scegliere una delle oltre 100 birre proposte e identificare quali cibi e ricette si sposano meglio con le sue caratteristiche organolettiche. Tra questi, non solo specialità tipiche della tradizione culinaria italiana, ma anche alcuni piatti tipicamente da pub, alcune specialità estere e oltre cinquanta tipi diversi di pizza.
Tutti gli abbinamenti sono stati sviluppati con il supporto dell’ASPI – Associazione Italiana della Sommellerie Professionale, seguendo i principi d’abbinamento della sommellerie internazionale che ne garantisce la qualità.
Scegliendo una birra, inoltre, si ha accesso a dettagliate schede di approfondimento che forniscono informazioni sulla sua storia e sul processo produttivo, nonché puntuali analisi sensoriali.
Non solo.My Beer Sommelier pensa anche al servizio, consigliando il bicchiere più adatto per ognuna delle birre in catalogo. Per i più curiosi, fornisce un dettagliato glossario, che illustra le peculiarità di tutte le tipologie di birra presenti nella app, oltre a filmati e pillole di cultura birraria. Per chi vuole personalizzare la propria app, infine, la sezione Preferiti, in cuil’utente può salvare le birre e i birrifici che più gli interessano.
#FALSI IDEALI, FALSI ANONYMOUS. NON SIAMO IN POLITICA
link al comunicato
Salve, qui è Anonymous…
Questo messaggio è uno sfogo, nei confronti dell'Italia stessa… e di chi crede ancora che Anonymous possa far parte di un partito politico.
Nelle ultime ore, alcuni "esponenti" politici, che si rivedono in Anonymous, hanno pensato di attaccare le mail del Movimento 5 Stelle, creando così un tam tam informatico completamente finto!
Abbiamo potuto indagare su questo caso, e abbiamo scoperto che si tratta di una "crew"… Una delle tante piccole "bande di teppisti" della rete, che si vogliono far chiamare Anonymous solo per fare successo.
Anonymous stesso NEGA ogni tipo di piccola "banda" che si fa chiamare Anonymous, in quanto Anonymous stesso è un collettivo e non ha sottogruppi!
Soprattutto una che mostra FORTE orientamento Politico come questa: http://glihackerdelpd.bitbucket.org/
Noi siamo a-politici, non abbiamo colori, se non quelli della giustizia e dei suoi ideali. Non violeremmo mai le mail di un partito solo per saperne dei traffici o perché delusi dal suo operato. Perché, proprio perché senza un partito, dovremmo violare le caselle di posta di tutti i partiti
Quindi… NEGHIAMO COMPLETAMENTE OGNI TIPO DI ATTACCO AL MOVIMENTO 5 STELLE, COSI' COME AD OGNI ALTRO PARTITO.
Ricordiamo che per ogni attacco rilasciamo sul nostro blog, qui presente, un nostro post, che dichiara "siamo stati noi."
Quindi se da oggi vi saranno attacchi da parte di queste piccole cellule finte di Anonymous noi non ne faremo assolutamente parte. Anzi in questo caso denunceremo coloro che sotto il nome di Anonymous vuol crearsi giustizia politica.
We're Anonymous.
We're legion.
We don't forgive.
We don't forget.
Expect us!
Salve, qui è Anonymous…
Questo messaggio è uno sfogo, nei confronti dell'Italia stessa… e di chi crede ancora che Anonymous possa far parte di un partito politico.
Nelle ultime ore, alcuni "esponenti" politici, che si rivedono in Anonymous, hanno pensato di attaccare le mail del Movimento 5 Stelle, creando così un tam tam informatico completamente finto!
Abbiamo potuto indagare su questo caso, e abbiamo scoperto che si tratta di una "crew"… Una delle tante piccole "bande di teppisti" della rete, che si vogliono far chiamare Anonymous solo per fare successo.
Anonymous stesso NEGA ogni tipo di piccola "banda" che si fa chiamare Anonymous, in quanto Anonymous stesso è un collettivo e non ha sottogruppi!
Soprattutto una che mostra FORTE orientamento Politico come questa: http://glihackerdelpd.bitbucket.org/
Noi siamo a-politici, non abbiamo colori, se non quelli della giustizia e dei suoi ideali. Non violeremmo mai le mail di un partito solo per saperne dei traffici o perché delusi dal suo operato. Perché, proprio perché senza un partito, dovremmo violare le caselle di posta di tutti i partiti
Quindi… NEGHIAMO COMPLETAMENTE OGNI TIPO DI ATTACCO AL MOVIMENTO 5 STELLE, COSI' COME AD OGNI ALTRO PARTITO.
Ricordiamo che per ogni attacco rilasciamo sul nostro blog, qui presente, un nostro post, che dichiara "siamo stati noi."
Quindi se da oggi vi saranno attacchi da parte di queste piccole cellule finte di Anonymous noi non ne faremo assolutamente parte. Anzi in questo caso denunceremo coloro che sotto il nome di Anonymous vuol crearsi giustizia politica.
We're Anonymous.
We're legion.
We don't forgive.
We don't forget.
Expect us!
Grillo contro gli hacker del PD
Grillo contro gli hacker del PD: Un'azione che pare piu' una boutade. Ci sono due archivi con dentro le email di due esponenti del Movimento 5 Stelle. E la promessa di distribuirne altri
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