Digitale terrestre: che disastro!:
Lo “switch-off” dall’analogico al digitale avrebbe dovuto segnare una svolta epocale ma sinora è un vero flop. Intere regioni dove oggi i canali mostrano soltanto la scritta “nessun segnale”. La mappa del caos televisivo
il digitale terrestre è già un flop
“Nessun segnale”: è la frase che sembra già un incubo per molti italiani. In diverse regioni, molti canali tv non si vedono e appare una scritta tanto impietosa quanto beffarda.
Altro che svolta epocale: il digitale terrestre è arrivato da luglio in tutta Italia, ma come l’anno scorso, il segnale non è perfetto quando va bene, a macchia di leopardo in molte regioni ci sono zone di black out, tantissimi cittadini non usufruiscono del diritto di vedere la televisione normalmente, diritto peraltro che si paga con il canone. Il canale più penalizzato resta il Tg3 regionale che quando va bene si riceve male, altrimenti è sintonizzato su una regione diversa da quella di appartenenza e in molti casi non si riceve per niente.
Per le emittenti locali, alle prese anche con i tagli ai finanziamenti della spending review, è un vero disastro. Dall’esordio in Sardegna con lo switch-off del 2008 al completamento del passaggio al Ddt in Sicilia non molto è cambiato. L’inchiesta promossa dal quotidiano La Repubblica denuncia lo stato dell’arte: sono diminuite diminuite di poco le telefonate ai call centre, ma i disagi restano, ogni regione ha la sua pena. Per dire, in troppi non hanno potuto assistere agli Europei di calcio, giustamente molti si stanno organizzando in class action contro la Rai anche per recuperare almeno i soldi del canone.
Problemi di antenna, proliferazione indiscriminata delle frequenze, ingolfamento delle stesse con canali e operatori diversi: una situazione nata per aggirare le norme anti duopolio Rai-Mediaset della Corte Costituzionale (legge Gasparri). Aumentando a dismisura l’offerta, ma senza un’adeguata e sistematica copertura tecnologica, si è abbassato artificialmente il tetto al duopolio: Retequattro e un canale Rai non sono finiti sul satellite, in compenso la televisione si vede peggio di prima e la pubblicità drenata dalle emittenti locali se la sono ripresa i due oligopolisti. Un utente, che non necessariamente deve essere un tecnico tv, se con l’analogico aveva qualche problema di antenna si arrangiava con qualche botta la televisore, adesso se un problema occorre sulla linea digitale, può anche tenerlo spento.
Sicilia. Un quinto della popolazione (non è una colpa essere anziani o poco scolarizzati) non ha compreso le scarse e indecifrabili informazioni del fatidico passaggio dall’analogico al digitale di luglio. E’ stata costretta a chiamare il tecnico tv. In più, mettiamoci la particolare conformazione orografica della regione. In provincia di Messina, nella zona jonica, molti canali tv non si visualizzano o vanno a singhiozzo. Mediaset è in sintonizzazione provvisoria, La7 non c’è ed altri vanno e vengono. E non va meglio in altre zone: a Modica, costretta dentro un canyon, buona parte dei canali non si prende. Ai siciliani è stato proposto di ricorrere a TivuSat. Il sistema satellitare funziona, ma costa: come dirlo a persone che si sono dovute sobbarcare le spese del canone, del decoder, che devono acquistare di tasca propria anche la parabola? Palermo-Mondello-Addaura è un’altra zona dove la tv non prende.
Basilicata. Una delle ultime, il passaggio c’è stato a giugno. Lo switch-off come prevedibile ha lasciato il segno, il Tg3 Basilicata è stato il primo a saltare. Problemi nel centro di Matera, nel Metapontino, nel Vulture melfese. Peggio ditutti stanno gli utenti del Marmo Platano (tg 3 e altri canali Rai).
Emilia Romagna e Marche. Pare che il caldo abbia fatto brutti scherzi anche al digitale: chi non era dotato della pay-tv satellitare gli Europei di calcio li ha ascoltati alla radio. I ripetitori di Udine, non si sa come anche se le intemperie giocano un ruolo determinante, interferiscono sulo segnale. Disagi a Rimini e Ravenna, a Parma e Piacenza. Qui si vede il Tgr lombardo. Ad Ancona e nell’Alto maceratese i problemi sono aumentati anziché diminuire.
Abruzzo. A maggio è scattato lo switch-off, dopo tre mesi tutta la Piana del Cavaliere, quell’area della Marsica a cavallo tra Lazio e Abruzzo, è tagliata fuori dal segnale del digitale. 22 mila utenti non riescono proprio a vederala la tv. Pare che le antenne private non sono adatte. Vanno cambiate, la spesa è a carico del consumatore. Le città principali (L’Aquila, Chieti, Pescara) non sono esenti da problemi. Soluzioni? La più sensata, ed è tutto dire, è quella di sintonizzare i canali sulle frequenze tedesche o svedesi, quelle si sentono che è una meraviglia. Il ministero dello Sviluppo assicura che entro Natale tutti si aggiusta: e nel frattempo, tutti al bar come negli anni ’50?
Puglia. Switch-off delicato anche qui a fine maggio. Foggia e Manfredonia le zone più critiche. I problemi si sono protratti più del tempo previsto. A Cerignola il sindaco ha avviato una diffida contro la Rai per interruzione di servizio pubblico: Italia-Irlanda l’ha potuta vedere solo il 20% della popolazione.