Il G615 si presenta come il miglior prodotto nella sua fascia di prezzo, a 299€ abbiamo un terminale quad core con un’ottima fluidità, parte telefonica e ricezione da fisso, una batteria che ci consente di arrivare tranquillamente a sera e, tra le altre cose, un ampio display da 4″5 in HD ben definito, per chi vuole un terminale di fascia alta senza spendere uno sproposito ve lo consiglio caldamente. Buona visione.
19 febbraio 2013
Video Recensione Huawei Ascend G615 da batista70phone
Video Recensione Huawei Ascend G615 da batista70phone:
Ubuntu sbarca anche su tablet: da giovedì la preview su Nexus 7 e Nexus 10
Ubuntu sbarca anche su tablet: da giovedì la preview su Nexus 7 e Nexus 10:
Canonical promette e Canonical mantiene, e a quanto pare, nonostante la coincidenza, il suo annuncio non aveva nulla a che fare con quello di HTC. Salutate quindi Ubuntu per tablet, che arriverà dopo domani su Nexus 7 e Nexus 10, andando ad affiancarsi alla versione per smartphone, che sarà disponibile per Galaxy Nexus e Nexus 4. Canonical promette inoltre di facilitare il compito a chiunque volesse provarla con tool per l’installazione e istruzioni passo passo per non complicarsi la vita.
Unity sembra la parola d’ordine di questo OS, e non nel senso di interfaccia, ma per coerenza e consistenza tra dispositivi diversi. Quando sarà rilasciato Ubuntu 14.04, si tratterà in pratica dello stesso OS su tablet, smartphone e PC, il che in pratica significa che un’app per smartphone si adatterà senza problemi anche ad un tablet; non solo, ma sfruttando una caratteristica chiamata side stage, sarà possibile far girare affiancate due app delle quali una in modalità smartphone e l’altra in modalità tablet. Si tratta in pratica di un multi-window potenziato, dove il formato dell’app non è per forza vincolato a quello del dispositivo.
Ciò non significa che un’applicazione non possa essere personalizzata a seconda del dispositivo sul quale girerà: gli sviluppatori potranno comunque aggiungere funzionalità o nuovi elementi all’interfaccia specifici per la categoria del modello in questione, ad esempio per trarre vantaggio da dock e tastiere su un tablet, oppure quando colleghiamo il telefono ad un monitor esterno.
Prima di lasciarvi al video di presentazione, diamo anche un’occhiata ai requisiti hardware dell’OS: come vedete la memoria è forse il vincolo più importante, dove sembra che almeno 2 GB siano raccomandati, ma anche in termini di processore si parla comunque dei moderni Cortex A15. Al momento non esiste un tablet Android Cortex A15 con 4 GB di RAM, quindi capirete che in fondo si parla di un prossimo futuro, come per la versione smartphone, e per adesso dovremo accontentarci di vedere come gira l’OS sul più modesto Nexus 7, o sul Nexus 10 che soddisfa giusto le caratteristiche per entry level. Presente inoltre anche la desktop convergence, ovvero la possibilità di trasformare il tablet in un PC portatile.
Entry level consumer Ubuntu tablet | High-end Ubuntu enterprise tablet | |
---|---|---|
Processor architecture | Dual-core Cortex A15 | Quad-core A15 or Intel x86 |
Memory | 2 GB preferred | 4 GB preferred |
Flash storage | 8 GB minimum | 8 GB minimum |
Screen size | 7-10 inch | 10-12 inch |
Multi-touch | 4 fingers | 4-10 fingers |
Full desktop convergence |
Ulteriori immagini e info sul sito di Canonical, ma l’appuntamento è senz’altro al prossimo giovedì per il rilascio di Ubuntu sulla famiglia Nexus
(Continua...)
Leggi il resto di Ubuntu sbarca anche su tablet: da giovedì la preview su Nexus 7 e Nexus 10
Leggi il resto di Ubuntu sbarca anche su tablet: da giovedì la preview su Nexus 7 e Nexus 10
Berryboot tool per poter utilizzare più distribuzioni su Raspberry PI
Berryboot tool per poter utilizzare più distribuzioni su Raspberry PI: Berryboot è un'utile tools con il quale potremo avere più distribuzioni Linux in un'unica SD all'avvio potremo decidere quale distribuzione avviare tramite una semplice interfaccia grafica.
Primi screenshot di Magnolia Tizen SDK 2.0
Primi screenshot di Magnolia Tizen SDK 2.0: Da oggi è possibile scaricare l'SDK e il codice sorgente di Magnolia Tizen 2.0, entrambi sono disponibili sul sito ufficiale.
Le Balle Quotidiane / 3
Le Balle Quotidiane / 3:
"Su "La Stampa" cartacea di oggi è stato pubblicato un articolo contenente affermazioni gravi e inesatte. Nel pezzo di Giuseppe Salvaggiulo si insinua che la pubblicazione a scopo elettorale che nell'ultimo periodo è stata distribuita in tutto il Piemonte sia stata pagata con i fondi assegnati dalla Regione ai Gruppi consiliari: "E il giornale pagato con soldi pubblici diventa elettorale". Tale affermazione è falsa: l'opuscolo in questione, come precisato telefonicamente all'autore, è stato interamente pagato con le donazioni raccolte. Poco conta che nell'articolo venga riportata virgolettata la nostra dichiarazione, se il titolo dice ben altro. Il M5S non sta utilizzando nemmeno un euro di denaro pubblico per finanziare la campagna elettorale (i partiti usano i milioni dei rimborsi elettorali). Per quanto attiene all'indicazione del Committente Responsabile, la stessa era assente solo nella prima edizione, stampata e diffusa al di fuori del periodo elettorale. Per scrupolo avevamo comunque provveduto ad apporre un timbro su tutte le copie; evidentemente qualcuna deve essere sfuggita e mescolata insieme alla seconda ristampa. Prova ne sia questo pdf. Come al solito i giornalisti "di regime" contano i peli del naso del M5S, sbagliando, mentre quando si tratta dei miliardi rubati, della commistione con le mafie, delle corruttele varie dei partiti tacciono. Li capisco, è una battaglia di sopravvivenza: se noi vinciamo, loro perdono il lavoro. Il "giornalista" dovrebbe studiare un po': è noto a tutti che la stampa "non periodica" come il caso dell'opuscolo informativo che diffondiamo non necessita di un Direttore Responsabile, né di registrazione." Davide Bono, Consigliere M5S in Regione Piemonte
"Su "La Stampa" cartacea di oggi è stato pubblicato un articolo contenente affermazioni gravi e inesatte. Nel pezzo di Giuseppe Salvaggiulo si insinua che la pubblicazione a scopo elettorale che nell'ultimo periodo è stata distribuita in tutto il Piemonte sia stata pagata con i fondi assegnati dalla Regione ai Gruppi consiliari: "E il giornale pagato con soldi pubblici diventa elettorale". Tale affermazione è falsa: l'opuscolo in questione, come precisato telefonicamente all'autore, è stato interamente pagato con le donazioni raccolte. Poco conta che nell'articolo venga riportata virgolettata la nostra dichiarazione, se il titolo dice ben altro. Il M5S non sta utilizzando nemmeno un euro di denaro pubblico per finanziare la campagna elettorale (i partiti usano i milioni dei rimborsi elettorali). Per quanto attiene all'indicazione del Committente Responsabile, la stessa era assente solo nella prima edizione, stampata e diffusa al di fuori del periodo elettorale. Per scrupolo avevamo comunque provveduto ad apporre un timbro su tutte le copie; evidentemente qualcuna deve essere sfuggita e mescolata insieme alla seconda ristampa. Prova ne sia questo pdf. Come al solito i giornalisti "di regime" contano i peli del naso del M5S, sbagliando, mentre quando si tratta dei miliardi rubati, della commistione con le mafie, delle corruttele varie dei partiti tacciono. Li capisco, è una battaglia di sopravvivenza: se noi vinciamo, loro perdono il lavoro. Il "giornalista" dovrebbe studiare un po': è noto a tutti che la stampa "non periodica" come il caso dell'opuscolo informativo che diffondiamo non necessita di un Direttore Responsabile, né di registrazione." Davide Bono, Consigliere M5S in Regione Piemonte
Se non si cambia la Gasparri, La7 non andrà mai in attivo
Se non si cambia la Gasparri, La7 non andrà mai in attivo: Editoriale - Telecom Italia è costretta dai conti a disfarsi di La7. Se non si mette un tetto alla pubblicità di Mediaset, La7 è votata al fallimento.
Scandalo carne di cavallo: Nestlè ritira dall’Italia prodotti Buitoni
Scandalo carne di cavallo: Nestlè ritira dall’Italia prodotti Buitoni:
Si allarga lo scandalo della carne di cavallo negli hamburger e nelle lasagne scoppiato in Gran Bretagna con alcuni prodotti di marchi storici di surgelati come Findus e Picard. La multinazionale svizzera Nestlè, la più grande azienda di prodotti alimentari del mondo, ha ritirato dai mercati di Italia e Spagna i “Ravioli di Brasato Buitoni” e “I Tortellini di Carne”. La decisione è stata presa che dai test effettuati sui tutti i prodotti della filiera sono emerse tracce di Dna di cavallo pari a poco più dell’1%.
La notizia è stata pubblicata sul sito internet del Financial Times. Nestlè dopo avere informato le autorità italiane e spagnole rassicura: “Non ci sono problemi di sicurezza alimentare”. I prodotti ritirati saranno sostituiti con altri “che i test confermeranno essere al 100% di manzo”, aggiunge Nestlè in una nota, nella quale precisa che sono state sospese “tutte le consegne di prodotti finiti con manzo della tedesca H. J. Schypke, società che lavora per uno dei nostri fornitori”. Non più tardi di sette giorni fa, la Nestlè aveva dichiarato che i propri prodotti a base di manzo non contenevano nessuna traccia di carne da cavallo.
L’allarme è scattato a metà gennaio quando le autorità irlandesi hanno trovato carne di cavallo in hamburger di bovino distribuiti dai supermercati britannici Tesco. Dopo due settimane un altro caso: tracce di maiale sono state trovate nella carne halal destinata ai detenuti musulmani delle carceri inglesi. A quel punto, sul mercato sono aumentati i controlli e in quattro catene della grande distribuzione – Tesco, Iceland, Lidl, Aldi – sono stati trovati prodotti surgelati e pronti per il consumo – lasagne Findus, spaghetti alla bolognese e hamburger – realizzati con il 60 o il 100% di carne di cavallo, ma etichettata come bovina. Il fornitore dei marchi era la Comigel, azienda francese produttrice di piatti pronti.
La carne sarebbe arrivata da lontano, dopo una serie di passaggi di mano. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, Comigel aveva acquistato la carne dal gruppo francese Spanghero che a sua volta l’aveva comprata da un intermediario cipriota che aveva avuto lo stock da un trader olandese che si era rivolto ai mattatoi romeni. La domanda di carne equina è in calo costante e fuori dai confini nazionali si acquista a basso costo. Con la crisi, poi, la macellazione dei cavalli in Europa è aumentata esponenzialmente: dai 2 mila equini abbattuti nel 2008 si è passati a più di 12 mila nel 2011. E il numero delle licenze per mattatoi ad hoc è quintuplicato. Solo in Italia, ha calcolato la Coldiretti, sono stati importati circa 30 milioni di chili di carne di cavallo, asino o mulo, prodotti in larga misura in Polonia. E un milione è la percentuale importata dalla Romania, il Paese al centro dello scandalo.
L’Unione Europa è scesa in campo approvando una serie di test su carne di manzo per verificarne la composizione. Tutti d’accordo, tranne l’Italia, unico paese che si è espressa contrariamente. Opposto l’atteggiamento della Germania che – riporta il Financial Times – seguirà un piano in dieci punti che va al di là di quanto stabilito a Bruxelles per verificare l’eventuale presenza di altri additivi non dichiarati.
Il problema non è comunque, fino ad ora, di salute, ma di tipo ideologico. Potrebbe ravvisarsi il reato di truffa dal momento che sull’etichetta non era segnalata la presenza di carne di cavallo. Inoltre, se la carne di cavallo in Italia, Francia e Belgio è considerata di pregio, non va dimenticato che in molti Paesi d’Europa, comprese Irlanda e Gran Bretagna, il cavallo è molto amato e rispettato. In questi paesi, consumare, dunque, carne equina è considerato quasi un tabù.
eur
Si allarga lo scandalo della carne di cavallo negli hamburger e nelle lasagne scoppiato in Gran Bretagna con alcuni prodotti di marchi storici di surgelati come Findus e Picard. La multinazionale svizzera Nestlè, la più grande azienda di prodotti alimentari del mondo, ha ritirato dai mercati di Italia e Spagna i “Ravioli di Brasato Buitoni” e “I Tortellini di Carne”. La decisione è stata presa che dai test effettuati sui tutti i prodotti della filiera sono emerse tracce di Dna di cavallo pari a poco più dell’1%.
La notizia è stata pubblicata sul sito internet del Financial Times. Nestlè dopo avere informato le autorità italiane e spagnole rassicura: “Non ci sono problemi di sicurezza alimentare”. I prodotti ritirati saranno sostituiti con altri “che i test confermeranno essere al 100% di manzo”, aggiunge Nestlè in una nota, nella quale precisa che sono state sospese “tutte le consegne di prodotti finiti con manzo della tedesca H. J. Schypke, società che lavora per uno dei nostri fornitori”. Non più tardi di sette giorni fa, la Nestlè aveva dichiarato che i propri prodotti a base di manzo non contenevano nessuna traccia di carne da cavallo.
L’allarme è scattato a metà gennaio quando le autorità irlandesi hanno trovato carne di cavallo in hamburger di bovino distribuiti dai supermercati britannici Tesco. Dopo due settimane un altro caso: tracce di maiale sono state trovate nella carne halal destinata ai detenuti musulmani delle carceri inglesi. A quel punto, sul mercato sono aumentati i controlli e in quattro catene della grande distribuzione – Tesco, Iceland, Lidl, Aldi – sono stati trovati prodotti surgelati e pronti per il consumo – lasagne Findus, spaghetti alla bolognese e hamburger – realizzati con il 60 o il 100% di carne di cavallo, ma etichettata come bovina. Il fornitore dei marchi era la Comigel, azienda francese produttrice di piatti pronti.
La carne sarebbe arrivata da lontano, dopo una serie di passaggi di mano. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, Comigel aveva acquistato la carne dal gruppo francese Spanghero che a sua volta l’aveva comprata da un intermediario cipriota che aveva avuto lo stock da un trader olandese che si era rivolto ai mattatoi romeni. La domanda di carne equina è in calo costante e fuori dai confini nazionali si acquista a basso costo. Con la crisi, poi, la macellazione dei cavalli in Europa è aumentata esponenzialmente: dai 2 mila equini abbattuti nel 2008 si è passati a più di 12 mila nel 2011. E il numero delle licenze per mattatoi ad hoc è quintuplicato. Solo in Italia, ha calcolato la Coldiretti, sono stati importati circa 30 milioni di chili di carne di cavallo, asino o mulo, prodotti in larga misura in Polonia. E un milione è la percentuale importata dalla Romania, il Paese al centro dello scandalo.
L’Unione Europa è scesa in campo approvando una serie di test su carne di manzo per verificarne la composizione. Tutti d’accordo, tranne l’Italia, unico paese che si è espressa contrariamente. Opposto l’atteggiamento della Germania che – riporta il Financial Times – seguirà un piano in dieci punti che va al di là di quanto stabilito a Bruxelles per verificare l’eventuale presenza di altri additivi non dichiarati.
Il problema non è comunque, fino ad ora, di salute, ma di tipo ideologico. Potrebbe ravvisarsi il reato di truffa dal momento che sull’etichetta non era segnalata la presenza di carne di cavallo. Inoltre, se la carne di cavallo in Italia, Francia e Belgio è considerata di pregio, non va dimenticato che in molti Paesi d’Europa, comprese Irlanda e Gran Bretagna, il cavallo è molto amato e rispettato. In questi paesi, consumare, dunque, carne equina è considerato quasi un tabù.
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Disinformazione di massa
Disinformazione di massa:
"In questo articolo, il TG1 fa intendere che le operazioni di voto all'estero si sono concluse il 14/2. Il primo paragrafo nel modo nell'impostazione fa intendere che questo limite sia un vincolo di legge: "entro il 14 febbraio, infatti, ovvero entro il decimo giorno precedente la data delle votazioni in Italia, gli elettori all'estero dovevano inviare, agli uffici consolari, la busta contenente la scheda". Questo è falso: l'UNICO VINCOLO è che le schede devono arrivare in consolato ENTRO il 21/2 alle ore 16:00. Queste possono essere spedite per posta o consegnate a mano. L'intento evidente dell'articolo è di far desistere gli indecisi che ancora potrebbero votare dall'esercitare il loro diritto. Di cos'hanno paura al TG1? Di fare informazione corretta? A casa! Anche voi!" Matteo Salani, M5S Europa
"In questo articolo, il TG1 fa intendere che le operazioni di voto all'estero si sono concluse il 14/2. Il primo paragrafo nel modo nell'impostazione fa intendere che questo limite sia un vincolo di legge: "entro il 14 febbraio, infatti, ovvero entro il decimo giorno precedente la data delle votazioni in Italia, gli elettori all'estero dovevano inviare, agli uffici consolari, la busta contenente la scheda". Questo è falso: l'UNICO VINCOLO è che le schede devono arrivare in consolato ENTRO il 21/2 alle ore 16:00. Queste possono essere spedite per posta o consegnate a mano. L'intento evidente dell'articolo è di far desistere gli indecisi che ancora potrebbero votare dall'esercitare il loro diritto. Di cos'hanno paura al TG1? Di fare informazione corretta? A casa! Anche voi!" Matteo Salani, M5S Europa
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