11 luglio 2013
Oggi al Quirinale »
Oggi al Quirinale »:
La seconda parte della conferenza stampa con le domande dei giornalisti è disponibile qui.
"Al Presidente della Repubblica Italiana,
ho chiesto questo incontro, di cui la ringrazio per la sollecitudine, per esprimerle direttamente le mie preoccupazioni sulla situazione economica, sociale e politica del Paese convinto che misure urgenti e straordinarie, pari a quelle di un’economia di guerra, non possano più aspettare oltre, neppure un giorno.
L’Italia si avvia verso la catastrofe. Chi è oggi al governo del Paese è responsabile dello sfacelo, sono gli stessi che ne hanno distrutto l’economia. Questa classe politica non è in grado di risolvere alcun problema. E’ essa stessa il problema. Il Governo delle Larghe Intese, voluto fortemente da lei, tutela soltanto lo status quo e gli interessi di Berlusconi, che in qualunque altra democrazia occidentale non sarebbe ammesso ad alcuna carica pubblica, e tanto meno in Parlamento. La Nazione è una pentola a pressione che sta per saltare, mentre, ormai da mesi, il Governo Letta si balocca con il rinvio dell’IMU e la cancellazione di un punto dell’IVA senza trovare una soluzione. I numeri dello sfacelo sono sotto gli occhi di chiunque voglia vederli, e sono drammatici. Il tasso di disoccupazione più alto dal 1977, il crollo continuo della produzione industriale, che si attesterà a meno tre per cento nel 2013, la continua crescita del debito pubblico che è arrivato a 2.040 miliardi di euro, il fallimento delle imprese che chiudono con il ritmo di una al minuto, una delle tassazioni più alte d’Europa, sia sulle imprese che sulle persone fisiche, gli stipendi tra i più bassi della UE, il crollo dei consumi, persino degli alimentari, l’indebitamento delle famiglie. E’ una Caporetto e sul Piave non c’è nessuno, sono tutti nei Palazzi a rimandare le decisioni e a fare annunci. Il Parlamento è espropriato dalle sue funzioni, la legge elettorale detta Porcellum è incostituzionale e i parlamentari sono stati nominati a tavolino da pochi segretari di partito. Il Governo fa i decreti legge senza che sia dato il tempo minimo per esaminarli e il Parlamento approva a comando. Non siamo più da tempo una repubblica parlamentare, forse neppure una democrazia.
Il debito pubblico ci sta divorando, paghiamo di interessi circa 100 miliardi di euro all’anno, che crescono ogni giorno. Solo quest’anno per non fallire dovremo vendere 400 miliardi di euro di titoli. Le entrate dello Stato sono di circa 800 miliardi all’anno, un euro su otto serve a pagare gli interessi sul debito. Né Berlusconi, né Monti, né Letta hanno bloccato la spirale del debito pubblico, che cresce al ritmo di 110 miliardi all’anno. Gli interessi sul debito e la diminuzione delle entrate fiscali, dovute al fallimento di massa delle imprese, alla disoccupazione e al crollo dei consumi, rappresentano la certezza del prossimo default.
Non c’è scelta. Il debito pubblico va ristrutturato. Gli interessi annui divorano la spesa sociale, gli investimenti, la ricerca. E’ come nella Storia Infinita, dove il Nulla divorava la Realtà: l’interesse sul debito sta divorando lo Stato Sociale. Si può rimanere nell’euro, ma solo rinegoziando le condizioni. O attraverso l’emissione di eurobond che ritengo indispensabile o, in alternativa, con la ristrutturazione del nostro debito, una misura che colpirebbe soprattutto Germania e Francia che detengono la maggior parte del 35% dei nostri titoli pubblici collocati all’estero. Non possiamo fallire in nome dell’euro. Questo non può chiederlo, né imporcelo nessuno. A fine 2011 i titoli di Stato italiani presenti in banche o istituzioni estere erano il 50%, le nostre banche grazie al prestito della BCE dello scorso anno, prestito garantito dagli Stati e quindi anche da noi, si sono ricomprati circa 300 miliardi dall’estero, tra titoli in scadenza e rimessi sul mercato, questo invece di dare credito alle imprese. E siamo scesi al 35%. E’il miglior modo per fallire. Quando ci saremo ricomprati tutto il debito estero e non avremo più un tessuto industriale collasseremo e la UE rimarrà a guardare, come è successo in Grecia. Ora disponiamo di un potere contrattuale, ora dobbiamo usarlo.
L’Italia ha l’assoluta necessità di aiutare le imprese con misure come il taglio dell’Irap, una tassazione al livello della media europea, con servizi efficienti e meno costosi, con la protezione del Made in Italy assegnato solo a chi produce in Italia e con l’eventuale applicazione di dazi su alcuni prodotti. Allo stesso tempo è urgente l’introduzione del reddito di cittadinanza, nessuno deve rimanere indietro. Ci preoccupiamo dei problemi del mondo quando non riusciamo ad assistere gli anziani e non diamo possibilità di lavoro ai nostri ragazzi che devono emigrare a centinaia di migliaia.
Reddito di cittadinanza e rilancio delle PMI sono possibili da subito con il taglio ai mille privilegi e alle spese inutili. Ne elenco solo alcuni.
Eliminare le province, portare il tetto massimo delle pensioni a 5.000 euro, tagliare finanziamenti pubblici ai partiti e ai giornali, riportare la gestione delle concessioni pubbliche nelle mani dello Stato, a iniziare dalle autostrade, perché sia l'Erario a maturare profitti e non aziende private come Benetton o, dove questo non sia possibile, ridiscutere le condizioni, eliminare la burocrazia politica dalle partecipate dove prosperano migliaia di dirigenti, nazionalizzare il Monte dei Paschi di Siena, eliminare ogni grande opera inutile come la Tav in Val di Susa e l'Expo di Milano, ridurre drasticamente stipendi e benefit dei parlamentari e di ogni carica pubblica, cancellare la missione in Afghanistan, fermare l'acquisto degli F35. Potrei continuare a lungo. Queste misure non possono essere prese dall’attuale classe politica perché taglierebbe il ramo su cui si regge.
Questo Parlamento non è stato eletto dagli italiani, ma dai partiti e dalle lobby. Non può affrontare una situazione di emergenza nazionale, di economia di guerra, perché deve rispondere ai suoi padrini, non ai cittadini.
Le chiedo perciò di fare abrogare l’attuale legge elettorale in quanto incostituzionale, di sciogliere il Parlamento e di ritornare alle urne. L’autunno è alle porte insieme al probabile collasso economico. I problemi si trasformeranno da politici a sociali, probabilmente incontrollabili. Non c’è più tempo. Lei ha volutamente tenuto sulle sue spalle grandi responsabilità quando avrebbe potuto e forse dovuto declinarle. Lei è ormai diventato lo scudo, il parafulmine di partiti che non hanno saputo né governare, né riformarsi e da ritenersi, nel migliore dei casi, degli incapaci. Non è questo il suo compito, ma quello di rappresentare gli interessi del popolo italiano." Beppe Grillo
Conferenza stampa di Beppe Grillo dopo l'incontro con Napolitano
(14:48)
(14:48)
La seconda parte della conferenza stampa con le domande dei giornalisti è disponibile qui.
"Al Presidente della Repubblica Italiana,
ho chiesto questo incontro, di cui la ringrazio per la sollecitudine, per esprimerle direttamente le mie preoccupazioni sulla situazione economica, sociale e politica del Paese convinto che misure urgenti e straordinarie, pari a quelle di un’economia di guerra, non possano più aspettare oltre, neppure un giorno.
L’Italia si avvia verso la catastrofe. Chi è oggi al governo del Paese è responsabile dello sfacelo, sono gli stessi che ne hanno distrutto l’economia. Questa classe politica non è in grado di risolvere alcun problema. E’ essa stessa il problema. Il Governo delle Larghe Intese, voluto fortemente da lei, tutela soltanto lo status quo e gli interessi di Berlusconi, che in qualunque altra democrazia occidentale non sarebbe ammesso ad alcuna carica pubblica, e tanto meno in Parlamento. La Nazione è una pentola a pressione che sta per saltare, mentre, ormai da mesi, il Governo Letta si balocca con il rinvio dell’IMU e la cancellazione di un punto dell’IVA senza trovare una soluzione. I numeri dello sfacelo sono sotto gli occhi di chiunque voglia vederli, e sono drammatici. Il tasso di disoccupazione più alto dal 1977, il crollo continuo della produzione industriale, che si attesterà a meno tre per cento nel 2013, la continua crescita del debito pubblico che è arrivato a 2.040 miliardi di euro, il fallimento delle imprese che chiudono con il ritmo di una al minuto, una delle tassazioni più alte d’Europa, sia sulle imprese che sulle persone fisiche, gli stipendi tra i più bassi della UE, il crollo dei consumi, persino degli alimentari, l’indebitamento delle famiglie. E’ una Caporetto e sul Piave non c’è nessuno, sono tutti nei Palazzi a rimandare le decisioni e a fare annunci. Il Parlamento è espropriato dalle sue funzioni, la legge elettorale detta Porcellum è incostituzionale e i parlamentari sono stati nominati a tavolino da pochi segretari di partito. Il Governo fa i decreti legge senza che sia dato il tempo minimo per esaminarli e il Parlamento approva a comando. Non siamo più da tempo una repubblica parlamentare, forse neppure una democrazia.
Il debito pubblico ci sta divorando, paghiamo di interessi circa 100 miliardi di euro all’anno, che crescono ogni giorno. Solo quest’anno per non fallire dovremo vendere 400 miliardi di euro di titoli. Le entrate dello Stato sono di circa 800 miliardi all’anno, un euro su otto serve a pagare gli interessi sul debito. Né Berlusconi, né Monti, né Letta hanno bloccato la spirale del debito pubblico, che cresce al ritmo di 110 miliardi all’anno. Gli interessi sul debito e la diminuzione delle entrate fiscali, dovute al fallimento di massa delle imprese, alla disoccupazione e al crollo dei consumi, rappresentano la certezza del prossimo default.
Non c’è scelta. Il debito pubblico va ristrutturato. Gli interessi annui divorano la spesa sociale, gli investimenti, la ricerca. E’ come nella Storia Infinita, dove il Nulla divorava la Realtà: l’interesse sul debito sta divorando lo Stato Sociale. Si può rimanere nell’euro, ma solo rinegoziando le condizioni. O attraverso l’emissione di eurobond che ritengo indispensabile o, in alternativa, con la ristrutturazione del nostro debito, una misura che colpirebbe soprattutto Germania e Francia che detengono la maggior parte del 35% dei nostri titoli pubblici collocati all’estero. Non possiamo fallire in nome dell’euro. Questo non può chiederlo, né imporcelo nessuno. A fine 2011 i titoli di Stato italiani presenti in banche o istituzioni estere erano il 50%, le nostre banche grazie al prestito della BCE dello scorso anno, prestito garantito dagli Stati e quindi anche da noi, si sono ricomprati circa 300 miliardi dall’estero, tra titoli in scadenza e rimessi sul mercato, questo invece di dare credito alle imprese. E siamo scesi al 35%. E’il miglior modo per fallire. Quando ci saremo ricomprati tutto il debito estero e non avremo più un tessuto industriale collasseremo e la UE rimarrà a guardare, come è successo in Grecia. Ora disponiamo di un potere contrattuale, ora dobbiamo usarlo.
L’Italia ha l’assoluta necessità di aiutare le imprese con misure come il taglio dell’Irap, una tassazione al livello della media europea, con servizi efficienti e meno costosi, con la protezione del Made in Italy assegnato solo a chi produce in Italia e con l’eventuale applicazione di dazi su alcuni prodotti. Allo stesso tempo è urgente l’introduzione del reddito di cittadinanza, nessuno deve rimanere indietro. Ci preoccupiamo dei problemi del mondo quando non riusciamo ad assistere gli anziani e non diamo possibilità di lavoro ai nostri ragazzi che devono emigrare a centinaia di migliaia.
Reddito di cittadinanza e rilancio delle PMI sono possibili da subito con il taglio ai mille privilegi e alle spese inutili. Ne elenco solo alcuni.
Eliminare le province, portare il tetto massimo delle pensioni a 5.000 euro, tagliare finanziamenti pubblici ai partiti e ai giornali, riportare la gestione delle concessioni pubbliche nelle mani dello Stato, a iniziare dalle autostrade, perché sia l'Erario a maturare profitti e non aziende private come Benetton o, dove questo non sia possibile, ridiscutere le condizioni, eliminare la burocrazia politica dalle partecipate dove prosperano migliaia di dirigenti, nazionalizzare il Monte dei Paschi di Siena, eliminare ogni grande opera inutile come la Tav in Val di Susa e l'Expo di Milano, ridurre drasticamente stipendi e benefit dei parlamentari e di ogni carica pubblica, cancellare la missione in Afghanistan, fermare l'acquisto degli F35. Potrei continuare a lungo. Queste misure non possono essere prese dall’attuale classe politica perché taglierebbe il ramo su cui si regge.
Questo Parlamento non è stato eletto dagli italiani, ma dai partiti e dalle lobby. Non può affrontare una situazione di emergenza nazionale, di economia di guerra, perché deve rispondere ai suoi padrini, non ai cittadini.
Le chiedo perciò di fare abrogare l’attuale legge elettorale in quanto incostituzionale, di sciogliere il Parlamento e di ritornare alle urne. L’autunno è alle porte insieme al probabile collasso economico. I problemi si trasformeranno da politici a sociali, probabilmente incontrollabili. Non c’è più tempo. Lei ha volutamente tenuto sulle sue spalle grandi responsabilità quando avrebbe potuto e forse dovuto declinarle. Lei è ormai diventato lo scudo, il parafulmine di partiti che non hanno saputo né governare, né riformarsi e da ritenersi, nel migliore dei casi, degli incapaci. Non è questo il suo compito, ma quello di rappresentare gli interessi del popolo italiano." Beppe Grillo
La civiltà di Telese »
La civiltà di Telese »:
"È un indicatore di civiltà offrire una tregua agli avversari se il loro leader rischia il carcere. La bandiera bianca e il suo riconoscimento non sono un indicatore di compromissione, ma la certificazione della diversità. Ed è forse per questo che trovo incredibile l’attacco del Movimento 5 Stelle contro i parlamentari del Pd, quei cori di dileggio in Aula "Servi-servi! Buffoni!". [...] molti grillini cercano di interpretare quella tregua di mezza giornata concessa al Pdl come una gravissima compromissione. Invece secondo me il Pd ha fatto benissimo a votare quella sospensione e non ha rinunciato a nessun valore, non ha sfigurato la democrazia". Parola di Luca Telese, ex direttore di Pubblico per 100 giorni prima del suo fallimento e novello conduttore di Matrix, Canale 5, Mediaset.
"È un indicatore di civiltà offrire una tregua agli avversari se il loro leader rischia il carcere. La bandiera bianca e il suo riconoscimento non sono un indicatore di compromissione, ma la certificazione della diversità. Ed è forse per questo che trovo incredibile l’attacco del Movimento 5 Stelle contro i parlamentari del Pd, quei cori di dileggio in Aula "Servi-servi! Buffoni!". [...] molti grillini cercano di interpretare quella tregua di mezza giornata concessa al Pdl come una gravissima compromissione. Invece secondo me il Pd ha fatto benissimo a votare quella sospensione e non ha rinunciato a nessun valore, non ha sfigurato la democrazia". Parola di Luca Telese, ex direttore di Pubblico per 100 giorni prima del suo fallimento e novello conduttore di Matrix, Canale 5, Mediaset.
Giarrusso (M5S): Le reti Mediaset devono esserechiuse! »
Giarrusso (M5S): Le reti Mediaset devono esserechiuse! »:
Le frequenze sono un bene finito. Come tali, sono soggette a un atto pubblico dello Stato. Tale atto si dice “espansivo” delle capacità giuridiche di chi ne risulta beneficiario perché, proprio in quanto concede un bene finito, arricchisce qualcuno e impoverisce qualcun altro.
Oggi finalmente, dopo essere stata richiesta a gran voce dal Movimento 5 Stelle per mesi, si è riunita la Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari. Poiché deve decidere sull’ineleggibilità di Silvio Berlusconi, in quanto secondo la recente sentenza sul caso Ruby sarebbe il vero proprietario delle reti televisive Mediaset (e dunque sarebbe incompatibile con la sua carica politica a norma della famosa legge del 1957 che vieta il conflitto di interessi), la prima mossa è stata quella di chiedere di poter visionare gli atti autorizzativi, o le concessioni, che consentono alle reti Mediaset di tramettere.
E’ a questo punto che sorprendentemente il sen. Giacomo Caliendo (Pdl), forse dimenticandosi di essere alla presenza di ben quattro membri del Movimento 5 Stelle (Vito Crimi, Maurizio Buccarella, Serenella Fucksia e soprattutto Mario Michele Giarrusso che correva per la presidenza della Giunta stessa), dice qualcosa come “non ci sono atti da dichiarare, perché la legge del 2005 non li prevede”. Peccato che qualsiasi bene finito, come dicevamo all’inizio, può essere concesso solo attraverso un atto di tipo ampliativo della sfera giuridica, e per il diritto non è importante come tale atto si chiami, perché conta il contenuto e non il nome (tu puoi chiamarlo “esaltazione della banana nana”, ma se dentro c’è scritto che hai in concessione un certo arco di frequenze, per la legge quello è un atto pubblico autorizzativo e basta). Nessuna legge può esonerare il destinatario di un bene pubblico finito dall’essere in possesso di un tale atto, nemmeno se la legge ne ridefinisce il nome. Eppure, Caliendo con estrema nonchalance ammette che non esiste nessun atto che autorizzi le reti televisive di Berlusconi a occupare le frequenze che usano.
Ma se non esiste nessuna autorizzazione ad utilizzare le frequenze, e se questo stato di cose dovesse venire confermato da una ispezione della Guardia di Finanza, allora la conseguenza non potrebbe che essere una sola: le reti Mediaset dovrebbero essere chiuse. Guardate il video di Giarrusso.
Le frequenze sono un bene finito. Come tali, sono soggette a un atto pubblico dello Stato. Tale atto si dice “espansivo” delle capacità giuridiche di chi ne risulta beneficiario perché, proprio in quanto concede un bene finito, arricchisce qualcuno e impoverisce qualcun altro.
Oggi finalmente, dopo essere stata richiesta a gran voce dal Movimento 5 Stelle per mesi, si è riunita la Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari. Poiché deve decidere sull’ineleggibilità di Silvio Berlusconi, in quanto secondo la recente sentenza sul caso Ruby sarebbe il vero proprietario delle reti televisive Mediaset (e dunque sarebbe incompatibile con la sua carica politica a norma della famosa legge del 1957 che vieta il conflitto di interessi), la prima mossa è stata quella di chiedere di poter visionare gli atti autorizzativi, o le concessioni, che consentono alle reti Mediaset di tramettere.
E’ a questo punto che sorprendentemente il sen. Giacomo Caliendo (Pdl), forse dimenticandosi di essere alla presenza di ben quattro membri del Movimento 5 Stelle (Vito Crimi, Maurizio Buccarella, Serenella Fucksia e soprattutto Mario Michele Giarrusso che correva per la presidenza della Giunta stessa), dice qualcosa come “non ci sono atti da dichiarare, perché la legge del 2005 non li prevede”. Peccato che qualsiasi bene finito, come dicevamo all’inizio, può essere concesso solo attraverso un atto di tipo ampliativo della sfera giuridica, e per il diritto non è importante come tale atto si chiami, perché conta il contenuto e non il nome (tu puoi chiamarlo “esaltazione della banana nana”, ma se dentro c’è scritto che hai in concessione un certo arco di frequenze, per la legge quello è un atto pubblico autorizzativo e basta). Nessuna legge può esonerare il destinatario di un bene pubblico finito dall’essere in possesso di un tale atto, nemmeno se la legge ne ridefinisce il nome. Eppure, Caliendo con estrema nonchalance ammette che non esiste nessun atto che autorizzi le reti televisive di Berlusconi a occupare le frequenze che usano.
Ma se non esiste nessuna autorizzazione ad utilizzare le frequenze, e se questo stato di cose dovesse venire confermato da una ispezione della Guardia di Finanza, allora la conseguenza non potrebbe che essere una sola: le reti Mediaset dovrebbero essere chiuse. Guardate il video di Giarrusso.
Nexus 7 II con Snapdragon 600 in arrivo! »
Nexus 7 II con Snapdragon 600 in arrivo! »:
Il sistema operativo, al lancio, dovrebbe essere Android 4.3, e non dunque il tanto atteso Android 5 Key Lime Pie, che dovrebbe vedere la luce in Ottobre.
Non ci resta che attendere dunque, e vedere se questo tablet, oltre agli upgrade hardware già citati, porterà con sé anche delle novità a livello di sistema operativo!
Ad ormai un anno di distanza dalla presentazione di Asus Nexus 7, arrivano nuove voci che confermano sia l’imminenza del lancio sia alcune caratteristiche tecniche del successore del famoso tablet. Vediamo tutti i dettagli!
Il nuovo tablet di Asus, il cui nome in codice è K009, sarà dotato di display da 7″ full HD, processore Snapdragon 600 APQ8064T, doppia fotocamera (anteriore da 1,2 Mpx e posteriore da 5 Mpx), il tutto contornato da 2 GB di memoria RAM e modulo LTE per la versione con supporto alle reti mobili.Il sistema operativo, al lancio, dovrebbe essere Android 4.3, e non dunque il tanto atteso Android 5 Key Lime Pie, che dovrebbe vedere la luce in Ottobre.
Non ci resta che attendere dunque, e vedere se questo tablet, oltre agli upgrade hardware già citati, porterà con sé anche delle novità a livello di sistema operativo!
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