10 settembre 2013
9 settembre 2013
Android 4.4 KitKat arriva in Italia con il concorso Nestlé: vinci un Nexus 7 2013 a settimana e carte regalo da 5€ »
Android 4.4 KitKat arriva in Italia con il concorso Nestlé: vinci un Nexus 7 2013 a settimana e carte regalo da 5€ »:
Ormai è un dato di fatto: la prossima versione di Android sarà la 4.4 KitKat, come il ben noto biscotto al cioccolato. Avevamo quindi già visto che lo shockante annuncio ha portato con sé anche un concorso legato proprio al noto snack, che però ancora non era stato ufficializzato per l’Italia, almeno fino a oggi.
Nestlé annuncia quindi l’arrivo anche da noi delle nuove confezioni KitKat a tema Android 4.4. Per scoprire se avete vinto uno dei Nexus 7 2013 in palio ogni settimana, dovete recarvi sul sito promo.kitkat.it e inserire il codice della confezione o lo scontrino.
In palio anche 4.000€ di credito su Google Play, in tagli da 5€: anche se non espressamente menzionate, dovrebbe trattarsi proprio delle carte regalo che recentemente hanno vista sbloccata la pagina di riscatto sia dal web che dal Play Store su Android e che quindi possiamo in qualche maniera considerare ufficiali per il nostro paese, sebbene ancora non ci risulti sia possibile trovarle altrove.
Il concorso è valido da oggi e fino al 28 dicembre prossimo, e potete partecipare dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 23.00. Siete già corsi al bar più vicino?
(Continua...)
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8 settembre 2013
Guida per parlamentari autostoppisti eventualmente dispersi a Roma »
Guida per parlamentari autostoppisti eventualmente dispersi a Roma »:
Guida per parlamentari M5S autostoppisti eventualmente dispersi a Roma.
Dal "Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento" liberamente sottoscritto pubblicamente da tutti i candidati PRIMA delle elezioni politiche per poter partecipare.
"I gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi."
Guida per parlamentari M5S autostoppisti eventualmente dispersi a Roma.
Dal "Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento" liberamente sottoscritto pubblicamente da tutti i candidati PRIMA delle elezioni politiche per poter partecipare.
"I gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi."
Canon EOS 100D: piccola nelle dimensioni ma non nella qualità »
Canon EOS 100D: piccola nelle dimensioni ma non nella qualità »: Recensione - Test della EOS 100D, la reflex digitale più piccola e leggera mai prodotta da Canon. È anche economica, ma quanto a qualità - d'immagine e costruttiva - non teme il confronto con i modelli superiori.
Altrimenti ci arrabbiamo! »
Altrimenti ci arrabbiamo! »:
Dunque un vecchio puttaniere che si è fatto proteggere dalla mafia (sentenza Dell’Utri), che ha comprato giudici per interposta persona (Vittorio Metta) e che è stato appena condannato in via definitiva con interdizione dai pubblici uffici può continuare a gravare sui conti pubblici (prendere stipendi, avere commessi, avere protezione da parte delle forze dell’ordine o per esempio pagare solo l’1% sul fatturato per le concessioni delle frequenze televisive), pur senza presentarsi mai al Senato. Invece, una dozzina di parlamentari del M5S, incensurati, con tutti i loro bravi diritti politici a posto, che al contrario del vecchio puttaniere si presentano talmente tanto sul posto di lavoro da restarci anche per una intera nottata pur di difendere i principi in cui credono e gli ideali dell’elettorato che rappresentano, dovrebbero invece venire sanzionati e perdere il diritto di voto.
Questo è il senso dell’equità politico-sociale della presidente della Camera Laura Boldrini. O, per dirla con le sue parole, questa è l’interpretazione che lei dà del “decoro istituzionale“, giacché ieri si è presentata all’ufficio di Presidenza, dopo i lavori d’aula, sostenendo che l’iniziativa del Movimento 5 Stelle di salire sul tetto della Camera, contraria appunto ad ogni decoro istituzionale, era stata fonte di maggiori costi, i quali sarebbero stati dunque da addebitare senza indugio ai ragazzi che da ieri pomeriggio hanno appeso uno striscione in cima alla Camera dei Deputati, con scritto (pensate un po’) “LA COSTITUZIONE E’ DI TUTTI“.
Una cosa francamente imbarazzante e inaccettabile. Non è “decoroso” dal punto di vista istituzionale che ci sia qualche ragazzo di una forza politica da 9 milioni di voti che appende uno striscione che ricorda ai cittadini l’amore che devono a se stessi, alla loro forma di Stato, a chi ha combattuto per realizzarla. Invece, per la Boldrini è decorosissimo che ci siano centinaia di parlamentari che tentano di cambiare la Costituzione senza rispettare le regole della Costituzione stessa. Non si sa se ridere o se piangere.
E come dovrebbero essere sanzionati, questi ragazzi? Come si fa a ripianare i costi esorbitanti che questa iniziativa avrebbe fatto pesare sui conti pubblici, arrivando ad essere causa di sforamento dei parametri europei sul rapporto deficit/pil e causando un immediato rialzo dello spread sui mercati internazionali?
Regolamenti alla mano, secondo il questore del Senato M5S, Laura Bottici, l’unica cosa che la Boldrini può fare, in base all’art. 60, comma 4, è, per fatti di eccezionale gravità che si svolgono nella Camera ma fuori dell’aula, proporre all’ufficio di presidenza le sanzioni del comma 3. Ossia interdizione dai lavori dell’aula da due a quindici giorni di seduta, il che equivale a togliere al Movimento 5 Stelle una dozzina di voti per un massimo di due settimane, ostacolando così ancora di più la difesa della Costituzione, visto che il Movimento 5 Stelle è l’unico che ancora se ne preoccupa e visto che, proprio da lunedì, si inizia a votare su come cambiare l’articolo 138, che è quello che dice come si cambia l’articolo 138, senza rispettare le regole indicate dall’articolo 138. Un capolavoro del furto con scasso da veri delinquenti della democrazia.
Ma forse la Boldrini, giacché secondo lei questa operazione sarebbe stata fonte di maggiore esborso per le istituzioni, intende allora addebitarne i costi smodati agli incauti sventolatori di striscioni sovversivi? Innanzitutto bisognerebbe chiederle allora come intenderebbe incassare l’eventuale sanzione pecuniaria, giacché non ha mai neppure permesso al Movimento 5 Stelle di versare nei bilanci della Camera le eccedenze delle indennità dei parlamentari pentastellati. Quelle sì, che rappresentano a tutti gli effetti “maggiori costi” per le istituzioni, tanto che i Cinque Stelle hanno dovuto arrangiarsi da soli e versare sul fondo di ammortamento del debito pubblico ben un milione e seicentomila euro (il famoso Restitution Day cui presto ne seguirà un altro forse ancora più sostanzioso).
E visto che non ha voluto più di un milione e mezzo di euro (si vede che non le servivano), ma ora può darsi che voglia gli spiccioli degli spazzacamini costituzionali che si sono accampati stanotte sui tetti dei suoi regali uffici, proviamo a calcolarlo, questo maggiore esborso frutto di cotanta giustificata indignazione.
La Boldrini lamenta che sarebbero stati coinvolti una ventina di commessi a lavorare, stanotte, alla Camera. Ogni commesso costa circa 75 euro. Venti commessi per 75 euro fanno 1500 euro. Peccato che 15 commessi restino alla Camera comunque, tutte le notti, perché ovviamente il Palazzo non è che al calare delle tenebre si trasformi in qualcos’altro, in una riedizione istituzionale di Una Notte al Museo: no, continua ad essere la Camera dei Deputati e questi 15 commessi continuano a fare il loro lavoro. Dunque stiamo parlando del maggiore esborso di 4 soli commessi (se sono stati fatti 2 turni da 2 commessi ciascuno) o meno ancora (come sembra): 2 commessi in un turno unico. Ovvero la bellezza di 150 euro, che possiamo ipotizzare costino tanto quanto le pulizie dell’ufficio della Boldrini nell’arco di una settimana.
E che il “maggiore esborso” che denuncia la Boldrini non corrisponda affatto alle sue strumentali previsioni, lo ha detto ieri perfino il questore della Camera Fontana, nientemeno che del Pdl, direttamente a lei durante l’ufficio di Presidenza.
Quindi, secondo una nuova e interessante interpretazione di “decoro istituzionale”, i famigerati vecchi puttanieri pregiudicati di cui sopra possono gravare per miliardi di euro sulle spalle dei cittadini e stuprare la Costituzione a loro piacimento, senza incorrere in nessuna sanzione pecuniaria e tantomeno senza essere privati del loro sacrosanto diritto di voto (pur se interdetti dai pubblici uffici) per essere più sicuri che l’operazione riesca al meglio, mentre i cittadini che la Costituzione vogliono rispettarla devono perdere la possibilità di farlo in aula, non possono restituire un milione e seicentomila euro e in più si deve presto istituire una nuova procedura d’urgenza per chiedergli la fondamentale restituzione di 140 euro.
Che poi, francamente, pure se si fossero sprecati ben 140 € (o anche più) per finire su tutti i giornali e ricordare agli italiani che gliela stanno facendo sotto al naso, mi pare che si possa solo apprezzare l’efficacia di un’operazione mediatica portata a termine in regime di vera austerity. Il tutto è molto più socio-sostenibile che fare leggi che paralizzano l’attività di interi settori della giustizia solo per sfuggire (senza successo) ai propri guai con la legge. Chissà se per la Boldrini il blocco del motore istituzionale che gli italiani hanno subito per decenni, per colpa di chi non ha mai fatto una legge contro il conflitto di interessi (gli stessi che l’hanno messa dove è ora), rientra nei suoi parametri di “decoro istituzionale”.
Non si sa se ridere, se piangere o se perdere la pazienza. Mi viene in mente quando il solito demente di turno chiedeva a Bud Spencer e Terence Hill “altrimenti che fate, vi arrabbiate?”. E loro rispondevano “Siamo già arrabbiati!”.
Dunque un vecchio puttaniere che si è fatto proteggere dalla mafia (sentenza Dell’Utri), che ha comprato giudici per interposta persona (Vittorio Metta) e che è stato appena condannato in via definitiva con interdizione dai pubblici uffici può continuare a gravare sui conti pubblici (prendere stipendi, avere commessi, avere protezione da parte delle forze dell’ordine o per esempio pagare solo l’1% sul fatturato per le concessioni delle frequenze televisive), pur senza presentarsi mai al Senato. Invece, una dozzina di parlamentari del M5S, incensurati, con tutti i loro bravi diritti politici a posto, che al contrario del vecchio puttaniere si presentano talmente tanto sul posto di lavoro da restarci anche per una intera nottata pur di difendere i principi in cui credono e gli ideali dell’elettorato che rappresentano, dovrebbero invece venire sanzionati e perdere il diritto di voto.
Questo è il senso dell’equità politico-sociale della presidente della Camera Laura Boldrini. O, per dirla con le sue parole, questa è l’interpretazione che lei dà del “decoro istituzionale“, giacché ieri si è presentata all’ufficio di Presidenza, dopo i lavori d’aula, sostenendo che l’iniziativa del Movimento 5 Stelle di salire sul tetto della Camera, contraria appunto ad ogni decoro istituzionale, era stata fonte di maggiori costi, i quali sarebbero stati dunque da addebitare senza indugio ai ragazzi che da ieri pomeriggio hanno appeso uno striscione in cima alla Camera dei Deputati, con scritto (pensate un po’) “LA COSTITUZIONE E’ DI TUTTI“.
Una cosa francamente imbarazzante e inaccettabile. Non è “decoroso” dal punto di vista istituzionale che ci sia qualche ragazzo di una forza politica da 9 milioni di voti che appende uno striscione che ricorda ai cittadini l’amore che devono a se stessi, alla loro forma di Stato, a chi ha combattuto per realizzarla. Invece, per la Boldrini è decorosissimo che ci siano centinaia di parlamentari che tentano di cambiare la Costituzione senza rispettare le regole della Costituzione stessa. Non si sa se ridere o se piangere.
E come dovrebbero essere sanzionati, questi ragazzi? Come si fa a ripianare i costi esorbitanti che questa iniziativa avrebbe fatto pesare sui conti pubblici, arrivando ad essere causa di sforamento dei parametri europei sul rapporto deficit/pil e causando un immediato rialzo dello spread sui mercati internazionali?
Regolamenti alla mano, secondo il questore del Senato M5S, Laura Bottici, l’unica cosa che la Boldrini può fare, in base all’art. 60, comma 4, è, per fatti di eccezionale gravità che si svolgono nella Camera ma fuori dell’aula, proporre all’ufficio di presidenza le sanzioni del comma 3. Ossia interdizione dai lavori dell’aula da due a quindici giorni di seduta, il che equivale a togliere al Movimento 5 Stelle una dozzina di voti per un massimo di due settimane, ostacolando così ancora di più la difesa della Costituzione, visto che il Movimento 5 Stelle è l’unico che ancora se ne preoccupa e visto che, proprio da lunedì, si inizia a votare su come cambiare l’articolo 138, che è quello che dice come si cambia l’articolo 138, senza rispettare le regole indicate dall’articolo 138. Un capolavoro del furto con scasso da veri delinquenti della democrazia.
Ma forse la Boldrini, giacché secondo lei questa operazione sarebbe stata fonte di maggiore esborso per le istituzioni, intende allora addebitarne i costi smodati agli incauti sventolatori di striscioni sovversivi? Innanzitutto bisognerebbe chiederle allora come intenderebbe incassare l’eventuale sanzione pecuniaria, giacché non ha mai neppure permesso al Movimento 5 Stelle di versare nei bilanci della Camera le eccedenze delle indennità dei parlamentari pentastellati. Quelle sì, che rappresentano a tutti gli effetti “maggiori costi” per le istituzioni, tanto che i Cinque Stelle hanno dovuto arrangiarsi da soli e versare sul fondo di ammortamento del debito pubblico ben un milione e seicentomila euro (il famoso Restitution Day cui presto ne seguirà un altro forse ancora più sostanzioso).
E visto che non ha voluto più di un milione e mezzo di euro (si vede che non le servivano), ma ora può darsi che voglia gli spiccioli degli spazzacamini costituzionali che si sono accampati stanotte sui tetti dei suoi regali uffici, proviamo a calcolarlo, questo maggiore esborso frutto di cotanta giustificata indignazione.
La Boldrini lamenta che sarebbero stati coinvolti una ventina di commessi a lavorare, stanotte, alla Camera. Ogni commesso costa circa 75 euro. Venti commessi per 75 euro fanno 1500 euro. Peccato che 15 commessi restino alla Camera comunque, tutte le notti, perché ovviamente il Palazzo non è che al calare delle tenebre si trasformi in qualcos’altro, in una riedizione istituzionale di Una Notte al Museo: no, continua ad essere la Camera dei Deputati e questi 15 commessi continuano a fare il loro lavoro. Dunque stiamo parlando del maggiore esborso di 4 soli commessi (se sono stati fatti 2 turni da 2 commessi ciascuno) o meno ancora (come sembra): 2 commessi in un turno unico. Ovvero la bellezza di 150 euro, che possiamo ipotizzare costino tanto quanto le pulizie dell’ufficio della Boldrini nell’arco di una settimana.
E che il “maggiore esborso” che denuncia la Boldrini non corrisponda affatto alle sue strumentali previsioni, lo ha detto ieri perfino il questore della Camera Fontana, nientemeno che del Pdl, direttamente a lei durante l’ufficio di Presidenza.
Quindi, secondo una nuova e interessante interpretazione di “decoro istituzionale”, i famigerati vecchi puttanieri pregiudicati di cui sopra possono gravare per miliardi di euro sulle spalle dei cittadini e stuprare la Costituzione a loro piacimento, senza incorrere in nessuna sanzione pecuniaria e tantomeno senza essere privati del loro sacrosanto diritto di voto (pur se interdetti dai pubblici uffici) per essere più sicuri che l’operazione riesca al meglio, mentre i cittadini che la Costituzione vogliono rispettarla devono perdere la possibilità di farlo in aula, non possono restituire un milione e seicentomila euro e in più si deve presto istituire una nuova procedura d’urgenza per chiedergli la fondamentale restituzione di 140 euro.
Che poi, francamente, pure se si fossero sprecati ben 140 € (o anche più) per finire su tutti i giornali e ricordare agli italiani che gliela stanno facendo sotto al naso, mi pare che si possa solo apprezzare l’efficacia di un’operazione mediatica portata a termine in regime di vera austerity. Il tutto è molto più socio-sostenibile che fare leggi che paralizzano l’attività di interi settori della giustizia solo per sfuggire (senza successo) ai propri guai con la legge. Chissà se per la Boldrini il blocco del motore istituzionale che gli italiani hanno subito per decenni, per colpa di chi non ha mai fatto una legge contro il conflitto di interessi (gli stessi che l’hanno messa dove è ora), rientra nei suoi parametri di “decoro istituzionale”.
Non si sa se ridere, se piangere o se perdere la pazienza. Mi viene in mente quando il solito demente di turno chiedeva a Bud Spencer e Terence Hill “altrimenti che fate, vi arrabbiate?”. E loro rispondevano “Siamo già arrabbiati!”.
Slot condonate, la multa ai cittadini »
Slot condonate, la multa ai cittadini »:
"Al Senato si è consumata l'ennesima vergogna a favore delle lobby del gioco d'azzardo. pdmenoelle e pdl con il trucco democristiano dell'astensione hanno bocciato la mozione M5S sui danni economici e sociali da decine di miliardi di euro causati dal gioco d'azzardo patologico. La mozione che ha ricevuto solo 76 voti favorevoli (M5S, Lega, Sel, Scelta Civica, 6 dissidenti pdmenoelle e 2 dissidenti pdl) proponeva la cancellazione del condono per le società concessionarie di slot machines. Invece di pagare i 98 miliardi di multa, "scontati" dalla Corte dei Conti a 2,5 miliardi, i "signori dell'azzardo" grazie al governo Letta dovranno restituire allo Stato solo 611 milioni di euro. Il resto sarà a carico dei cittadini. Il voto contrario di pdmenoelle e pdl non ci stupisce: i conflitti d'interessi tra partiti e gioco d'azzardo sono stati denunciati in aula: nomi e cognomi!
Il M5S ha dato voto favorevole anche su tutte le altre mozioni in votazione, inclusa quella della Lega Nord che è passata a sorpresa e che prevede una moratoria di un anno sull'apertura di nuove sale slot. Il pdmenoelle ha prontamente fatto sapere di "essersi sbagliato". Al ridicolo non c'è limite." M5S Senato
"Al Senato si è consumata l'ennesima vergogna a favore delle lobby del gioco d'azzardo. pdmenoelle e pdl con il trucco democristiano dell'astensione hanno bocciato la mozione M5S sui danni economici e sociali da decine di miliardi di euro causati dal gioco d'azzardo patologico. La mozione che ha ricevuto solo 76 voti favorevoli (M5S, Lega, Sel, Scelta Civica, 6 dissidenti pdmenoelle e 2 dissidenti pdl) proponeva la cancellazione del condono per le società concessionarie di slot machines. Invece di pagare i 98 miliardi di multa, "scontati" dalla Corte dei Conti a 2,5 miliardi, i "signori dell'azzardo" grazie al governo Letta dovranno restituire allo Stato solo 611 milioni di euro. Il resto sarà a carico dei cittadini. Il voto contrario di pdmenoelle e pdl non ci stupisce: i conflitti d'interessi tra partiti e gioco d'azzardo sono stati denunciati in aula: nomi e cognomi!
Il M5S ha dato voto favorevole anche su tutte le altre mozioni in votazione, inclusa quella della Lega Nord che è passata a sorpresa e che prevede una moratoria di un anno sull'apertura di nuove sale slot. Il pdmenoelle ha prontamente fatto sapere di "essersi sbagliato". Al ridicolo non c'è limite." M5S Senato
6 settembre 2013
L’ultima disperata resistenza »
L’ultima disperata resistenza »:
Vorrei dire qualcosa a proposito del disegno di legge costituzionale n. 1359 sull’istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali, di cui si riprende l’esame in questi giorni. Ci sono tre aspetti su cui è necessario riflettere, e che devono essere considerati attentamente.
Non è previsto il referendum confermativo se la revisione è approvata con la maggioranza dei due terzi. Se invece la modifica è approvata a maggioranza assoluta, si procede a referendum nel caso in cui lo richiedano o un quinto dei membri dell’una o dell’altra Camera o cinquecento elettori, o cinque Consigli regionali. La revisione sottoposta a referendum non è promulgata «se non viene approvata dalla maggioranza dei voti validi». Nel caso di referendum confermativo, a differenza di quello abrogativo, è sufficiente la maggioranza dei voti validi espressi, mentre non è necessario che alla votazione abbia partecipato la maggioranza degli aventi diritto.
Il meccanismo delineato è chiaro: il parlamento modifica la costituzione e il popolo (eventualmente) decide in ultima istanza su tali modifiche. Questo Parlamento, tuttavia, sta violando apertamente questa procedura, sia sotto il profilo formale che sotto quello sostanziale. Parlo anzitutto dell’aspetto formale:
Questa questione venne discussa, in realtà, già nei primi anni Novanta, con la fine del sistema proporzionale e l’introduzione del maggioritario. Allora si discusse, per un certo periodo, la necessità di modificare l’art. 138 Cost. (con un innalzamento delle maggioranze previste, ad esempio) per evitare il rischio che il sistema elettorale maggioritario consegnasse la revisione della Costituzione alla maggioranza parlamentare. Di tutto ciò si è ormai persa la traccia perché per la prima volta nella storia Pdl e Pd-L sono alleati, ed insieme non solo controllano il funzionamento del Parlamento ma hanno la possibilità di modificare a loro piacimento la Costituzione. Non è un caso, del resto, che dei 35+7 nessuno può essere in qualche modo riconducibile all’opposizione presente in Parlamento. Non esistono “saggi” che non facciano parte della maggioranza Pdl – Pd-l.
Dunque, riassumendo, direi:
Ora, però, sembrerebbe che con i venti di elezioni anticipate i partiti intendano tornare parlare di legge elettorale. Ed ecco la bella pensata: approvare una piccola legge-ponte. Insomma, non una legge elettorale definitiva ma una provvisoria, destinata nel giro di pochi mesi ad essere rifatta per adeguarla alla nuova Costituzione. Come dire: i partiti non sono stati capaci di fare una legge elettorale in otto anni e adesso ne vogliono fare due in quindici mesi.
Quali che siano le intenzioni del Governo Letta, il mutamento della forma di Stato non costituisce una forma di «revisione» costituzionale, ma l’instaurazione di un nuovo ordine costituzionale nascosto dietro una formale modifica della Costituzione precedente. È il potere costituito che, in modo illegittimo, diviene potere costituente.
È davvero un peccato che la nostra Costituzione non preveda, come quella tedesca (art. 20), il diritto di resistenza, da parte di ciascun cittadino, «contro chiunque si appresti a sopprimere il regime costituzionale vigente, se non sia possibile alcun altro rimedio». Siamo in una situazione in cui il Governo sta sopprimendo la Costituzione senza neppure che, apparentemente, vi siano mezzi possibili per fermarlo. In realtà, però, il diritto di resistenza non è un diritto come gli altri, che esiste soltanto se previsto espressamente dal legislatore o dal testo costituzionale.
Esso, infatti, è quel diritto che fonda la stessa Costituzione e che la Costituzione stessa presuppone fin nel suo primo articolo, quando proclama che la sovranità appartiene al popolo. Scriveva John Locke, nel suo Secondo Trattato sul Governo:
Giù le mani dalla Costituzione:
Se vuoi andare in piazza ad informarti su come intendono cambiare la forma di Stato e la forma di Governo, senza usare il metodo previsto dalla Costituzione, clicca qui per vedere in quante piazze italiane, da oggi in poi, troverai banchetti informativi.
A questo link, invece, potrai scaricare materiali utili come volantini, petizioni, spiegazioni ed altre cose.
Vorrei dire qualcosa a proposito del disegno di legge costituzionale n. 1359 sull’istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali, di cui si riprende l’esame in questi giorni. Ci sono tre aspetti su cui è necessario riflettere, e che devono essere considerati attentamente.
1° ASPETTO: IL PROCEDIMENTO
Anzitutto, il procedimento. Bisogna qui fare una premessa generale, ma che credo sia comunque utile. L’ art. 138 della Costituzione prevede, per la revisione costituzionale, una procedura del tutto particolare, incentrata sui poteri del Parlamento. La revisione, si legge all’articolo 138, è adottata da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi ed è approvata a «maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione».Non è previsto il referendum confermativo se la revisione è approvata con la maggioranza dei due terzi. Se invece la modifica è approvata a maggioranza assoluta, si procede a referendum nel caso in cui lo richiedano o un quinto dei membri dell’una o dell’altra Camera o cinquecento elettori, o cinque Consigli regionali. La revisione sottoposta a referendum non è promulgata «se non viene approvata dalla maggioranza dei voti validi». Nel caso di referendum confermativo, a differenza di quello abrogativo, è sufficiente la maggioranza dei voti validi espressi, mentre non è necessario che alla votazione abbia partecipato la maggioranza degli aventi diritto.
Il meccanismo delineato è chiaro: il parlamento modifica la costituzione e il popolo (eventualmente) decide in ultima istanza su tali modifiche. Questo Parlamento, tuttavia, sta violando apertamente questa procedura, sia sotto il profilo formale che sotto quello sostanziale. Parlo anzitutto dell’aspetto formale:
- Il disegno di legge in votazione prevede, infatti, la nomina di una commissione di 35 «saggi» a cui si sono aggiunti 7 esperti, che avranno il compito di redigere il testo elaborato dai primi. Ora: dove è previsto questo “passaggio” preliminare alla votazione in Assemblea? Da nessuna parte! C’è dell’altro, però…
- A questi 35+7 se ne aggiungeranno altri 40, perché dopo che i primi avranno scritto il testo della nuova Costituzione, un comitato di 20 deputati e 20 senatori scelti all’interno delle commissioni Affari costituzionali dovrà valutarlo. Il comitato trasmetterà, a sua volta, il testo definitivo alle Camere. Alle quali non resterà che approvare. O, ancor meglio, semplicemente ratificare un testo già perfezionato ed approvato. Un Parlamento che si limita a ratificare una legge costituzionale scritta, discussa e decisa da altri, siano essi dei “tecnici” o dei commissari, non è esattamente quel Parlamento di cui parla la Costituzione. Quello che mi chiedo, di cui non riesco a capacitarmi, è come professori di diritto costituzionali nominati dal Governo (almeno quelli) non si siano vergognati di accettare un incarico che li chiama a far parte di un procedimento di revisione costituzionale non previsto in alcun modo dal nostro ordinamento.
Questa questione venne discussa, in realtà, già nei primi anni Novanta, con la fine del sistema proporzionale e l’introduzione del maggioritario. Allora si discusse, per un certo periodo, la necessità di modificare l’art. 138 Cost. (con un innalzamento delle maggioranze previste, ad esempio) per evitare il rischio che il sistema elettorale maggioritario consegnasse la revisione della Costituzione alla maggioranza parlamentare. Di tutto ciò si è ormai persa la traccia perché per la prima volta nella storia Pdl e Pd-L sono alleati, ed insieme non solo controllano il funzionamento del Parlamento ma hanno la possibilità di modificare a loro piacimento la Costituzione. Non è un caso, del resto, che dei 35+7 nessuno può essere in qualche modo riconducibile all’opposizione presente in Parlamento. Non esistono “saggi” che non facciano parte della maggioranza Pdl – Pd-l.
Dunque, riassumendo, direi:
- che il presente procedimento di revisione costituzionale è del tutto atipico, non previsto dall’ordinamento e talmente complicato da impedire al Parlamento ogni decisione reale su un testo che gli verrà presentato già discusso ed approvato dai “saggi” e dai commissari Pdl – Pd-l;
- che, con questa legge elettorale, ogni revisione o modifica della Costituzione verrà facilmente controllata dalla maggioranza parlamentare, senza alcun rispetto dei diritti delle minoranze.
2° ASPETTO: LA LEGGE ELETTORALE
Il secondo aspetto è direttamente connesso con il primo. Nell’art. 2 del disegno di legge (Competenze e lavori del Comitato) viene detto che il Comitato esaminerà i progetti di «legge ordinaria di riforma dei sistemi elettorali». La domanda è la seguente: perché nella revisione costituzionale si discuterà della legge elettorale, che è però una legge ordinaria? Abbiamo una procedura di revisione costituzionale che al suo interno prevede la modifica di una legge ordinaria come quella elettorale. Credo che il significato sia chiaro a tutti: spostando in modo artificioso la questione della legge elettorale all’interno della «revisione» della Costituzione, si blocca ogni iniziativa di riforma elettorale immediata. In altre parole: i partiti, al momento delle redazione del disegno di legge, non intendevano affatto cambiare subito il Porcellum, perché non ne avevano alcun interesse. Anzi per evitare che il M5S potesse sostenere l’opposizione ad esso in Parlamento, presentando proposte alternative, si è deciso, con un colpo di mano, di obbligare a rinviare ogni discussione sulla legge elettorale al Comitato di revisione della Costituzione. L’episodio della mozione Giacchetti va spiegata in questo contesto. I partiti hanno “bloccato” ogni possibilità di modificare la legge elettorale, che è una legge di livello ordinario, attribuendo un’esclusiva competenza su di essa ad un Comitato incaricato, in realtà, di elaborare progetti di livello costituzionale. Così la questione è risolta: quando si dirà ai partiti che non vogliono cambiare la legge elettorale, loro potranno sempre rispondere che non è colpa loro, perché la materia, ormai, è oggetto di revisione costituzionale, con i tempi dettati dalla Costituzione stessa.Ora, però, sembrerebbe che con i venti di elezioni anticipate i partiti intendano tornare parlare di legge elettorale. Ed ecco la bella pensata: approvare una piccola legge-ponte. Insomma, non una legge elettorale definitiva ma una provvisoria, destinata nel giro di pochi mesi ad essere rifatta per adeguarla alla nuova Costituzione. Come dire: i partiti non sono stati capaci di fare una legge elettorale in otto anni e adesso ne vogliono fare due in quindici mesi.
3° ASPETTO: IL COLPO DI STATO DEFINITIVO
Sarebbe quasi comico parlarne, se non fosse tragicamente reale. Vorrei che si prestasse ancora attenzione all’articolo 2 del disegno di legge, nella parte in cui si legge che la «revisione costituzione» sarà relativa agli articoli ai titoli della parte seconda della Costituzione «afferenti alle materie della forma di Stato, della forma di Governo e del bicameralismo». Si modificherà la Costituzione, in altri termini, sia nelle disposizioni riguardanti la forma di Governo sia in quelle concernenti la forma di Stato. L’articolo 139 della Costituzione dice, però, chiaramente: «La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale». Ora, mi domando: si tratta di un errore materiale, di una svista? O il Governo Letta ha realmente intenzione di modificare la forma di Stato, oltre che quella di Governo? Non saremo più una Repubblica, ma una Monarchia? O forse si intende il passaggio ad una Repubblica federale, e non più «una e indivisibile», come vuole l’art. 5 della Costituzione, anch’esso ritenuto però immodificabile dalla Corte Costituzionale?Quali che siano le intenzioni del Governo Letta, il mutamento della forma di Stato non costituisce una forma di «revisione» costituzionale, ma l’instaurazione di un nuovo ordine costituzionale nascosto dietro una formale modifica della Costituzione precedente. È il potere costituito che, in modo illegittimo, diviene potere costituente.
CHE FARE?
Ora io mi chiedo: che mezzi può avere il M5S per difendere non tanto se stesso, quanto la Costituzione democratica di questo Paese? I mezzi, purtroppo, non sembrano molti. C’è l’ostruzionismo parlamentare, è vero, ma, viste le maggioranze di cui dispone il Governo Letta, sembra destinato ad una sconfitta, per quanto essa possa essere rimandata in avanti. E in ogni caso mi chiedo: è sufficiente l’ostruzionismo parlamentare di fronte alla aperta rottura e violazione della Costituzione da parte del Governo?È davvero un peccato che la nostra Costituzione non preveda, come quella tedesca (art. 20), il diritto di resistenza, da parte di ciascun cittadino, «contro chiunque si appresti a sopprimere il regime costituzionale vigente, se non sia possibile alcun altro rimedio». Siamo in una situazione in cui il Governo sta sopprimendo la Costituzione senza neppure che, apparentemente, vi siano mezzi possibili per fermarlo. In realtà, però, il diritto di resistenza non è un diritto come gli altri, che esiste soltanto se previsto espressamente dal legislatore o dal testo costituzionale.
Esso, infatti, è quel diritto che fonda la stessa Costituzione e che la Costituzione stessa presuppone fin nel suo primo articolo, quando proclama che la sovranità appartiene al popolo. Scriveva John Locke, nel suo Secondo Trattato sul Governo:
Laddove è possibile un appello alla legge e ai giudici costituiti, ma il rimedio è negato da un manifesto pervertimento della giustizia e da una sfacciata distorsione della legge intese a proteggere o incoraggiare la violenza o le offese di alcuni uomini o partiti, qui è difficile immaginare altra cosa da uno stato di guerra. Poiché ogniqualvolta si usi violenza o si arrechi offesa, anche se viene dalle mani di chi è designato ad amministrare la giustizia, è sempre violenza o offesa, per quanto dissimulata sotto il nome, le vesti o le forme della legge il cui fine è proteggere e rendere giustizia all’innocente mediante un’imparziale applicazione a tutti coloro che a quella legge sono soggetti.Oggi il M5S deve fare appello alla resistenza del popolo italiano. Resistenza non significa necessariamente violenza o qualcosa di simile. Significa, diversamente, la volontà dei cittadini di far sentire la loro voce, la loro protesta. Resistere non significa nient’altro che restituire la sovranità al popolo. Significa rispettare, cioè, quella Costituzione che questo disegno di legge vuole fare a pezzi. Soltanto un grande movimento di massa, pacifico, in difesa della Costituzione, potrà impedire che questo Paese venga distrutto. Al M5S spetta il compito di mettere i cittadini in contatto tra loro, di dare a ciascuno di noi la possibilità concreta di partecipare, di esserci. Noi ci siamo: dobbiamo manifestare, mobilitarci, essere presenti nelle città e nelle piazze per fermare tutto questo.
Giù le mani dalla Costituzione:
Se vuoi andare in piazza ad informarti su come intendono cambiare la forma di Stato e la forma di Governo, senza usare il metodo previsto dalla Costituzione, clicca qui per vedere in quante piazze italiane, da oggi in poi, troverai banchetti informativi.
A questo link, invece, potrai scaricare materiali utili come volantini, petizioni, spiegazioni ed altre cose.
Epic: A Privacy-Focused Web Browser »
Epic: A Privacy-Focused Web Browser »: Rob @CmdrTaco Malda writes "I've been advising Epic Browser, a startup building a privacy-focused, Chrome-based browser that starts where incognito mode ends. Epic employs a host of tactics designed to make what happens inside your browser stay there, to the tune of a thousand blocks in a typical hour of browsing. They also provide a built-in proxy service. If the corporations and governments are going to watch us, there's no reason to make it any easier for them. Epic has Mac and Windows builds for now. Their site goes into far greater detail about how they block tracking methods most browsers don't."
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